Il Teatro Civico "M. Bortolozzi" di Manerbio, nell'anno in corso, ha visto la sua prima stagione teatrale musicale, con la direzione artistica di Edmondo Mosè Savio e Sergio Mascherpa. Sul palco, hanno rivissuto epoche della canzone italiana ormai entrate nell'immaginario. La sera del 23 marzo 2024, è stata la volta de "La dolce vita": un titolo che cita il film felliniano del 1960, un viaggio nella vita mondana di Roma alla fine degli anni '50. Questa espressione, divenuta proverbiale anche per indicare il tipo di maglioncino indossato da Marcello Mastroianni, è coetanea del termine "paparazzi". Parlando di musica, "La dolce vita" vide una stretta collaborazione fra il regista e il compositore Nino Rota.
In realtà, le rievocazioni canore hanno coperto un arco
temporale più ampio, che iniziava dai primi anni '20. Ma il filo conduttore era
sempre la voglia di godimento e spensieratezza.
In scena, si sono esibiti Edmondo Savio (pianoforte), Chiara
Milini (soprano), Pedro Perini (percussioni) e Nicola Ferraresi (clarinetto).
Il primo brano, "Un bacio a
mezzanotte" (1952), cantava il potere malandrino della luna sugli animi
invaghiti. Era parte della rivista "Gran Baraonda", con Wanda Osiris
e Alberto Sordi, ma è stata resa famosa dal Quartetto Cetra. Un altro genere di
piacere era quello auspicato da "Mille lire al mese" (1939), miraggio
di una vita tranquilla e confortevole. Dello stesso anno è "Maramao perché
sei morto", testo non così innocuo come sembra: di origini popolari, è
nato per schernire la morte dei potenti, tanto da essere censurato in epoca
fascista.
"Perduto amore" (1944),
invece, diede voce al desiderio di ritrovare i propri cari durante la Seconda
Guerra Mondiale.
Parlando di canzoni, non si può non menzionare la radio, mezzo
potente di diffusione insieme al cinema, fra il primo dopoguerra e il boom
economico. Proprio alla radio, nel 1951, nacque il festival di Sanremo.
Con "Non dimenticar le mie
parole", la serata è tornata al 1940, con il Trio Lescano. Dall'operetta
"Wunderbar" era tratta "Lisetta va alla moda": un brano
sull'ansia femminile di emancipazione e sulla rinascita della cura per la
bellezza negli anni '50. Stilisti come Christian Dior si adoperarono per
disegnare "la nuova donna", piena dell'eleganza e del fascino che la
guerra aveva proibito.
Sempre nel mondo dell'operetta si rimane con "Il paese dei campanelli" (1923). In un paesino olandese, ogni casa è dotata di un campanello che suona solo quando la moglie tradisce il marito. Il silenzio regna sovrano da tempo immemorabile; ma l'arrivo di una nave militare scatena il concerto... Di questa operetta, è stato eseguito il brano "Luna, tu non sai dirmi perché?", o "Fox della luna".
"Bellezza in bicicletta" è ispirata alla ciclista
Alfonsina Strada (1891-1959), prima donna a partecipare al Giro d'Italia nel
1924. Ha anche suggerito il titolo per un film con Silvana Pampanini (1951).
Nel 1959, nacque "Tintarella
di luna", canzone resa celeberrima da Mina l'anno successivo.
"Mamma" (1941) fu composta per il film omonimo di Guido Brignone, che
celebra appunto la forza dell'amore materno. Sua coetanea è "Voglio vivere
così", un inno alla spensieratezza che non rifletteva la situazione
storica. La musica leggera dell'epoca era un vero e proprio strumento di
propaganda per creare ottimismo.
In conclusione, i musicisti hanno salutato il pubblico con
"Non ti scordar di me" (1935). E noi non ci scordiamo di questi
decenni d'emozioni.
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