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I Reietti dell’Assurdo: intervista con Nicola Fasanini

Ricordate Sam(I)el, lo spettacolo su angeli e demoni inscenato dai Reietti dell’Assurdo al castello di Padernello? Ne abbiamo parlato su queste pagine. Nicola Fasanini, regista e sceneggiatore dello spettacolo, ci ha rilasciato un’intervista. 

Nicola Fasanini, regista e sceneggiatore

 

1)    Parlaci un po' di te: da dove vieni? Qual è stato il tuo percorso di studi? Cosa fai nella vita, a parte occuparti di teatro?

Vengo da Quinzano d'Oglio, in provincia di Brescia. Di base ho la licenza media, ma negli anni ho frequentato diversi corsi e laboratori, in particolare con i Maestri Giacomo Gamba e Pietro Arrigoni.

 

2)    Come ti è venuta la passione per il teatro?

Fin da bambino, ho sempre avuto una particolare passione per la recitazione. Guardavo ogni film su cui potevo mettere le mani e ne imparavo le battute a memoria; molto spesso, le recitavo durante la visione. All'età di 9 anni, ho capito che avrei potuto mettere in pratica questa passione. Così ho iniziato a frequentare piccole compagnie di paese che hanno saputo insegnarmi molto, prima di buttarmi a capofitto nei corsi.

 

3)    Sei principalmente regista o drammaturgo?

Entrambi, in realtà. Quello che voglio è inviare un messaggio alle persone che vedono i nostri spettacoli e l'unico modo per farlo arrivare al meglio e scrivere e dirigere di proprio pugno.

 

4)    Da dove trai le idee per i testi?

Questa è una domanda a cui non saprei rispondere. Sam(I)el, per esempio, è nato in un periodo di fortissimo stress emotivo. Invece, il suo predecessore, Light Land, ha visto la luce (perdona il gioco di parole) in un momento della mia vita in cui mi sentivo particolarmente "onirico". L'unica cosa che so con certezza è che, mentre sto mettendo in scena uno spettacolo, ho già in mente la trama del successivo.

 

5)    "I Reietti dell'Assurdo": quando e come è nato il progetto?

Per parlare di questo, bisogna tornare indietro di quasi 10 anni: quando, a Verolanuova, iniziai assieme alla potentissima Simonetta Girelli a tenere questo laboratorio di teatro, dove realizzai il mio primissimo spettacolo scritto e diretto personalmente: Wagner. Per via di impegni vari, poi, io e Simonetta ci separammo e decisi di spostarmi verso Cremona, dove aprii nuovamente il laboratorio, chiamandolo "Il Laboratorio dell'Assurdo". Questa volta, ero affiancato da colei che sarebbe diventata la mia compagna d'arte: Clelia Romagnoli. Io e lei, oltre a mettere in scena il già citato Light Land, abbiamo preso parte assieme a numerosissimi progetti e, tra le altre cose, lei è costumista di Sam(I)el. In tutto questo, si arriva al 2022, quando finalmente il Laboratorio dell'Assurdo può aprire i battenti nel mio paese d'origine, Quinzano d'Oglio. Ed è stato qui che, grazie all'entusiasmo e alla passione degli allievi, abbiamo deciso di diventare una compagnia: i Reietti dell'Assurdo. Abbiamo scelto il nome per associazione con i Reietti di Sam(I)el e per via di un piccolo inconveniente con il teatro parrocchiale del paese... ma questa è un'altra storia.

 

6)    In che senso "siamo tutti un po' reietti" (come hai detto a Padernello, se non sbaglio)?

Si potrebbe dire che abbia una visione piuttosto anarchica della vita in generale. Questo è dovuto a cose che si vedono e si sentono tutti i giorni; sentendo e vedendo queste cose, quante volte un po’ tutti potrebbero aver pensato: "È davvero questo il mio posto?" Io me lo domando molto spesso. Mi sento un reietto. Ed è per questo che voglio puntare alla parte più cruda e disturbante dell'arte, vorrei tentare di risvegliare le coscienze del pubblico per far capire loro che un posto c'è per tutti, dobbiamo solo riprendercelo.

 

7)    Cos'è "l'assurdo"?

A livello puramente artistico, l'assurdo (così come l'astratto o il surreale) è il mio genere artistico preferito. A livello puramente concettuale, per vedere e capire che cos'è l'assurdo, basta guardare fuori da una finestra, ascoltare le chiacchiere da bar, provare a camminare per le vie delle città. O, più semplicemente, leggere un giornale o guardare un notiziario. Siamo stati completamente inglobati dalla concezione più negativa di assurdo che possa esistere.

 

8)    Il teatro e i giovani: è una passione diffusa fra gli under 30? Che posto ha il teatro nell'era del digitale e delle piattaforme on demand?

Assolutamente sì. Da quello che vedo, ci sono sempre più giovani che, per un motivo o per l'altro, vogliono buttarsi a capofitto e mettersi in gioco. Un po’ per provare, giustamente, e un po’ per avere un'opportunità per esprimersi: fare parte di qualcosa di grande che culminerà in quello che sarà un giorno interamente dedicato a loro, in cui potranno parlare ed esprimersi liberamente, mentre un buon numero di persone staranno in silenzio ad ascoltarli ed infine ad applaudirli. Le potenzialità del teatro nell'era digitale sono praticamente infinite. Basti pensare solo a quante gente si può portare nei teatri facendo la giusta pubblicità sui social, per esempio. Per quanto riguarda le piattaforme on demand, per il teatro le vedo un po’ con sospetto. Alla fine, il teatro non è una cosa che guardi passivamente mentre disegni: è un'esperienza che va vissuta di persona, con la giusta atmosfera. Poi, certo, avere uno spettacolo da vedere su una piattaforma è comunque utile e bello per un'infinità di ragioni, ma lì stai VEDENDO uno spettacolo. Non lo stai VIVENDO.

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