“Incredibile!
Succede ancora che Wagner faccia scandalo se eseguito in Israele, o se eseguito
da un’orchestra israeliana in Germania. E questo a 127 anni dalla sua morte, a
quasi 70 anni dalla fine della gestione ‘nazista’ di Bayreuth, ma anche a quasi
80 anni dall’appassionata proclamazione anti-nazista di Dolore e grandezza di
Richard Wagner di Thomas Mann.
Con
i grandi protagonisti della Musica è davvero arduo maneggiare i logori
strumenti delle ideologie politiche del XX secolo. Con quegli strumenti Wagner
potrebbe legittimamente definirsi un ‘rivoluzionario’ (partecipazione attiva ai
moti di Lipsia del 1831 e ai moti di Dresda del 1849), un anarco-socialista
(ammiratore di Stirner e Feuerbach e strenuo nemico dell’odioso capitale
finanziario che egli impersonifica con il mostro Fafner che ‘siede’ sull’oro e
si limita a possederlo), un neo-pagano umanista (tanto ammirato da Nietzsche
nell’Anello e nel Tristano), un seguace di Budda (‘sub specie’ di Schopenhauer)
e un mistico cattolicheggiante (nel Lohengrin e nel Parsifal!). In verità
questi contraddittori aspetti coesistono in profonda, anche se difficile,
coerenza; da cercare nell’essenza dei suoi drammi musicali.
È
pur vero che l’uomo-Wagner odiava i banchieri ebrei; nutriva rancore contro
quella che considerava la cricca ebraica dei musicisti e degli artisti che
dominavano la vita culturale di Parigi, dove per due volte (nel 1840 e nel
1861) la sua arte era stata misconosciuta e dileggiata. Nelle scelte pratiche
della sua vita artistica, però, frequentò familiarmente artisti ebrei, al punto
da affidare all’ebreo Hermann Levi la prima esecuzione del Parsifal a Bayreuth.
Si illuse, persino, che la sua arte (come quella di Bach o di Beethoven)
potesse ‘redimere’ l’umanità dalla sopraffazione, dallo sfruttamento, dalla
violenza, dalle divisioni di religione e di razza. Se cinquant’anni dopo la sua
morte fu amato da Hitler come campione di germanesimo; e se la sua sciagurata
progenie fece entrare nel ‘tempio’ di Bayreuth le SS in divisa, penso che, per
queste colpe non sue, potrebbe finalmente essere assolto.”
Guido
Salvetti, rubrica “Prendere nota”, Classic Opera, n° 52, novembre/dicembre 2010, p. 18.
Commenti
Posta un commento
Si avvisano i gentili lettori che (come è ovvio) non verranno approvati commenti scurrili, offese dirette, incitazioni all'odio di qualunque tipo, messaggi che violino la privacy o ledano l'onore di terzi. Si prega di considerare questo blog come uno spazio di confronto, così come è stato fatto finora, e non come uno "sfogatoio". Ci scusiamo per eventuali ritardi nella pubblicazione dei commenti: cause (tecnologiche) di forza maggiore. Grazie.