"Gli studi più recenti degli organismi internazionali rilevano che i paesi caratterizzati da una minore partecipazione delle donne al mercato del lavoro sono quelli che otterrebbero dall’aumento dell’occupazione femminile un maggior vantaggio in termini di crescita. Risulta che il lavoro femminile non è più un ostacolo alla natalità; anzi, si dimostra che oggi nei paesi avanzati, a differenza di quanto avveniva in passato, se le donne hanno meno opportunità di occupazione fanno meno figli. Viceversa, la fecondità è maggiore nei paesi ad elevata occupazione femminile. Gli studi sottolineano che i paesi con i tassi d’occupazione più bassi e con un tasso di natalità inferiore sono quelli che hanno una copertura di servizi più bassa, che presentano una minore disponibilità dei padri a prendere congedi parentali, dove le donne hanno un maggior carico di lavoro domestico, dove è più bassa la condivisione del lavoro di cura tra uomini e donne..."
Continua sul sito del Dipartimento Politiche Europee (Presidenza del Consiglio dei Ministri):
http://www.politicheeuropee.it/newsletter/17076/loccupazione-femminile-il-ritardo-dellitalia-rispetto-alleuropa#1
Conversazione svoltasi sul mio profilo Facebook:
RispondiEliminaLEONARDO ASSO: http://www.gildacentrostudi.it/ocse/dossierdocenti.htm
Gilda Centro Studi
www.gildacentrostudi.it
Dossier Docenti (DD) intende raccogliere e divulgare in modo sintetico e snello...
LEONARDO ASSO: leggilo! io lo riassumerei (perdona la superficialità) così: basta segretarie, basta professoresse!! è possibile, per favore, avere una ragionevole percentuale del 50% di donne OVUNQUE?? poi si può aprire la questione del supporto sociale alla famiglia e alla maternità, sarà più facile. Vi voglio TUTTE più agguerrite (tanto per non dire parolacce...)
ERICA GAZZOLDI: Grazie, Leonardo! :-)
Soprattutto, ricorderei che gli studi sono sempre condotti in una certa ottica e con precisi obiettivi, più o meno subliminali. Insomma, sono spesso pilotati. ;-)
LEONARDO ASSO: questo è vero per quanto riguarda le eventuali conclusioni. I dati, però, sono impressionanti: non puoi accettare l'idea di una generica figura di "femmina educatrice" quando poi abbiamo il disastro occupazionale in quasi tutti i campi. E tutte queste "educatrici" come mai non hanno creato una nuova corrente di indirizzo delle loro allieve, portandole verso i mestieri che contano? dài, andate all'attacco! (stay... ANGRY!!)