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Vincenzo Calò intervista Francesco Borgia

Francesco Borgia… 


Francesco Borgia (Roma, 1976) si è laureato in Filosofia all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”.

E’ dottore di ricerca in “Scienze bioetico-giuridiche” presso l’Università degli Studi di Lecce.

Ha collaborato con diverse riviste, tra le quali “Rivista Internazionale di Filosofia del Diritto”, “L’arco di Giano”, “Il Cannocchiale”.
Per le edizioni Mimesis ha pubblicato i libri “L’uomo senza immagine. La filosofia della natura di Hans Jonas” (Milano, 2006) e “Appartenenza e alterità. Il concetto di storicità nella filosofia di Martin Heidegger” (Milano, 2008).

Benvenuto Francesco. I tempi sono maturi per avere la forza di essere sé stessi?
I tempi non sono quasi mai maturi per essere sé stessi, ma è sempre un bene esserlo.

La lussuria è di una goduria, un gusto sempre più diverso?
La lussuria è l’estremo negativo della goduria, che in sé non è negativa.

Mi racconteresti di un genio che hai visto sorbirsi l’indifferenza?
Oggigiorno assistiamo a una crisi profonda di idee e progettualità. In sostanza non si scommette né si investe su di esse. Il genio, inteso in senso kantiano, ne fa le spese. Se a tutto questo aggiungiamo la forma individualistica di cui la nostra società è preda, e l’incapacità o la scarsa volontà di porsi in sintonia con ciò che è altro o nuovo, beh, ecco l’indifferenza verso il genio. Paradossalmente, credo che questo sia il racconto di una storia tipicamente moderna.

Cosa ti giunge di nuovo, e da dove?
Di nuovo mi giunge ben poco. Vedi il discorso di prima. La gente oggi si orienta verso cliché di massa.

Ti basta pigiare un pulsante e…?
Ti sembra di avere tutto il mondo a portata di mano…

A chi o cosa non riesci proprio a credere, e perché?
In generale, penso che sia un atteggiamento più positivo il nutrire fede piuttosto che la diffidenza o la poca speranza. Non riesco proprio a credere ai modi facili e veloci verso i quali la nostra società ci induce.

Parli come scrivi? Poetare aiuta la consapevolezza in riguardo ai tuoi convincimenti?
Sicuramente la mia poesia scaturisce da convincimenti sinceri.

L’originalità di una critica, secondo te, da quale tipo di lettura dipende?
Da una lettura fatta con occhi attenti e onesti.

Ridente Lucciola (Andrea Pacilli Editore)

La delicatezza consiste nello stare appesi al ramo di un albero qualsiasi della Felicità, e la si dedica a un essere di luce che si accende e si spegne, spostandosi con leggiadria tra episodi di particolare rilievo, con vari modi di comprendere la più bella e misteriosa delle emozioni, auspicando a intensificare pagine da sfogliare decisamente per il bene comune, senza sprecare alcun respiro.

La forte durevolezza della parola si percepisce come distaccata, tra il poeta e il lettore, ma nonostante ciò il compimento della Passione non viene trascurato, e sei libero di lasciarti prendere dalla malleabilità della forma della parola, così netta e sincera ch’è un peccato non farla emergere, alla maniera di esponenti quali Pedro Salinas o Umberto Saba.

Con una travolgente dinamica scorgi le profondità dei sensi, ci arrivi, non trasgredendo l’armoniosità di una modulazione cardine, di frequenza cardiaca, e letteraria di conseguenza; non spodestando il lessico.

Il componimento si rimpicciolisce ma non si sminuisce, perché l’autore preferisce immaginare degli elementi naturali sferzanti, in proporzione; e la contemplazione sembra magica stando alle vibrazioni del Creato, delle sue finalizzazioni che pullulano di quel romanticismo caro a un Giacomo Leopardi.

Dall’alto, il desiderio di un contatto fatale sembra divertirsi nel sedurre un atto di fede per volta, già scandito brillantemente.

L’anima è ferma all’effusione compiuta, e ci perdiamo nella vista accurata, si raggiunge la reciprocità, come prede di riferimenti infrangibili, universali.

L’intuizione amorevole non cessa mai, smussa i dubbi che ti fanno precipitare nella solitudine di un gesto affettuoso, sia a caldo che a freddo.

La tenerezza viene elaborata d’impatto, risaltata interiormente, e a fine giornata lentamente si dissolve, nella trasparenza di una concessione, a purificare l’ossigeno, per non oscurare alcuna illusione aldilà di tutto.

Bagnati di coscienza, i nervi si assopiscono, e l’istinto animale volge alla meraviglia, si chiude nella volontà centellinata al congiungimento delle stelle, con le aridi sospensioni terrene.

“d’acqua brucerai l’incendio”

Vicini come lontani, con una complicità spoglia, un’intimità straordinaria, che ottenebra per risuonare al naturale perennemente.

Al ritorno della Luna, accade che l’umanità diventa indispensabile, va oltre l’immaginario con piacere, profuma le correnti.

I limiti vengono lambiti apertamente dal mutismo generico, e non puoi fare altro che spaziare in un cenno d’intesa, flebile dovendolo confessare, ma mai in malafede.

Il dolore di un uomo si accentua se nulla si muove.

La dipendenza dall’amore si realizza di riflesso, con le vite che si fondono per navigare allo spuntare del Sole, senza mai fermarsi, le ovvie paure di sbagliare e generare sconvenienza; puntando sensibilmente in alto, trascinati dal piacere di andare incontro alla bellezza, da un vento di pensieri.

L’anima tormentata riconduce al pudore confidenziale, all’incredibile quiete facente scuotere gli astri, e nel buio della maturità avverti l’intoccabile presenza di un moto consequenziale, con la pelle sinonimo d’approdo e la fede disciolta nell’unicità d’intenti.

Cogli, nel cambiamento delle prospettive, il debellamento della soavità di un contatto, che appartiene rigorosamente all’altra metà; l’energia sa ora di peccati di cui accorgersi di slancio, come a rifiorire speranzosamente, liberamente, per non accontentarsi di una sola relazione, non facendo trapelare alcun stato d’animo, rigettando nell’ignoto quanto offerto, ossia l’altrove che si lascia comunque possedere per smussare il disagio globale, e rimanere nuovamente attratti da una Lei.

Miri la timidezza racchiudibile in una destinazione irrefrenabile ed esterna alla dimensione che occupi; l’altalenante bisogno da rendere suggestivo, benevolo, una volta scaricati dal trend giornaliero, constatando la disperazione da ricomporre al tatto, la falsificazione della passione da incutere.

Ci si vede allora immotivati e pertanto imprescindibili, abbiamo un aspetto derivato dall’osservazione spasmodica, che contiene minuscole solitudini da collegare nel firmamento, in mobilitazione, per l’eternità che si scopre senza mai deludere, per l’ambizione da degustare, dolceamara e impossibile da proibire.

“gli occhi suoi sono senza perché
perché sono amore”

Sì, l’amore è un principio d’iniziativa da surriscaldare, a costo di capire più nulla, di bruciare apparendo fenomenali, per tornare a dormire come fanno i bambini, senza preoccuparsi del cielo che si copre.

Questo poeta è un regalo che non si smette mai di scartare, per non dover banalizzare uscendo sempre allo scoperto; la sua decantazione spicciola e nient’affatto aggressiva del sentimento somiglia a quella di Aldo Palazzeschi, con quell’angoscia che corrisponde al richiamo sessuale, necessario per sentirsi di stare insieme con una persona.

Stare bene vuol dire affidarsi a storie d’amore che devono pur cessare, con una lei che sboccia incontrastata, che ti annienta le riserve dominando un chiaro legame da custodire essendo disincentivato per dover sopravvivere come degl’inguaribili materialisti.

                                                                                                                    Vincenzo Calò



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