"Come si esplica per il copista l’incertezza su ciò che per lui vale? Dal nostro punto di vista l’incertezza sulla valutazione che il copista esprime nei confronti del testo si manifesta in due ambiti: quello tra il copista dotto e il testo che egli deve vergare; e quello tra chi commissiona il testo e il testo stesso. Quando siamo alla presenza di un copista dotto (abbiamo fonti riguardo alla sua vita, alla sua formazione culturale etc., quindi, ci è noto), è semplice indagare la sua componente valutativa nell’atto di copiatura del testo e, soprattutto, di scelta di un certo testo da copiare.
Quando, al contrario, ci troviamo dinnanzi a un copista per professione, di cui non conosciamo nulla (nemmeno il nome), l’unico indizio per interrogare la sua componente valutativa potrebbe risiedere nella conoscenza della storia del monastero o, in generale, dello scriptorium, con la conseguente ricerca dei libri lì contenuti: in altre parole occorre conoscere quale “aria” si respirasse in quel monastero e in quel preciso momento storico, e “chi” respirasse per l’appunto quell’aria..."
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