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Mariagrazia Fontana e Viviana Filippini |
La storia, pur fittizia, contiene
molti riferimenti autobiografici. M. Fontana, infatti, è chirurga proprio come
Ester, una delle protagoniste. Il volume racconta le vicende di quattro donne:
amiche affiatate fin dai tempi dell'università, si trovano ad affrontare il
mondo del lavoro e delle relazioni negli anni '70. È un decennio ricco di
trasformazioni, in cui la libertà femminile fa irruzione in famiglia e nel
mondo del lavoro, ma in cui permane anche un forte maschilismo: soprattutto
negli ambiti medici e scientifici, caratterizzati da una falsa neutralità di
genere. Ester è apprezzata per la sua bravura e la sua disponibilità a coprire
i turni; ma un'eventuale gravidanza metterebbe a rischio il suo posto di lavoro.
Quando cercherà di conciliare professione e maternità, anche il suo corpo
porterà i segni della fatica. Non va poi così meglio alla sua amica Bianca, che
è medico di famiglia. Da quando è arrivato il computer nel suo ambulatorio, la
sua vita lavorativa è stata invasa dalla burocrazia elettronica, che toglie
spazio al rapporto col paziente.
Una per una, le protagoniste
iniziano ad accusare lo stress di vivere in un mondo che rema contro di loro,
contro il loro essere donne indipendenti. Quando uno dei personaggi scomparirà,
il ritrovamento sarà l'occasione per porsi la fatidica domanda: "È questo
che volevo?" Era quella la situazione che sognavano da studentesse?
Il romanzo di Mariagrazia Fontana
entra in profondità in piaghe ancora aperte nella società di oggi. Quando una
donna si rende conto che esistono ancora segrete e subdole diseguaglianze, che
conciliare la famiglia con la propria vocazione e la propria indipendenza è più
difficile per lei che per un uomo, cosa deve fare? La risposta non può essere scomparire
e abbandonare ogni relazione. Anche rinunciare al lavoro e rimanere
economicamente dipendente a vita non è consigliabile, soprattutto in caso di
violenza domestica. Una tentazione individuata da M. Fontana è quella del
"mimetismo": imitare comportamenti
considerati prettamente maschili, come il carrierismo e la trascuratezza nei
confronti della famiglia. È una soluzione che non porterebbe alcun
miglioramento: anzi, impoverirebbe le relazioni affettive e la società in
generale.
Il romanzo suggerisce una strada per le donne: ripartire da se stesse, dalla loro esperienza della maternità e delle amicizie femminili. Devono accettare di essere madri imperfette, con le loro ombre e i loro errori, di cui essere consapevoli. Il confronto fra donne aiuta a raggiungere questa consapevolezza e fornisce un supporto reciproco che può durare anche a vita. Le quattro amiche invecchiano sostanzialmente insieme, con il rammarico delle abilità perdute, ma anche con la leggerezza di chi si va liberando dalle aspettative sociali e dalla necessità di progettare. Visto che le protagoniste lavorano in ambito medico, hanno anche familiarità con la morte. Scrivere può essere un modo di "liberarsi" delle storie e di affrontare quella paura di morire che accomuna medico e paziente. La scrittura è per M. Fontana una pausa nello stress quotidiano, un modo di recuperare rapporti e far emergere parti di sé. Scrivere significa raccontare la vita con attenzione, in un mondo sempre più stanco e distratto.
Pubblicato
su Paese Mio Manerbio, N. 214 (aprile 2025), p. 12.
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