Parte II: La Regina di Spade
5.
Raniero
guadagnò il pianerottolo ansimando. «Su, su!» lo redarguì Isabella,
scherzosamente. «Siamo giovani… mica avrai voluto l’ascensore, spero!»
Lui
le rispose con un sorriso non troppo convinto.
La ragazza girò la chiave nella
toppa e spinse la porticina. La prima cosa che li accolse fu il letto
tragicamente sfatto. «Ti prego di non far caso al disordine…» anticipò lei,
arrossendo fino alla radice dei capelli.
L’aria dell’appartamentino olezzava
ancora d’incenso. Raniero s’incantò su un dipinto che rappresentava un sole
tagliato a spicchi come un frutto. Poi, ammirò la Venere vignettistica che
nasceva dalle onde.
«Mi avevi accennato alle tue
inclinazioni artistiche…» rammentò lui, inviandole uno sguardo d’ammirazione.
«Scrivi anche poesie, giusto?»
«Sì…»
confermò Isabella. «Cercherò di ritrovare una copia del libro che ho pubblicato
l’anno scorso…»
Cominciò
a frugare fra i testi universitari e gli appunti ammucchiati sull’unico tavolino
– che fungeva da sala da pranzo e da studiolo, di volta in volta. Le tornarono
in mano solo i Racconti dei saggi
pellegrini e un manuale per la lettura delle rune. Mentre cercava, gettò
uno sguardo strategico all’angolo cottura. Quantomeno, i piatti erano già stati
lavati.
«Lascia
stare…» conciliò Raniero. Qualcosa di languido, nella sua voce, fece somigliare
quella concessione a una preghiera. Isabella abbandonò il tavolino e andò a
sedersi accanto a lui, sul bordo del letto disordinato.
[Continua]
Pubblicato sul quotidiano Uqbar Love (2 giugno 2016).
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