La forma più pericolosa di tirannia è
accarezzare le orecchie di chi ascolta. Le parole franche ed un poco sgradite
stimolano la difesa intellettuale del destinatario e lo portano a discutere, ad
essere attivo e consapevole. Invece, se lo si vuole docile e sottomesso,
bisogna farsi carico di ciò che gli sta a cuore (in apparenza), solleticare le
sue emozioni più trascinanti e fingere di condividerle. Insomma, bisogna
personificare la soddisfazione dei suoi desideri più cogenti. (“Carriera” di
alcuni tiranni famosi). Non si opporrà, né potrà opporsi, non solo perché
crederebbe di perdere tutto così facendo, ma perché faticherebbe a motivare
l’opposizione e, soprattutto, perché è la SUA volontà ad essere accordata al
tiranno.
Ultima notazione: il perfetto despota deve
inebriare i propri schiavi di libertà. La via più rapida per portare alla
schiavitù è fare larghe concessioni, soprattutto sul piano morale, proclamarsi
progressisti (ciò vale per il periodo attuale…). Naturalmente, non si tratterà
di vero progressismo, perché questo è un’autentica ricerca di ciò che può
migliorare la vita sotto ogni aspetto: la tirannide, chiaramente, non risponde
a questo requisito.
Nell’Italia
del 2007 (ma non solo…), chi può diventare tiranno? Non vi sono né imperatori,
né re, né dittatori. Dunque? La tirannia può essere esercitata molto meglio da
partiti (o da membri di essi) abili in demagogia. Più ancora vanno temuti tutti
coloro che, come professione, hanno quella d’influire sull’opinione pubblica:
scrittori, giornalisti ed insegnanti. Essi, molte volte, sono validi aiutanti
contro la tirannide. Un Paese non può fare a meno di loro, sia quando è libero,
sia (a maggior ragione) quando è schiavo. Tuttavia, proprio per questo, se
qualcuno di loro dovesse tradire il proprio compito e cominciare a condurre a
proprio arbitrio gli animi altrui, diverrebbe un perfetto e pericoloso tiranno.
La
soluzione è renderci conto della nostra debolezza e della nostra ignoranza,
ammettere che poco o nulla merita il nostro entusiasmo incondizionato, non
rinnegare nulla di ciò che si conosce per valido, neppure per riscuotere
approvazione. Cuore e ragione devono essere tenuti saldamente nella nostra
mano. (22/11/2007)
Un mio
sfogo manoscritto sul diario, al quinto anno di liceo.
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