È la settima delle antologie Principesse azzurre. A volte, basta ritagliare figure e colori dalle fiabe consuete per dare l’idea di un capovolgimento, di qualcosa d’inedito. Da parte sua, Delia Vaccarello ritaglia ritratti femminili in cui –dice- “si racconta la vita”.
Per capire la vita, forse, è proprio questo l’unico metodo: schiarirsi la voce e raccontare. Essa si dipana da sola. Può essere lirica e tremenda (Amore e vendetta), un’agrodolce commedia (Pressappoco lesbiche), spudorata e abbagliante (La sceneggiata).
La varietà delle storie è la stessa delle penne, guidate da autrici esperte o giovanissime. La narrazione scende nell’Enigma breve di una vita al limite, ormai –apparentemente- inghiottita dalla morte. Scorre a ritroso, riavvolgendo una vecchia filastrocca (Love Affair con Andamento Altalenante, Visioni Mistiche e Odor di Mandarino). La Regina di tre cuori gioca le proprie carte –e quelle altrui-, mentre l’amore sboccia Sotto copertura. A volte, il segreto è Innamorarsi in Dio. Anche il diavolo ci mette la coda, dissemina equivoci; sicché, fra madre e figlia, è possibile solo un sussurro: “Non ho mai mangiato il gelato di fronte a te”. Non sarà mai un dialogo tra madre e figlia, invece, quello tra Francesca e Federica: perché lei, Francesca, è Papina, la donna sprigionatasi da un corpo d’uomo.
C’è, invece, chi sfugge alla famiglia, rifugiandosi là dove ci sono solo Il muro di Berlino e noi due. Stella fila sogni in Bianco e nero, mentre due donne si stringono intorno ad una culla (Ti aspettiamo).
Tredici racconti nel segno del pressoché, posto da Delia a sigillo della nostra epoca. Un pressoché che ci si augura fertile, per dirla con S. Agostino: “Non è un mondo che finisce, ma uno che comincia.”
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