"Devianze" è l'argomento all'ordine del giorno. Il putiferio è stato scatenato da una frase infelice, comparsa sui social media a scopo di propaganda elettorale e poi ritirata. La frase era questa:
DEVIANZE GIOVANILI: droga alcolismo tabagismo, ludopatia, autolesionismo, obesità, anoressia,bullismo, baby gang, hikikomori
Lo slogan è stato giustamente criticato per diverse ragioni: fa accostamenti insensati, mettendo in un solo calderone patologie, disagio sociale e abitudini poco salutari; designa come "giovanili" anche l'alcolismo e il tabagismo, che sovente non lo sono; cita anche il fenomeno degli hikikomori, non prettamente italiano (a partire dal nome). C'è peraltro un certo semplicismo nel pensare che situazioni tanto complesse quanto diverse fra loro possano trovare una soluzione comune o immediata (come votare per un determinato partito).
La chiave realmente interessante, però, è proprio in quella prima parola: devianze. Vale la pena citare per intero la definizione data dal vocabolario Treccani on line:
Termine usato per indicare quei comportamenti che si allontanano da una norma o da un sistema di regole; in partic., in sociologia, la non conformità agli standard normativi del gruppo o sottogruppo sociale di appartenenza, e più spesso a quelli del gruppo dominante, il quale, non potendo accettare tale comportamento abnorme, lo disapprova e spesso lo condanna con l’emarginazione o con sanzioni sociali di vario tipo.
Insomma, l'obesità e il tabagismo, l'anoressia e il bullismo, tutto questo insieme cose lontane anni luce l'una dall'altra possono tranquillamente trovarsi nello stesso slogan perché unite da un filo conduttore: la disapprovazione sociale, in una parola... l' "anormalità".
Che l'idea sia di punire o di assistere, il sottofondo è sempre quello: la pulsione a far sparire ciò che urta, spaventa, "esce dalle righe". "Righe" fissate da chi, poi, non si sa bene... O, meglio, si sa: ma il discorso richiederebbe un intero trattato di storia dell'etica e della morale, a partire almeno dai filosofi stoici per passare attraverso due millenni di Cristianesimo. Non è roba da blog, insomma.
Va ribadito anche il carattere autoritario del concetto. Come ben sottolinea la definizione della Treccani, solitamente è un gruppo dominante a creare il canone delle "devianze", che viene poi interiorizzato da chi si trova in posizione di svantaggio (per istruzione, visibilità, potere decisionale, mezzi economici, ecc.).
Peccato che le "devianze" siano un sottoprodotto immancabile della "normalità" stessa. I disturbi alimentari nascono perché non si viene adeguatamente amati dai "normali". L'alcolismo è un modo per sottrarsi a una "normalità" insopportabile. La tossicodipendenza idem, oppure è una via per attingere a energie psicologiche che non sono mai sufficienti. Il bullismo è l'imitazione (nei più giovani) di abusi considerati "normali" nel mondo adulto, o un tentativo di far fronte al proprio senso d'inadeguatezza. L'obesità è una patologia in cui si intrecciano predisposizione genetica, ferite psicologiche, abitudini... tutto comunque radicato nell'ambiente familiare e lavorativo, nei tipi di consumi alimentari più diffusi, nella "normalità". E via discorrendo.
L'unico modo di rimediare alle devianze sarebbe dunque ribaltare questa "normalità", fatta di anaffettività, pretese sempre più alte in termini di prestazioni lavorative e d'altro tipo, di incapacità d'accettare che gli umani siano umani. Perché essere umani significa essere figure a tutto tondo, lontane da qualsiasi tipo di standard. E significa anche ricordarsi il peso delle relazioni, dell'importanza del conflitto stesso: buona parte dei nostri demoni, delle nostre "devianze", viene dal non accettare che si possano vivere anche litigi e discordanze. Quanto male fa la pretesa che l'altro non sia altro da me, ma solo l'estensione di un "Io cosmico" che mi rassicura e mi gratifica?
Per farla breve: le "devianze" non spariranno mai da un giorno all'altro, né tutte in una volta. Però, ci sarebbero alcuni provvedimenti alla portata di chiunque, dai quali si può partire.
Innanzitutto, si potrebbe far sparire "devianze" dal nostro vocabolario quotidiano e dalla nostra visione delle cose. Non aiuta a comprendere la realtà; anzi, la deforma. È l'effetto che fanno quelle parole che significano tutto o niente.
Poi, magari... si potrebbe aprire qualche libro o anche solo qualche pagina web ben fatta per informarsi, prima di parlare. In questo modo, anche chi non è psicologo o nutrizionista comincerebbe a rendersi conto che l'anoressia non c'entra una beata fava con la tossicodipendenza, e così via. Non abbiamo la scienza infusa, non possiamo giudicare tutto a partire dalla nostra pretesa di essere "persone a modo". Anzi, proprio le cosiddette "persone a modo", spesso, vivono nell'ignoranza imbarazzante delle complessità del reale, a prescindere dal loro titolo di studio.
Sono piccole cose da fare, ma comincerebbero a darci una visione lucida delle situazioni cosiddette "devianti". Tanto da abbandonare l'idea che si risolva tutto con un paio di schiaffi e un buon "instradamento". Sapere cos'è l'anoressia aiuta a cercare gli psicologi e i nutrizionisti che ci occorrono, oltre a ricercare il meccanismo relazionale da cui essa è partita. Sapere cosa sia il bullismo serve a creare un incontro tra famiglia e scuola, a ridisegnare i rapporti di potere che hanno innescato la situazione, a proteggere le vittime. Eccetera.
Cosa dite? Non è facile? E quando mai uscire davvero da una situazione tossica è stato facile? Non esistono dei ex machina con la ricetta pronta. Tantomeno in campagna elettorale. Ogni vittoria è il prodotto di sforzi prolungati, personali e collettivi. Sforzi fatti non solo di volontà, ma anche e soprattutto d'intelligenza e lungimiranza.
E scusatemi l'amarezza, ma argomenti come l'anoressia e la tossicodipendenza sono assai poco "teorici", visto che miei amici ed ex-amici ci hanno lottato contro in passato. Superfluo dire che meritano tutto il rispetto di questo mondo già solo per il fatto di aver lottato contro i propri demoni e di averne riportato vittorie.
I "deviati", a volte, sono le persone migliori che abbiamo, per la sensibilità ferita e l'intelligenza esigente che portano dentro di sé. E mi viene da pensare che buona parte del mondo non se li meriti.
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