A Manerbio, al termine dell’estate, si tiene lo “Sbarazzo”, il “fuoritutto di fine stagione”. È un mercatino in cui i negozi locali offrono le proprie merci a prezzi particolarmente convenienti. Il 7 settembre 2024, lo “Sbarazzo” si è concluso con un concerto dei Batmen.
Non hanno bisogno di presentazioni: sono IL gruppo musicale del posto, nato tra il 1962 e il 1963 come “Stelle d’Argento”.
Il 7 settembre, si sono esibiti in Piazza Italia. C’era
una novità nella formazione: il nuovo tastierista, Simone Brunelli.
I Batmen
hanno alternato brani strumentali a quelli cantati. Fra questi ultimi, c’era lo
struggente “L’ora dell’amore” (I Camaleonti, 1968). “Un giorno migliore”
(Cesare Cremonini) ha riportato il pubblico al 2006. “Amore caro, amore bello”
(Bruno Lauzi, 1971) esprimeva la decisione di allontanarsi da una ragazza
ambigua e inaffidabile, per quanto adorata. “Buio e luna piena” (1982) è stata
la prima delle canzoni di Franco Califano a risuonare durante il concerto: un
cantautore che i Batmen apprezzano soprattutto per i vivi riferimenti
autobiografici. Il buio e la luna piena erano gli alti e bassi dell’esistenza.
Intenso era anche il ricordo di Mia Martini ne “La
nevicata del ‘56” (1990): il candore scintillante della neve su Roma era la
metafora di una felicità favolosa e ormai disciolta. Fra tanti grandi, c’è
stato ovviamente posto anche per Fabrizio De André e per “La canzone dell’amore
perduto” (1966).
Dopo
tante memorie malinconiche, ha riportato un po’ d’ottimismo un classico di
Gianni Morandi, “Uno su mille” (1985). È tornato Cesare Cremonini con “Le sei e
ventisei” (2008): una storia di solitudine e insonnia raccontata con apparente
leggerezza. “La mia libertà” (1981) era il credo esistenziale di Franco
Califano. Al contrario, Charles Aznavour (1974) cantava di una “Lei” alla quale
era per sempre e assolutamente legato. Anche Gino Paoli ha celebrato “Una lunga
storia d’amore” (1988).
A questo
punto, i Batmen hanno chiesto al pubblico di accendere le torce dei cellulari
per creare un’atmosfera adatta a “I migliori anni della nostra vita” (Renato
Zero, 1995).
Charles
Aznavour è tornato con “L’istrione” (1968), celebrazione della vita d’artista. Le
“Tre settimane da raccontare” (1974) di Fred Bongusto avrebbero dovuto essere
solo un’avventura estiva… trasformatasi in vera passione. Non va diversamente
in una famosa canzone di Riccardo Cocciante: “Passeggiando in bicicletta”
(1982) si rischia di prendersi una cotta fenomenale.
Tra i
brani strumentali a cui abbiamo accennato, il più riconoscibile e
irrinunciabile è stato certamente “Apache” (The Shadows, 1960), che i Batmen
non mancano di eseguire nelle loro esibizioni.
“Un’ora
fa” (1969) di Fausto Leali era una preghiera accorata per lenire il dolore di
un amore perduto. “L’acrobata” (2001) di Michele Zarrillo suscita nei Batmen il
ricordo personale di un “miracolo”: la guarigione di una persona a cui avevano
dedicato la canzone. “Impressioni di settembre” (1972) della Premiata Forneria
Marconi era un omaggio alla stagione. “Il tempo delle cattedrali” (Luc
Plamondon e Riccardo Cocciante, 2002) rimandava a quel capolavoro che è “Notre
Dame de Paris”.
“Come
passa il tempo” (Maurizio Vandelli, I Camaleonti, i Dik Dik, 1993) è stata scelta
per ravvivare la nostalgia della giovinezza. Il concerto si è concluso
omaggiando Luigi Damiani con “Sö le rìe dèl Mèla”, ricordo del Mella come
rifugio delle coppie innamorate.
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Pubblicato su Paese Mio Manerbio, N. 207 (settembre
2024), p. 16.
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