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Amicizia, emozioni e ricordi coi Blu Angels

blu angels manerbio
I Blu Angels al Gatto Caffè di Manerbio

Dopo un anno, la cover band dei Blu Angels è tornata nel paese natale, Manerbio. È infatti qui che si formò il gruppo degli “angeli blu” dal nome angloitaliano: nel 2001, Diego Baruffi, con Giovanni Primomo e il compianto Davide Brignoli decisero di far rivivere per passione i grandi successi italiani degli anni ’60 e ’70 - e non solo. Attualmente, rimangono i primi due membri fondatori, accompagnati da: Ugo Mangeri (chitarra acustica); Jimmy Blake  (chitarra elettrica); Roberto Hermoch (batteria). Diego è il cantante, Giovanni il tastierista. Roberto è colui che, trentatré anni fa, insegnò a Baruffi a suonare la batteria. Ugo entrò nella band per caso, in seguito a una conversazione in cui si parlava di musica. 

            Questa è la formazione che ha suonato al Gatto Caffè di piazza C. Battisti, il 15 giugno 2018. Un tipico concerto estivo all’aperto, di quelli che coniugano la voglia di godersi le sere miti con il gusto del ritrovo. Agli avventori che riempivano i tavolini esterni, è stata proposta innanzitutto “Sognando la California” dei Dik Dik (1966).
            Un occhio di riguardo è spettato ai Nomadi, cavallo di battaglia dei Blu Angels. Del loro repertorio, sono stati eseguiti: “Marinaio di vent’anni” (1993); “Un giorno insieme” (1973); “La settima onda” (1994); “Il vento del nord” (1995); “Il fiore nero” (1977); “Crescerai” (1997); “Dio è morto” (1967); “Come potete giudicar” (1966); “Un pugno di sabbia” (1970); “C’è un re” (1991); “Tutto a posto” (1974).
            Ma non è stato solo il ricordo dei Nomadi ad animare il concerto. Sono tornati i Dik Dik, con “Volando” (1976) e “Io mi fermo qui” (1970). È stato citato Adriano Celentano, con “Pregherò” (1965). Di Ivano Fossati, Baruffi ha cantato “Dedicato” (1979) e “Jesahel” (1971). Dei Rokes era “È la pioggia che va” (1966).
            Nel repertorio, era immancabile la presenza di Lucio Battisti, con brani quali: “Il tempo di morire” (1970); “Un’avventura” (1969); “Dieci ragazze” (1970). Un posto è stato riservato ai Pooh, con “Tanta voglia di lei” (1971), e uno a Caterina Caselli, con “Perdono” (1966).
            Di Gianni Morandi, sono stati eseguiti: “C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones” (1966) e “Se perdo anche te” (1967).
            Tutti i brani citati sono piuttosto classici, nel repertorio dei Blu Angels. Il concerto del 15 giugno ha presentato alcune novità. Uno era un pezzo di Demetrio Stratos, “Pugni chiusi” (1967). Un altro è stato un “giro di rock ‘n roll” in mi maggiore. Altri due erano riarrangiamenti di gusto latinoamericano: una samba tratta da “Occhi di ragazza” (1970) e una zumba tratta da “Che sarà” (1971) dei Ricchi e Poveri. Perché le “vecchie” emozioni sono belle, ma non guastano neppure con una patina diversa dal solito.
Ciò che c’è stato di notevole, nella serata, sono state le dediche. Ciò si spiega anche con la gratitudine verso gli amici venuti da altre città per ascoltare il concerto: in particolar modo, quelli bergamaschi. “Jesahel” è stata invece dedicata al defunto batterista Cristiano. Alla memoria di Pedro Almeida Carvalho, compianto dipendente comunale, è stata riservata  “Impressioni di settembre” (1972) della Premiata Forneria Marconi.
La serata nel suo complesso è stata invece dedicata a tutti i presenti: amici fedeli dei Blu Angels, o persone desiderose di rivivere le emozioni, i ricordi legati alle canzoni. La buonanotte è stata data per bocca degli intramontabili Nomadi, con un pezzo che parla da sé: “Io voglio vivere” (2007).
Dato che, durante il concerto, è stata registrata una parte del disco “live” che uscirà a settembre, il pubblico del 15 giugno potrà (anche scherzosamente) dire: “Io c’ero”.



Pubblicato su Paese Mio Manerbio, N. 134 (luglio 2018), p. 7.

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