Il
teatro, forse più d’ogni altra arte, è un modo per rappresentare vivamente ciò
che si agita nella psiche dell’essere umano. È ciò che faranno, per l’appunto,
le opere teatrali proposte ai manerbiesi per la prima metà di febbraio.
Il 1 febbraio 2019, al Politeama, le
Muse dell’Onirico metteranno in scena Ubu Re (1896) di Alfred Jarry. È
considerata una pièce precorritrice del Surrealismo e del Teatro dell’Assurdo. La
trama nasce dalla fusione di tre famosi drammi shakespeariani: il Macbeth (1606) principalmente, ma anche l’ Amleto (1600/1601) e il Re Lear (1606).
Essi sono accomunati dalle tematiche dell’intrigo di corte e dell’abuso di
potere. Proprio di questo tratta Jarry, con un linguaggio stralunato, sboccato
e con un immaginario vicino a quello infantile. Il personaggio di Ubu sarebbe
infatti la caricatura di un insegnante che lo tormentava quando era scolaro.
Infantile nel senso peggiore nel termine è il protagonista stesso: bizzoso,
egocentrico, volgare. Tramite questo carosello di grottesca (dis)umanità, Jarry
esplora le profondità dell’abuso di potere generato dal successo economico.
Con Ubu Re, le Muse dell’Onirico affrontano un genere ben distante da quello con cui si sono presentate, la commedia brillante. La regia rimane però quella
dell’ottimo Davide Pini Carenzi. Si aggiunge l’assistenza tecnica di Andrea
Manera. La traduzione impiegata è quella di Claudio Rugafiori.
Il 9 febbraio, al Teatro Civico “M.
Bortolozzi”, saranno invece rappresentati due monologhi, uniti dal titolo: Ombre e misfatti nella bruma del tempo. Anche questa serata sarà a cura delle
Muse dell’Onirico e della loro direttrice artistica, Daniela Capra. Nella prima
parte, a prender parola, sarà la figura del re longobardo Alboino, impersonato
da Angelo Fioretti. Sarà affiancato dalla regina Rosmunda (Fausta Pesce).
L’inscenamento del monologo proviene da un’idea di Franco Spoti, attuale
sindaco di Pralboino: proprio il nome di questo paese è fantasiosamente
associato al sovrano longobardo. Il testo è di Luisa Bresciani.
Nella seconda parte della serata,
reciterà la suddetta Daniela Capra, in una sua traduzione dialettale di un
monologo di Aldo Nicolaj: Acqua e sapone. Proprio questa pièce è valsa a Daniela
un premio per il miglior testo (e la migliore interpretazione) al concorso teatrale “Facci ridere!”, organizzato da Antonella Settura al “Pio XI” di
Bagnolo Mella (28 settembre 2018). Acqua e saù, la versione dialettale, si
cimenta nel difficile compito di leggere in chiave di humour nero la vicenda di
Leonarda Cianciulli, “la saponificatrice di Correggio” (Montella di Avellino,
1893 - Pozzuoli, 1970). Questa serial killer rimase famosa per aver ricavato
sapone e dolcetti dal grasso delle vittime: tre donne che la Cianciulli uccise,
nella convinzione che questi sacrifici umani avrebbero protetto i suoi figli
dalla morte in guerra. Narcisismo, superstizione e un passato di drammi
personali avrebbero innescato la follia, secondo il profilo descritto sul sito
del Museo Criminologico di Roma e su Focus.it. Un’interpretazione leggermente
diversa del personaggio è quella proposta da Nicolaj… Ma, per saperne di più,
conviene darsi appuntamento a teatro.
Pubblicato su Paese Mio
Manerbio, N. 140 (gennaio 2019), p. 8.
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