Da Il Borghese, giugno 2012
"NO - dice - non ce l’ho con Monti. Ciò non vuol dire che non sia terribilmente incazzato e che non ritenga che molti degli annunciati rimedi non producano effetti controproducenti. Ti pare che pretendere il pagamento pronta cassa del dovuto dai contribuenti e continuare a mantenere il contenzioso nei loro confronti, sia il massimo della giustizia? O che mettere nuove tasse sulla benzina più cara d’Europa, e applicare l’Imu alla prima casa, non finisca per aggravare ulteriormente la situazione? A me pare - mormora nella bella lingua di Goldoni -, che il «tacon», si riveli alla fine peggiore del «buso». No, non ce l’ha con Monti, anche se, passata la buriana per essersi visto finalmente togliere dai co…ni gli eterni politicanti e i famelici ladri della seconda repubblica, non lo trova più così affascinante come il giorno che si presentò col loden ormai demodé davanti alle telecamere.
Venezia: seduti a un tavolino del caffè Florian, in questa rara giornata di sole, molti scuotono il capo e ormai pensano che non sarà lui a toglierci dai guai, che non sarà nemmeno lui l’agognato salvatore della patria.
Ci prova. Guarda in alto verso quel monte di debiti che ha accumulato lo Stato negli ultimi trent’anni, poi giù nel burrone profondo nel quale sta scivolando l’economia, l’industria, la credibilità nazionale e... ci prova. Come farebbe un qualsiasi ragioniere. Tagliando, sottraendo, spostando i numeri come le palle di un pallottoliere da una parte all’altra del bilancio. Gli evasori, quelli dei grandi numeri, sono trasparenti come il vetro, i milionari, se metti una patrimoniale, scappano a gambe levate. I tagli? Quelli sono complicati. Dove li metti coloro che si sono annidati nelle province e nelle mille istituzioni senza senso? Non restano che i lavoratori a reddito fisso, i piccoli imprenditori, i baristi, i pensionati . Ecco, i poveri: quelli al massimo ti maledicono, ma alla fine subiscono in silenzio. Cos’altro potrebbe fare? Miracoli? Lo avete scambiato per Gesù Cristo? Fosse il mago Houdini,
o Copperfield, potrebbe tentare di
darci almeno l’illusione di essere un
popolo felice. Ci aveva provato Berlusconi,
illudendosi che bastasse annunciarlo
a parole. Monti, un economista.
Va bene. Se studia attentamente
la situazione, ci dirà alla fine cosa
non va. Ma qui, con una situazione
simile e un simile debito, ho l’impressione
che più che uno studioso, ci
vorrebbe un’idrovora.
No, non ce l’hanno con Monti. Lo
hanno chiamato e lui, forse senza
rendersi ben conto di che cosa gli
venisse incontro, è venuto. Un momento
di umana debolezza. Un colpo
di comprensibile vanità. Capita, oltre
che alla belle donne, anche ai più
famosi professori. Per il momento
cerca di tenere la barra dritta, ma la
barca, quella, continua a far acqua da
tutte le parti e, alla fine, lo sa benissimo
che, senza un soccorso esterno, e
nonostante il soccorso dei super, super tecnici appena assoldati (che sia la
banca centrale o qualche altro marchingegno)
sarà lui il bersaglio al quale saranno
diretti i pomodori.
Per questo non ce
l’hanno con Monti, e
se oggi inneggiano a
Grillo, come fecero
un tempo i napoletani
con Masaniello prima
di condannarlo a morte,
è soltanto perché in
lui trovano l’interprete della loro rabbia.
No. Non ce l’hanno
con Monti né con i
suoi ministri, tutti
specialisti, ricchi,
illustri e qualificati,
come non ce l’avevano
i francesi con quelli
di Luigi XVI che,
ereditata la terribile situazione lasciata dai governi precedenti, non furono in
grado di evitare la situazione che si
concluse con la presa della Bastiglia.
Monti, come noi, più che un carnefice, in questa storia è soltanto una
vittima. Eppure la rabbia monta. E la rabbia, come la calunnia della romanza omonima, non è all’inizio che un venticello....
In verità ce l’hanno con coloro che, oggi, dietro Monti si nascondono, con coloro che, contro il volere
dei cittadini, con i loro soldi hanno strafinanziato i loro partiti, con coloro che il debito pubblico lo hanno creato senza mai correre ai ripari, con coloro che infilandosi nelle aziende, corrompendo o facendosi corrompere,
si sono arricchiti, con coloro che, dividendosi in fazioni e promettendo
riforme, hanno lasciato il Paese dov’era trent’anni fa.
- Dovremmo - dice - organizzare una «class action» per pretendere che
vengano messi sotto processo coloro che hanno governato in questi anni,
politici e parlamentari a irresponsabilità illimitata - che vengano resi pubblici i loro bilanci privati, i capitali accumulati dalle loro famiglie, pretendere
che, dopo aver restituito il maltolto, vengano allontanati dalla
politica.
Parole in libertà, in questa Venezia che profuma di mare e ancora
ricorda i passati splendori di un repubblica che si meritò il titolo di Serenissima."
Il problema sta in tutti i corporativismi che ci siamo portando avanti da anni. In Italia si vede sempre all'operaio, al tassista, all'imprenditore, mai al consumatore. Peccato che consumatori lo siano tutti e tre. Per cui alla fine lo prendono tutti in quel posto. Se non supereremo questa mentalità non faremo mai nulla.
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