È un umore viscoso che scorre dentro le carni –nato da esse,
mai parte di esse, mai diviso da esse. Ippocrate la chiamava μελαγχολία. Il mio
Veleno Blu.
Striscia quando si fissa il buio rapido fuori dai vetri di un
treno. S’insinua mentre si guarda dalla finestra, verso le dimore universitarie
dove sono stati trascorsi gli ultimi anni di vera e propria giovinezza –e ti
sorprendi a pensare a quei versi d'Omero: Come è la stirpe delle foglie, così è anche
quella degli uomini./ Le foglie, alcune il vento ne versa a terra, altre il
bosco/ in rigoglio ne genera, quando giunge la stagione della primavera:/ così
una stirpe di uomini nasce, un'altra s'estingue . (Iliade,
VI, 146-149).
Così leggero e così
greve. Fluido come tentacoli di miele. Una dolce e mortale tentazione di sonno.
Ha la bellezza terribile
di un pianeta che sfida la morte danzando con la Terra. Proprio così l’ha
immaginato Lars Von Trier. Inestricabilmente legato alla voluttà del pensiero e della poesia (un
contrappasso?). Tanto curiosamente sposato al sangue (il suo opposto) nel mio
organismo ibrido. Intride tutto il corpo con carezze mefistofeliche e
irresistibili. Cedere a questa seduzione è necessario –e colpevole.
Un fracasso
celestiale. E vivificante. Solo chi ha il
caos dentro di sé può generare una stella che danzi.
Forse, ci saranno
ancora soli in cielo, dopo il Veleno Blu. Anch’esso è un treno –silenzioso e
fatto di spire. Passerà. Tornerà sullo stesso binario.
Don’t feel it, fight it.
Ciao! Sto cercando di contattarti per un progetto letterario! Scrivimi un messaggio privato su www.facebook.com/tempoditransizione
RispondiEliminaCome ben sai, già provveduto ;-)... A presto!! :-D
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