“Accontentiamoci,
per andare avanti, di dire che la Goliardia è legata all’università in questo
modo: si può essere universitari senza essere goliardi, ma non si può essere
goliardi senza essere universitari.
Almeno
questo bisogna accettarlo. Non mi si obbietti che moltissime persone estranee
al mondo universitario vivono e si comportano più goliardicamente di certi
goliardi con tanto di feluca e mantello.
Intanto
risponderò che non bastano feluca e mantello a rappresentare il goliardo, ma
rappresentano solo l’intenzione, l’anelito, la buona volontà di esserlo. Ed è
già buona cosa. Gli altri, i non universitari, ‘si comportano goliardicamente’
e basta. Non dico che ci copiano, per carità. Non abbiamo inventato noi la
gioventù, né la ribellione, l’ironia, l’irriverenza scanzonata, le burle,
l’anticonformismo, le canzoni, le poesie, l’audacia, la fratellanza, e via
sciorinando… Dico solo che chi mostra queste doti e le inquadra in una
consapevolezza che parte dall’indossare feluca, manto e insegne, e arriva al
riconoscere leggi comuni, all’accettare comportamenti codificati da una
particolare tradizione, è sulla buona strada per diventare un goliardo, ma solo
se è contemporaneamente un universitario, o lo è stato. Se no, è soltanto uno
che ‘richiama alla mente’, che ‘fa pensare’ ad un goliardo, ma non lo sarà mai.
Ripeto, mai, se non si iscrive all’università.
Almeno
questo, lasciatecelo. È già scomparso, con l’università di massa, tutto quanto
di élitario era legato un tempo allo ‘status’ di studente universitario. E,
diciamolo pure, non ci dispiace. Era un’elitarietà che sapeva di sopruso, di
ingiusto privilegio di casta, di rendita parassitaria.
Se mi si
può passare il paragone, rassomiglia all’orgoglio maschilista precedente alla
liberazione della donna (anni ’70). Il maschio di allora si trovava a godere
nei confronti della donna di privilegi codificati e tramandati da secoli, senza
aver fatto la minima fatica per meritarseli. Quindi, facilmente, ne abusava.
Adesso che la donna sceglie, adesso che è lei a pretendere prestazioni sessuali
all’altezza del suo conquistato diritto all’orgasmo, adesso che nei discorsi
fra amiche parla delle dimensioni del nostro cazzo negli stessi termini con cui
per secoli noi abbiamo parlato delle sue tette e del suo culo, adesso il
maschietto è in difficoltà, e batte in ritirata. Piuttosto che ingegnarsi a
domare questa nuova, magnifica puledra esigente, preferisce sospirare e rimpiangere
i tempi in cui cavalcava e bastonava tutto tronfio l’asinella cieca.
La nuova
élitarietà, quindi, è meno scontata, ma proprio per quello è più rara, e quindi
preziosa. Non nasce più da un tesserino, ma da come ti sai muovere quando ti
metti in capo una feluca. È, o almeno può essere, la nuova élite dell’essere
goliardo. Che ‘deve’ essere Universitario, come abbiamo detto, ma sa che ciò
non basta.
Comunque
ci interessa legare i due concetti, per spiegare che la goliardia è andata
mutando col mutare della situazione universitaria, in primis, storico-politica
in sæcundis, sociale in tertiis.
Per quanto
riguarda l’università italiana del dopoguerra, occorre tener presente che gli
atenei sono passati dalle poche migliaia di iscritti alle molte decine di migliaia,
nel volgere di trent’anni (negli ultime quindici la situazione si è
stabilizzata) e, quel che è peggio, conservando quasi dappertutto le stesse
strutture. Si pensi che, a Torino, capitale mondiale dell’automobile e della
tecnologia industriale, han dovuto ricorrere all’affitto del cinema per tenervi
le lezioni più affollate!
Questo è
frutto della demagogica legge n.910 sulla liberalizzazione degli accessi
all’università, emanata l’11 Dicembre 1969 sotto la spinta delle sinistre,
legge che ha prodotto, produce e produrrà devastazioni inimmaginabili nel
livello di preparazione medio dei laureati. Si pensi che ancora a Torino, per
creare una qualche forma di sbarramento nei corsi di Italiano della facoltà di
Lettere, presa d’assalto da torme di periti, maestri d’asilo e sommeillers
della scuola alberghiera, il Prof. Massano ha dovuto inventarsi la prova del
‘dettato’. Il dettato, sì, il dettato! Proprio quello che si faceva alle
elementari! Dettano un testo qualsiasi, preso dal giornale del mattino, e chi
fa un solo errore di ortografia, bocciato. Beh! Ne riescono a scremare una
buona metà! E questo non per colpa dei poveri periti, ai quali è stato
sventolato un vecchio blasone ormai stinto (che però continua a far presa nelle
menti dei semplici, come sempre in ritardo sui fenomeni storici, perché è più
facile sradicare una sequoia che una credenza popolare), ma dell’insipiente
legislatore. Costui, all’insegna del populismo, del facilismo,
dell’egualitarismo di facciata (‘todos caballeros!’), ha inventato la scuola
dell’obbligo, nella quale, si sa, un diploma non si nega a nessuno, perché
serve a lavorare, ecc…
Hanno
abolito il voto (discriminatorio!) sostituendovi il ridicolo ‘giudizio’. E dire
che sarebbe bastato, se proprio non si voleva negare a nessuno il pezzo di
carta per lavorare, mantenere il voto, e riservare la possibilità di proseguire
gli studi solo a chi si trovava al di sopra di una certa media. Così gli asini
avrebbero avuto il loro diploma per andare a fare gli uscieri in municipio, ma
non avrebbero potuto intasare i banchi del liceo, prima, e dell’università,
poi. Questo, comunque, è quanto offre l’università attuale, con l’aggravante
della lottizzazione delle cattedre, dei concorsi-burla, delle abilitazioni ‘ope
legis’ e comunque dell’approdo alla docenza di tutta quella classe di
furbacchioni che strappò la laurea negli anni caldi della contestazione a suon
di esami di gruppo e di 18 ‘politici’.
I
goliardi, come abbiamo detto, sono figli del loro tempo, e soprattutto della
loro università. Cultura tradizionale, o cultura alternativa, ha poca
importanza. La carenza sta nella preparazione di base, e la cultura che ne
segue è quella che è.”
Da: Gaudebamus, Igitur. Dieci secoli di
Goliardia, dai Clerici medioevali ai Clerici Vagantes contemporanei, (“Le
Feluche”), Torino 1992, Orient Express Editrice, pp. 107-109.
Credo di doverlo leggere.
RispondiEliminaProbabilmente, non è più in commercio. Ma l'autore ne ha copie... e, in ogni caso, dovrebbe essere disponibile nelle biblioteche. :)
EliminaAlcuni dicono che il '68 abbia livellato al basso la qualità dei corsi di laurea, con il pretesto dell'"università per tutti".
RispondiEliminaAdesso c'è una sfida un po' diversa: pensare cioè che la cittadinanza nella società della conoscenza non può prescindere da alcuni strumenti culturali, che l'istruzione nel complesso deve fornire. Si tratta di puntare più in alto, un po' per tutto. "Come" è la domanda a cui rispondere. Sono abbastanza sicuro che la risposta non sia in ogni caso a costo zero.
Negli anni della contestazione forse si credeva che l'università per tutti fosse un bene in sé. Ma questo ha comportato, pare, un livellamento verso il basso (per quanto, insomma, la mia esperienza non è certo quella di un corso di studi così facile).
RispondiEliminaAdesso, la sfida è diversa. La sfida è quella di costruire la cittadinanza nella società della conoscenza. Ciò significa che il sistema scolastico (inteso nel complesso) deve fornire a tutti gli strumenti culturali per vivere in una realtà in cui tutti sono a contatto con informazioni di ogni tipo; deve fornire a tutti gli strumenti per difendersi da venditori di falsità, ciarlatani, medicastri, sobillatori del popolo.
Il "come" è la risposta da capire. Sono convinto che non sia una risposta a costo zero, in ogni caso.
A PROPOSITO DI GOLIARDIA
RispondiEliminaricordo che in Friuli i goliardi erano riuniti nell’Ordine dell’Angelo. L'angelo del Castello... La storia della goliardia friulana è molto modesta rispetto a quella patavina o bolognese, tanto per citare due città. Ciò anche perché ai tempi della goliardia friulana non esisteva a Udine l’Università e i goliardi erano iscritti plp all’ateneo di Padova o di Trieste. La storia della goliardìa friulana si intreccia plp con la storia del CIRCOLO UNIVERSITARIO FRIULANO (C.U.F.) e con il periodico studentesco “Friuli Universitario”. Entrambi propositori e attivi sia della goliardìa friulana sia della stessa università friulana (poi denominata "università di Udine") sia del "grangala universitario" dove veniva eletta durante il carnevale friulano la "goliarda Maliarda". Solitamente i primi presidenti del Circolo Universitario Friulano erano anche i Gran Maestri dell’Ordine dell’Angelo…