Ritualità. Attaccamento alle radici, ai luoghi simbolici,
alle date significative. Memoria. Identità. Romanticismo –o vampirismo.
Immortale odio o immortale amore. Eterna fissità che è, allo stesso tempo, una
fragilità fatale. Chiunque sia vagamente appassionato di romanzi gotici sa che
queste sono le caratteristiche di base dei fantasmi.
La loro
esistenza fa parte dell’economia dell’universo. Tutto è impermanente. I
fantasmi sono i travolti dall’impermanenza. Per loro, i vivi sono stronzi,
perché, nella loro foga e nel loro moto inarrestabile, travolgono tutto
quello di cui gli spettri hanno bisogno.
La morte
è insopportabile per chi non riesce a vivere (Cccp).
I fantasmi esistono. Non possono fare a meno di esistere. Se
ne rendono conto con costernazione e sorpresa, ogni giorno della loro perpetua
notte. Si alzano dai propri letti, per combattere –anche loro – contro una
morte: l’oblio, la perdita di identità, l’omologazione. Non vogliono diventare anime
perdute.
Esporli al sole del pragmatismo o della razionalità equivale
a ucciderli –e lo sanno. ANAΓΚΗ, scriverebbe Frollo.
Alcuni di
loro sono angeli, per i vivi che non sanno (o non amano) vivere. Altri
diventano feroci, infestano, dissanguano e divorano. Tutti fanno rabbia
disprezzo invidia riso paura meraviglia schifo
Nella luce accecante
Della loro realtà.
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