Trovare una mostra fotografica in una chiesa è un’esperienza inconsueta, ma può avere un suo perché. È quello che è successo a Manerbio, quando la pieve, nel novembre 2023, ha ospitato nella navata l’esposizione “La bellezza della carità. Fragilità, cura, cultura”. L’iniziativa è nata dalla collaborazione fra la diocesi di Brescia e quella di Bergamo, nel quadro delle iniziative realizzate dalle due co-capitali italiane della cultura 2023. Il percorso fotografico mostrava scatti in bianco e nero, rappresentanti situazioni tipicamente vissute dai membri della Caritas. Le immagini erano accompagnate da testi. Uno era una citazione del discorso di Papa Francesco ai membri della Caritas italiana nel 50° anno dalla fondazione (26 giugno 2021):
La carità è inclusiva, non si occupa solo dell’aspetto materiale e nemmeno solo di quello spirituale. […] Abbiamo bisogno di una carità dedicata allo sviluppo integrale della persona: una carità spirituale, materiale, intellettuale.
Più inconsueta è stata invece la scelta della poesia che è stata affiancata alle fotografie, Il dittatore di Gianni Rodari:
Un punto piccoletto,/superbioso e iracondo/«dopo di me – gridava –/verrà la fine del mondo!»/Le parole protestarono:/ «Ma che grilli hai pel capo?/Si crede un Punto – e – basta,/e non è che un Punto – e – a – capo»./Tutto solo a mezza pagina/lo piantarono in asso,/e il mondo continuò/una riga più in basso.
Probabilmente, è stata selezionata per la sua “poetica dell’umiltà”, una caratteristica richiesta a chi vuole accostarsi alle fragilità umane: fragilità che sono comuni a tutti. Chi oggi è l’aiutante potrebbe essere l’aiutato di domani. Forse, c’è anche un’allusione al “complesso del supereroe” che rischia di cogliere chi s’impegna per alleviare i mali dell’umanità: “Tu sei importante, ma non sei la fine del mondo… Sei un punto fra i tanti, la tua azione è efficace solo perché è coordinata con quella di molti.” Di certo, i versi di Rodari sono ben assortiti con la poetica dello spettacolo “Il Sarto delle Parole. Per fare un fiore”, curato dalla compagnia “Il Carrozzone degli Artisti”: un poeta si comporta da artigiano, cucendo le parole. Proprio la concretezza del suo lavoro gli permette di scegliere le parole più importanti, quelle che hanno peso e spessore. Nelle fotografie in mostra, il senso dello spessore e del realismo era restituito dalla scelta del bianco e nero, che valorizzava i volumi e strizzava l’occhio all’estetica neorealista. Gli scatti erano stati realizzati da Adriano Treccani, fotoreporter in viaggio con “Il Carrozzone degli Artisti”, fra l’aprile e l’agosto 2022. Le scene immortalate erano di carattere spontaneo e quotidiano: persone in camice che accudivano bambini e curavano adulti, spettacoli che includevano attori in sedia a rotelle, “mense dei poveri”, suore al capezzale dei pazienti, bambole (lasciate in dono?), abbracci, un Crocifisso senza braccia (perché le sue braccia sono i volontari?), rifugi dei senzatetto e tante altre scene di bisogno o di collaborazione. Il tutto fresco e acuto, colto con lo sguardo di chi osserva la realtà nei particolari che parlano da sé. All’osservatore, era rivolto un monito ricavato dalla poesia di Rodari:
E tu? Quale parola hai ritrovato guardando il mondo una riga più in basso?
“Guardare una riga più in
basso”, in questo caso, significa forse uscire dalle nostre certezze, dalla
nostra sensazione di “essere forti”, per guardare in faccia la necessità:
quella che, in fondo, ci accomuna tutti, prima o poi. Ma è anche quella che ci
spinge a creare rapporti con chi può aiutarci e a riscoprire la vitale capacità
di creare relazioni. Il bisogno di aiuto non è solo un “punto e basta” che
mette fine alla nostra vita. Può essere anche un “punto e a capo”.
Pubblicato
su Paese Mio Manerbio, N.198 (dicembre 2023), p. 10.
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