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Piacere, dolore, potere nel BDSM secondo Traimond

Una donna misteriosa, dallo sguardo sensuale e truce allo stesso tempo, regge una frusta e ci fissa.
Perché una casa editrice d’indirizzo anarchico come elèuthera dovrebbe pubblicare un saggio sul BDSM, o sadomasochismo consensuale? Perché anche in questo caso (come nell’anarchismo) si parla di libertà e potere, visti in un rapporto insolito. Se ne è occupato Jean-Manuel Traimond (Parigi, 1960), autore di Dissection du sadomasochisme organisé. Approches anarchistes (2005), tradotto per i tipi di elèuthera nel 2007 col titolo : Piacere, dolore, potere

            Oltre che scrittore, Traimond è una guida dei musei parigini. Con elèuthera, infatti, ha pubblicato anche Guida erotica al Louvre e al Musée d’Orsay. Ma torniamo al titolo già menzionato.

            L’edizione 2024 inizia con una prefazione che contestualizza storicamente il volume. Rispetto ai quasi vent’anni fa (quando fu dato alle stampe per la prima volta), è passata parecchia acqua sotto i ponti. La rappresentazione pubblica del BDSM ha smesso di ridursi a un binomio di stereotipi (la caricatura da una parte e la pornografia dall’altra), divenendo più attendibile e sfaccettata. Dietro le fantasie proposte da stampa e video di dubbia qualità, c’è una realtà fatta di minute negoziazioni, liste di controllo, prevenzione, codici di sicurezza e aftercare, cioè le cure e le premure che servono ad allentare la tensione dopo una sessione.

            Stiamo anche vivendo un cambiamento epocale di sfaldamento dei “ruoli tradizionali” (uomo-donna, marito-moglie, padrone-sottoposto…), accompagnato dal mascheramento delle strutture di potere e dai timori conservatori per “come finirà la società”.

            Il lato più interessante del mondo BDSM davanti a tutto questo, per Traimond, è la sua capacità di incanalare l’attrazione per “ordine e disciplina” senza il bisogno di ricorrere a istituzioni come la Chiesa o l’esercito. L’altro riguarda l’identità: i sadomasochisti consensuali ripropongono le categorie già menzionate, ma sulla base della scelta personale. In un mondo in cui le estreme destre si rifugiano ansiosamente nelle “identità date” (nazionalità, sesso biologico, religione insegnata dalla famiglia…), i praticanti di BDSM ribadiscono ulteriormente l’importanza dell’identità scelta, accanto a quella data.

 

…chi sono io?

Identità data: un essere umano, non un marziano; un figlio, un nipote, un fratello, uno zio; un europeo e un francese per nascita (è un fatto piuttosto involontario la nascita…); un francofono per istruzione.

            Identità scelta: un parigino, un cittadino, uno scrittore, un anarchico, uno scapolo senza figli, un membro della federazione anarchica, un conduttore di Radio Libertaire.

            Questo tipo di descrizione si applica a tutti gli esseri umani. Affermare che l’identità è solamente data o totalmente scelta significa non muoversi nella realtà. (pag. 13)

 

Cosa significa quindi scegliere l’identità di dominante o sottomesso? E in che modo se ne può ricavare piacere?

Come nel teatro, i praticanti BDSM si muovono in un mondo di simboli dal forte significato, legati al mondo militare o medico, alla tortura, alla schiavitù, all’animalità o anche solo all’atto sessuale. La loro funzione consiste nel permettere di sconfinare nel mondo delle emozioni estreme senza patire un danno reale. Il piacere può essere quello di “sentirsi padroni della situazione” e di vedere fino a che punto si spinge la devozione dell’amante; oppure, quello di “lasciarsi andare” del tutto, in uno spazio interiore privo di responsabilità e preoccupazioni. Che si preferisca uno solo di questi due o che si ami provarli a fasi alterne, chi ha sperimentato tali piaceri li descrive con un linguaggio da mistici. Soprattutto i masochisti consapevoli e consensuali sono in grado di scivolare nel cosiddetto subspace, uno stato psicologico affine alla trance o all’estasi. Altre volte (quando si fa uso di pannolini, ad esempio) il rapporto dominante-sottomesso può rimandare alle cure per un bebè e quindi favorire una regressione allo stadio infantile, in cui si ricevono le attenzioni e l’amore incondizionato mai vissuti in precedenza. L’importante è raggiungere non tanto un orgasmo, quanto la sensazione di un “legame elettrico”, in cui le emozioni di paura-rabbia-passione-devozione passano dall’uno all’altro partner senza interruzione e alla massima intensità.

La copertina di "Piacere dolore potere" di Traimond: il titolo e l'autore sono scritti su strisce fucsia. Sullo sfondo, c'è la foto di una donna vestita di cuoio, seduta con le ginocchia strette al petto. S'intuisce che ha un flogger.

Per qualcuno, la pratica del BDSM può favorire il confronto coi propri fantasmi psicologici  o innescare una catarsi, arrivando così al confine con la psicoterapia. Però, è importante non farvi ricorso per affrontare i propri traumi: in caso di ferite interiori non del tutto sanate, il sadomasochismo può essere nocivo.

L’esplorazione di Traimond prende in considerazione il lessico specifico, i segnali usati per fermare una sessione, i contratti e i questionari per “fissare i paletti” del gioco, il tipo di empatia che si stabilisce fra dominante e sottomesso, i “messaggi del corpo” di cui tenere conto, i copioni e gli scenari possibili, i legami del sadomasochismo con l’etnologia… L’argomento è potenzialmente infinito. Ma questo breve volume riesce a regalare un viaggio dettagliato in alcuni lati della psicologia umana che molti di noi credono di aver dimenticato.


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