Il mio cuor è un Medioevo,
un empire alla fine di
chissà quale décadence
–o forse troppo perpetuo
per dirsi vissuto.
È un manto di selve
piene di mostri
familiari
È un mosaico di città
sedute a consiglio,
dove la Concordia dipinge
affreschi,
mentre sangue sotterraneo
annega l’ignavia
Qualcuno
trascrive
esausto
gli esemplari di una me
tanto obliata
da essere presente
e il Tempo non ha senso.
Sono il
Mediterraneo brulicante
di lingue
Mie son tutte e nessuna
Io sono Babele
disillusa
che scende a conversar
amabilmente
in una lingua franca.
Io sono il latino ignaro
della propria morte,
che parla a ognuno
nel proprio abbacinato mistero.
Io sono la Notte,
in cui ha spazio ogni lume.
Se mi
ucciderà un Sole non so
Compresa in: AA. VV., Homo eligens, Gaeta
2014, deComporre Edizioni.
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