Questa celeberrima fotografia ha detto, in modo rapido e
arguto, ciò che sembra non essere arrivato alle menti umane, nonostante la
venerabilità del proverbio: l’abito non
fa il monaco. Dire che la lunghezza della gonna definisca la sessualità
femminile sarebbe come affermare che qualcuno è un intellettuale perché porta
occhiali, che è noioso perché indossa un maglione marrone, che è Toro Seduto
perché ha il capo adorno di penne. Che dire? Su questo, le rimostranze
femministe hanno pienamente ragione.
Chiarito
cosa l’abito non sia, si può anche
spender qualche parola su cosa sia:
- una
necessità pratica, per difendersi dal clima;
- un
velo per intercettare gli sguardi indiscreti e non graditi;
- un
mezzo di comunicazione.
Il punto 3 è quello più delicato e discusso, come dimostra
anche il caso dei “pregiudizi al femminile”. Infatti, anche se è un aspetto
superficiale e insufficiente a definire un carattere, il vestito fa pur sempre
parte della persona (intesa come personaggio sulla scena sociale) e invia un
messaggio agli altri. Ciò è evidente in caso di uniformi, divise e costumi. È
evidente anche a molti adolescenti (e non solo), che cercano nell’abito un modo
per confermare a se stessi la propria immagine. Infine, è un mezzo di seduzione
ancor più efficace delle tanto “scabrose” nudità.
Belli e
belle che cinguettate coi sensi altrui, zerbinotti emancipati che fate scialo
delle vostre grazie, perché “ormai si può” e “non siamo solo oggetti sessuali”…
perché fate finta di non capire? È vero, verissimo,
che i centimetri di stoffa non vi fanno né cortigiane, né gigolo. È vero anche
che nessuno ha il diritto di mettervi
le mani addosso per la vostra avvenenza, per non dire di farvi violenza. Però,
siete abbastanza scafati per sapere cosa possa esser percepito come richiamo
sessuale, nella società in cui vivete.
Non potete sapere tutto,
certo. È praticamente impossibile indovinare cosa possa attirare i desideri
altrui, a volte. Parlate con una che, sebbene sia tutt’altro che Jessica
Rabbit, si è vista arpionare in due o tre occasioni in cui era coperta fino ai
denti.
Però…
Però, un conto è l’imprevisto. Un altro è il dolce gusto di
provocare senza dar nulla. Questa è crudeltà
di vanità. Dire che l’eros è un fuoco non è una perifrasi inventata da
parolai senza nulla da fare. I donzelli e le donzelle su cui vi divertite a
provar le vostre attrattive si sentono letteralmente cuocere sulla graticola di
S. Lorenzo, ogni volta che sfoggiate minigonne inguinali o pantaloni a vita
bassa con vista sul pacco. Non parliamo di concetti come “È alla mia
intelligenza che si deve badare, non al mio corpo!” Forse, un essere umano
evoluto dovrebbe riuscirci anche davanti a distrazioni
possenti. Però, visto che voi siete già arrivati a questo grado di
superiorità morale e intellettuale, date una manina a noi comuni mortali, che
continuiamo a perder la tramontana davanti a belle gambe e fisici scolpiti. Vi
garantisco che, se andate in giro con spacchi, scollature, camice aperte e
compagnia bella, sarà molto difficile fare attenzione ai vostri discorsi
filosofici. Con affetto,
Una comune mortale
Uh, uh, cosa scopro: hai dimenticato la "i" in "camicie", riga terzultima. :D
RispondiEliminaTesoro, non è una dimenticanza: è una grafia alternativa, che era perfettamente prevista sulla mia grammatica delle scuole medie. ;-)
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