Non si dà definizione di “buon giornalismo”, senza che ci si profonda –contemporaneamente- nell’elogio dell”equilibrio”. Chiunque sia a parlare –un brillante opinionista, un puntuale cronista o, semplicemente, un pubblico scribacchino- pare che detto “equilibrio” sia intrinseco all’εὐεφημερία.
Poco importa se, dietro, vi sia la volontà di rispettare e far comprendere, o la sorniona abilità di un persuasore consumato. L’ “equilibrio” è un lasciapassare universale. Consiste, in ultima analisi, nel piallare le parole, privarle delle loro asperità, rendendole solide e lisce come il piano d’un tavolo. Eliminare i verbi croccanti, gli aggettivi pungenti, i sostantivi abbaglianti. Far scomparire, infine, sotto quella superficie glassata, la consistenza carnosa del proprio sé.
Poco importa se, dietro, vi sia la volontà di rispettare e far comprendere, o la sorniona abilità di un persuasore consumato. L’ “equilibrio” è un lasciapassare universale. Consiste, in ultima analisi, nel piallare le parole, privarle delle loro asperità, rendendole solide e lisce come il piano d’un tavolo. Eliminare i verbi croccanti, gli aggettivi pungenti, i sostantivi abbaglianti. Far scomparire, infine, sotto quella superficie glassata, la consistenza carnosa del proprio sé.
Viene da chiedersi cosa resti, una volta sfrondato tutto questo. Ancora una volta, poco importa. Si avrà rispettato una regola, più o meno scritta, e tanto sembra bastare.
Ancora: il famoso Equilibrio fa il paio con un’altrettanto illustre figura, l’Oggettività. Cosa sia –o, meglio, se esista questa Oggettività, non è dato sapere. Si sa soltanto che un articolo è prodotto d’un redattore, o di più redattori. Occhi ben circoscritti nelle orbite, cervelli rigorosamente recintati dai crani. Questo sono e questo resterebbero, fossero anche gli spiriti più puri, gli intelletti più profondi, le anime più belle reperibili sulla piazza del mondo.
Voi, che fate crocchiare la carta sottile ed olezzante di petrolio, non indignatevi, se l’ “equilibrio” lascia balenare, talora, una scintilla di passione, o se l’ “oggettività” è sostituita da una scolpita personalità. Ciò non è un abuso. È la semplice rivelazione di quel che è sempre sotto i vostri occhi. Ci sono un pensiero, un’intenzione, dietro la pagina, non una disincarnata Verità. È più facile che si burli di voi l’ “equilibrio”, piuttosto che lo slancio. Può essere che quella deroga all’ “oggettività” sia la cosa più onesta che abbiate mai trovato su un giornale.
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