La Casa del Clero fa parte del complesso della Chiesa Rettorile di San Tommaso Apostolo. Alla fine degli anni Cinquanta, diventa casa per i preti diocesani: quelli a servizio della diocesi che non risiedono in una parrocchia; quelli, ormai anziani, che una parrocchia non l’hanno più. Oggi la Casa ospita 23 preti, 14 dei quali hanno più di 80 anni, e due ne hanno 90. L’edificio principale ha 8 piani, con 2 appartamentini per piano (uno è occupato dalla comunità delle suore che prestano servizio presso la Casa). Un adiacente edificio secondario ha 3 piani con 25 camerette. L’edificio principale è tutto occupato. Quello secondario ha una decina di stanze libere per ospiti di passaggio, in genere preti, ma anche laici, per lo più professori universitari e amici dei preti residenti. La suora filippina del filmato fa vedere a Staderini una di queste poche, sobrie camerette. Un albergo? No, una residenza con alcune stanze a disposizione, eccezionalmente, di qualche ospite. E l’Ici?
Ieri mattina, Rai3, ore 9,15. La seconda parte di "Agorà", la trasmissione condotta da Andrea Vianello, è dedicata a Chiesa e Ici. Staderini sorride sicuro e ribadisce: «La Casa del clero di Milano non paga l’Ici, eppure è un albergo». Come convincerlo del contrario? L’unica è mostrargli le ricevute dei pagamenti. La casa non è ubicata forse in via san Tomaso, l’apostolo duro da convincere?
Eccole qua, allora, le ricevute. La Casa del clero paga e ha sempre pagato: 6.710 euro all’anno fino al 2009, quando ci si accorge che sull’immobile grava un vincolo monumentale e quindi – come tutti gli edifici simili, chiunque ne sia il proprietario – versa una tassa ridotta: 2.435 euro.
Cappato assicura che la Casa del clero è «esente Ici». Staderini non ha dubbi: non paga. Com’è possibile che si siano sbagliati così clamorosamente? Bastava, anziché raggirare una suora filippina, chiedere di don Paolo Sartor, rettore della Chiesa e responsabile della Casa. E tutto sarebbe finito lì. Quanto al Comune di Milano, nell’aprile del 2010 la Chiesa Rettorile è stata perfino oggetto di un’indagine che ha coinvolto una sessantina di parrocchie, per verificare il versamento dell’imposta nel periodo 2005-2009.
Verità ristabilita, giustizia fatta? Non esattamente. Il video ormai gira incontrollato sul web. A riprova di come funzioni la disinformazione: tutti evasori a prescindere, per ideologia e pregiudizio. E prove clamorose come questa? Serviranno a qualcosa? Il video sarà ritirato, gli sarà aggiunta una postilla, l’errore verrà corretto da chi l’ha commesso? La risposta, cantava il poeta, è perduta nel vento.
Inutile dire che trattare la questione con video diffamatori fabbricati all'uopo non è di alcuna utilità agli italiani. Questo non è prender coscienza di una situazione, ma usarla a beneficio di una parte ideologica.
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