Sembrano davvero formiche, nere e pullulanti in una distanza
indefinita. Se non che il loro prato è il cielo e si distribuiscono ignari chiassosi e sublimi canti. Rondini
come formiche, dice Barbarah Guglielmana. La sua raccolta è nata guardando
il cielo: un atto che può essere quotidiano, oppure unico, a giustificare una
vita intera (La mia poesia). È
dedicata alla madre dell’autrice; per l’appunto, la maternità è un tema
ricorrente. La femminilità, nei versi di Barbarah, è corposa e lacerante. Si
presenta attraverso il Mestruo (pag.
12), la gravidanza o l’allattamento, visto come un legame d’amore-morte dai
risvolti quasi vampireschi: Il
prosciugamento/ avvenne/ ad opera di un uomo bambino/ che succhiò/ fino
all’ultima goccia/ la mia linfa […] Poi me ne sono andata via/ con la mia pelle
morta. (pag. 20).
Questo
linguaggio, d’una semplicità abissale, fa intuire come non vi sia nulla di
troppo umile per la poesia. Le tracce d’un amore finito s’incarnano in pentole,
rimaste indivise ad attendere un erede di vita (pag. 22). Un poco di polline
impigliato in una ragnatela diventa una sirenetta danzante, ansiosa di tuffarsi
nel cielo (pag. 41). Il Pesce fritto a
fine luglio (pag. 37) è un torpore in cui tempo e ricordi sfuggono di mano
(forse), mentre l’esistenza è tutta in quel sapore di sale e sudore. Ci sono anche
cenni di attualità, al lavoro, al precariato e all’emigrazione. Né retorica, né
recriminazioni; solo la consapevolezza di dover vivere risparmiando sui debiti (pag. 47), o l’asciutto epitaffio di un Addio operaio (pag. 49). Le tragedie del
possibile sono scolpite senza sbavature, con la stessa naturalezza con cui la
poetessa osserva la quotidianità –e con essa si fondono.
Dalle rondini del titolo
all’affaccendarsi delle formiche umane: il passaggio è fluido, quasi
impercettibile. D’altronde (sembra suggerire Barbarah), la distanza fra uomini
e rondini non è tanto abissale. Anche noi potevamo volare, ma dopo un’effimera leggerezza abbiamo smesso
di farlo,/ sorvolandoci.
Barbarah Guglielmana, Rondini come formiche, (“L’Arabesco”),
Pavia, 2009, Edizioni O.M.P.
Commenti
Posta un commento
Si avvisano i gentili lettori che (come è ovvio) non verranno approvati commenti scurrili, offese dirette, incitazioni all'odio di qualunque tipo, messaggi che violino la privacy o ledano l'onore di terzi. Si prega di considerare questo blog come uno spazio di confronto, così come è stato fatto finora, e non come uno "sfogatoio". Ci scusiamo per eventuali ritardi nella pubblicazione dei commenti: cause (tecnologiche) di forza maggiore. Grazie.