E chi di voi non lo conosceva?
Vincenzo Calò alla Biblioteca Civica di Manerbio (BS) |
Era un ospite fisso, su questo blog. Intervistava poeti, saggisti e narratori; recensiva le loro opere; i suoi interventi finivano regolarmente qui, oltre che su Roma Capitale Magazine. La sua era una penna difficile da comprendere, ma sempre di spessore. Non ha mai smesso di dedicarsi alla diffusione della poesia e della letteratura in generale, per quanto fosse difficile e per quanto la sua situazione personale non fosse certo di lusso.
Solo la malattia l'ha fermato.
Si è spento l'11 ottobre 2022, verso mezzogiorno. Era prevedibile, per i pochissimi che ne conoscevano le condizioni. Eppure, nessuno era davvero pronto per la notizia. Qualcuno, all'inizio, non ci ha creduto.
Aveva trentanove anni e non era mai stato vecchio, né fuori, né dentro.
Qui avevamo già raccontato la sua storia.
Mi sembra doveroso aggiungere un'altra sua pubblicazione: La sicurezza e il pensiero cardiopatico (Chiugiana 2020, Bertoni Editore). Si tratta di un volume di versi, visto che Vincenzo era principalmente poeta. Versi... non contemporanei, di più (come recita il sottotitolo).
Apro la raccolta a caso e leggo questi:
Quesiti spiaggiati
sapendo come far sgobbare la mia solitudine
puntelli con dita unte di candele usate per scorgere la lista
della spesa
nella brava gente ridotta a solidarizzare
tra recite salvate ovunque tranne che in memoria
oceanica...
La musa di Vincenzo è un po' indecifrabile, di un ermetismo prosastico, se mi permettete di coniare quest'espressione. Termini e scene della vita quotidiana (come la lista della spesa, o le candele usate) si presentano in una teoria spiazzante, accostati secondo una logica che non è quella abituale. E spiazzanti sono anche le sue analogie: quei quesiti sono grossi come balene e portano con sé l'angoscia del soffocamento; lui ce lo fa capire definendoli con una sola parola, "spiaggiati". Perché la solitudine porta domande esistenziali ed esse sono faticose... la fanno sgobbare, appunto.
Sì, "solitudine" è una parola chiave, nel messaggio di Vincenzo.
Non perché non amasse le persone, bensì perché ne amava "poche, ma buone". Quelle con cui poteva essere autentico senza essere giudicato e che erano se stesse, che gli mostravano l'anima senza il falso pudore delle convenzioni. Essere amici di Vincenzo significava ritrovarlo ottimista e solare ad ogni incontro, anche se le vicende della vita e la geografia del pianeta concedevano pochi ritrovi. Non importava per quanto tempo non lo si fosse visto: era sempre lo stesso. Prima che se lo portasse via l'ineluttabile.
Addio, Vincenzo. Con te, è sempre stato così: sembravi sparire; poi, scoprivamo che non ci avevi mai lasciato.
Forse, il tuo estro si farà beffe anche della morte.
Buon viaggio.
Vincenzo Calò
Poeta e scrittore
Francavilla Fontana, 22/12/1982
Brindisi, 11/10/2022
Ciao Vincenzo non ci credo che non ci sei più.. grazie per aver recensito le mie poesie.. rip Antonio
RispondiElimina