Foto di Umberto Favretto |
A Manerbio, si è esibito l’ensemble Tino Tracanna
“Sorgente”. Esso prende il nome (appunto) da Tino Tracanna: sassofonista,
compositore e didatta, fin dal 1983 collabora con il quintetto di Paolo Fresu.
Quest’ultimo si è aggiudicato il titolo di miglior gruppo italiano di musica
jazz nel 1990 e nel 1991. Tra le incisioni discografiche realizzate da Tracanna
col quintetto di Fresu, si ricorda “Live in Montpellier”, nominato “Miglior
Disco di Musica Jazz” nel 1990. Nel 2011, è nato il gruppo Acrobats. Con loro,
Tracanna ha inciso l’omonimo primo album.
Il sassofonista si esibisce in rassegne notissime e in
festival jazzistici nazionali e internazionali. Collabora con artisti come
David Liebman, Jimmy Knepper, Tomasz Stańko, Garrison Fewell, Steve La Spina,
George Cables, Jeff Williams, Gianluigi Trovesi e Ornella Vanoni. Nel 2022, con
Franco D’Andrea, ha partecipato come solista al concerto e alla registrazione
di “Sketches of Twentieth Century” col Contemporanea Ensemble di Roma. Dal
1995, insegna presso diversi conservatori italiani. Dal 2000, è docente di
ruolo e coordinatore di corsi jazz al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano.
Naturalmente, Tracanna ha ricevuto più d’un riconoscimento.
Con lui, nell’ensemble che si è esibito a Manerbio, ci
sono Leonardo Gatti (violoncello), Marco Pasinetti (chitarra elettrica) e
Filippo Sala (batteria). Hanno regalato al pubblico un programma ricco di
titoli enigmatici. Uno dei più trasparenti da interpretare era “Trimalcione”,
composto dallo stesso Tino Tracanna: era dedicato all’omonimo personaggio del
“Satyricon”, romanzo dell’autore latino Petronio (27 d.C.? - 66 d.C.). I suoni
volevano suggerire la grandiosità e l’opulenza dei banchetti a casa del ricco
arrampicatore sociale. “Silph”, sempre di Tracanna, faceva invece pensare alle
silfidi, le ninfe dell’aria.
Filippo Sala aveva
composto “Blu Ciano”, “familiare a tutti coloro che hanno una stampante”, come
ha detto ironicamente la presentazione. “Ercole” di Marco Pasinetti non ha
invece avuto bisogno di essere presentato, visto che portava il nome di un
arcinoto simbolo di forza. Totalmente misterioso suonava invece “Sbafro”,
sempre di Pasinetti. Quest’ultimo aveva firmato anche “Yoo Gurt”: palesemente
un gioco di parole su “yogurt”, alludeva forse al carattere “dolce-acidulo” dei
suoni?
“Il Gioco delle Ombre”
(Filippo Sala) era etereo e misterioso, mentre “Igor Sneezes” (Tino Tracanna)
alludeva agli starnuti di un certo Igor. Quale Igor? Il pubblico è stato
invitato a identificarlo. Tra enigmi, riferimenti colti, leggerezza e
virtuosismo, la serata è stata apprezzatissima.
Fotografia
di Umberto Favretto, per gentile concessione della Fondazione Teatro Grande di
Brescia.
Pubblicato su Paese Mio Manerbio, N. 207 (settembre 2024), p. 17.
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