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France mon amour

Fatto il gemellaggio, bisogna fare i gemellati. Ed è utile un mezzo di comunicazione (apparentemente) universale: il cinema. 

A Saint-Martin-de-Crau, dal 12 al 19 gennaio 2016, è stata tenuta la “Semaine du Cinéma Italien”, al Cinéma Le Galet. Laggiù, i paesani hanno potuto gustare pellicole di Nanni Moretti, Vittorio De Sica, Enzo D’Alo, Marco Bellocchio, Paolo Virzì, Gabriele Salvatores. A ridosso di questa iniziativa, due pittori italiani della provincia di Brescia - Laura Zani e Pierangelo Arbosti - hanno esposto le proprie opere a occhi provenzali.
            Naturalmente, Manerbio non si è astenuto dal contraccambiare, anche se l’ha fatto coi mezzi disponibili. Invece di una sala cinematografica, si è prestata all’uopo l’Aula Magna dell’I.I.S. “Blaise Pascal”. Dall’1 al 29 febbraio 2016, a scadenza settimanale, vi sono stati proiettati i film della rassegna “France mon amour”.
            Il primo era “La famiglia Bélier” (regia di Eric Lartigau, 2014): storia, appunto, di una famiglia di coltivatori diretti che produce deliziosi formaggi locali. E ha una particolarità: è interamente composta di sordomuti. Tranne una, la figlia adolescente… che rivela addirittura un talento straordinario per il canto. Mentre lei lotta per crescere, il padre entra in lizza per diventare sindaco e salvare le piccole proprietà agricole dalla speculazione edilizia.
            In “Non sposate le mie figlie!” (regia di Philippe de Chauveron, 2014), le sorelle Verneuil sono state educate alla tolleranza e all’antirazzismo dai genitori, una tranquilla coppia piccoloborghese. Quando le prime tre sposano rispettivamente un arabo, un ebreo e un cinese, però, la coerenza dei loro educatori comincia a scricchiolare. Il colmo arriva con la quarta figlia e il suo fidanzato ivoriano…
           
Il terzo film in locandina, “Il mio amico giardiniere” (regia di Jean Becker, 2007) ha dovuto essere cancellato, per cause di forza maggiore. La rassegna è così proseguita con “I 400 colpi” (regia di François Truffaut, 1959): un titolo illustre della Nouvelle Vague e un omaggio a Parigi. Il protagonista è un bambino ignorato dalla famiglia, costretto a tuffarsi nella vita attraverso la via del riformatorio. Il tema della crescita difficile è tornato (anche se leggermente attenuato) nel film-documentario “La classe entre les murs” (regia di Laurent Cantet, 2008): un viaggio nell’anno scolastico di una scuola media, frequentata da ragazzi dei quartieri popolari e da figli di immigrati alle prese con differenze culturali e di ceto. Le domande sono: qual è il senso del rispetto per gli insegnanti? Anzi, qual è il senso dell’istruzione?

            “France mon amour” è finita all’insegna dell’apparente leggerezza, con “Cena fra amici” (regia di Alexandre de la Patellière, 2012). Fra cerimoniali sociali, non-detti, simpatie di facciata e antipatie sotto la cenere, un momento conviviale finisce in gazzarra. I due “grandi belligeranti”, un intellettuale di sinistra e un provocatore di destra, si riveleranno identici nel loro unico vero interesse: il proprio ego.

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