Non
è certo un mistero il fatto che l’isolamento forzato dovuto alla pandemia di
Covid-19 abbia avuto ripercussioni sull’economia. Tra i settori più colpiti, ci
sarà sicuramente la musica. Niente concerti, niente feste, per evitare
“assembramenti”… Che fine hanno fatto i nostri cantanti dialettali? Ce ne danno
un’idea Dellino Farmer e Piergiorgio Cinelli.
La creatività, in sé, non è stata
fermata dalla quarantena. Dellino, anzi, ne ha tratto spunto per tre brani. Uno
è Amuchina (ai tempi del Coronavirus): un’amara ironia sul prezzo esagerato
di questo prodotto, che la pandemia ha trasformato nell’ “oro trasparente”.
Rivolto soprattutto ai giovani, privati di uscite e di amici, è A baita con
Dellino: sorta di “manuale di sopravvivenza” per chi vuol comunque continuare a
divertirsi e tenersi occupato. Dalle danze scatenate in pigiama alle foto in
bianco e nero: quelle che scorrono nel videoclip di Brescia anni ’20. La
canzone propone un parallelo storico fra la Brescia di oggi e quella del primo
Novecento: forse per via dell’epidemia di febbre spagnola all’epoca, certamente
per le immagini di piazze e strade deserte che quelle vecchie fotografie
propongono… e che sembrano ora tanto attuali. «Oggi, godiamo di un benessere
che, allora, era inimmaginabile» spiega Dellino. «Ma stiamo anche affrontando
sfide che, ai tempi, sarebbero state altrettanto inimmaginabili». Come quella
di mantenere funzionale in quarantena un mondo sempre più fatto per muoversi e
spostarsi… La canzone è stata impiegata dal rapper per raccogliere fondi per
gli ospedali bresciani.
Quanto
al lavoro, Farmer non può certo dipingere una situazione rosea. Per gli artisti
che, come lui, lavoravano nelle scuole, c’è tutt’al più la cassa integrazione.
Di introiti da feste e concerti, ovviamente, neanche a parlarne.
Anche Piergiorgio Cinelli sta
cercando di “attraversare la burrasca” dedicandosi alle proprie creazioni. Ha
terminato il CD CiNbeRBel, in cui ha musicato dieci testi di Giuliana
Bernasconi, autrice dialettale bresciana. Il ricavato della vendita on line di
tale CD è stato devoluto alla raccolta fondi “AiutiAMOBrescia”. Cinelli ha
anche completato QDGhì: in questo, come nell’album precedente, è stato
aiutato da Poncio Belleri, che ha collaborato agli arrangiamenti e suonato
strumenti. Piergiorgio ha poi composto cinque canzoni dedicate a questo
periodo. Una è L’è mei sta a ca’, che reimpiega il video ufficiale di I Want
To Break Free: una famosa performance dei Queen travestiti da “casalinghe
disperate”. Quale modo migliore per reinterpretare l’hashtag #iorestoacasa?
Prim dé de primaéra è una
malinconica ballata sull’epidemia, in contrasto con l’arrivo della bella
stagione. Mas Que Rina trasforma il fastidio dell’obbligo di mascherina in un
ritmo latinoamericano, con delicata e arguta sdrammatizzazione. In dialetto è
l’ Intervista col virus, che sembra aver imparato benone il vernacolo
bresciano. Con accento montanaro, fra l’altro. Di sicuro, di bresciano ha la
smania di lavorare e proseguire col mestiere di famiglia… Gh’è riàt
l’epidemia ha un ritmo da ballo liscio, per cercare un poco di spensieratezza
almeno nella musica, dato che “sa pöl mìà cantà, sa pöl mìa balà, sa pöl mìa ‘ndà
a Mèsa...” Un ulteriore brano è in via di completamento: il testo è di Giuliano
Aradori da Lograto, lo stesso di Prim dé de primaèra.
Tutto questo, intanto che si
attendono le inevitabili conseguenze economiche della quarantena. Tanti
artisti, così come tanti bar e ristoranti, non potranno farcela (non
facilmente, perlomeno). Per rifiorire, la musica e il divertimento dovranno
attendere una nuova stagione di “assembramenti”, senza i quali non hanno motivo
di esistere.
Pubblicato su Paese Mio
Manerbio, N. 153 (maggio 2020), p. 13.
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