L'ottobre 2013 ha visto la seconda
edizione del Festival della Scienza "Scienza in Paese", organizzato
dall'Associazione Chirone. Il progetto è stato patrocinato e sostenuto
economicamente dal Consiglio di Regione Lombardia, dalla Fondazione ASM e dai
Comuni di Coccaglio, Manerbio, Offlaga, Verolavecchia e Roncadelle.
Ferdinando Cotugno e Giancarlo Cinini |
A distinguere il mutamento
climatico in corso da quelli del passato è la sua rapidità. La concentrazione
di gas serra nell'atmosfera, dovuta agli scarti delle attività industriali e
della produzione di energia, sta provocando ciò di cui sentiamo parlare sempre
più spesso: scioglimento dei ghiacciai, innalzamento del livello dei mari,
venti e inondazioni "anomale" che (secondo Cotugno) erano in realtà
perfettamente prevedibili. Ciò significa che le civiltà umane non possono più
contare su una "finestra temporale" di stabilità climatica per
svilupparsi. Per evitare le conseguenze peggiori (come la perdita delle città
costiere o l'arrivo di frequenti uragani da un Mediterraneo sempre più
"tropicale"), ciò che si richiede è la famosa "transizione
energetica": passare dai combustibili fossili alle fonti rinnovabili.
Anche il nostro modello economico basato sulla sempre crescente produzione di
beni ha i giorni contati: non solo per evitare gli sprechi energetici, ma anche
perché (banalmente) qualsiasi tipo di risorsa materiale è destinata a
esaurirsi. L'entità della transizione ecologica richiesta è tale da coinvolgere
tutti gli aspetti della vita umana, comprese le caratteristiche dei beneamati
paesaggi italiani (anche il tipo di alberi da piantare andrà rivisto, alla luce
dei venti sempre più forti). La crisi climatica è una crisi esistenziale di
proporzioni mondiali. Ecco perché è diventato così seducente il messaggio dei
"negazionisti del cambiamento climatico", che vogliono ricondurre gli
allarmi ecologisti a "un complotto per limitare la nostra libertà".
Cotugno e Cinini, in particolare, hanno affrontato questioni di giustizia sociale
legate alla transizione ecologica. Chi soffre di più per l'aumento delle
temperature, chiaramente, è chi non può permettersi un buon condizionatore o
vive in quartieri privi di alberi. Ma è vero anche che non si possono scaricare
i costi della transizione sui singoli e sulle famiglie, imponendo loro costose
ristrutturazioni di case e impianti. Alcuni movimenti politici estremisti hanno
praticamente fondato il successo delle loro campagne elettorali proprio
sull'avversione per questo tipo di imposizioni. Cotugno, perciò, auspica una
transizione ecologica democratica e desiderabile, che veda anche un nuovo tipo
di bellezza architettonico-urbanistica: l'integrazione fra edifici e natura, la
piantumazione di alberi in ogni quartiere (non solo in quelli eleganti). Il
tempo per farlo è agli sgoccioli... ma non è ancora scaduto.
Pubblicato su Paese Mio
Manerbio, N. 197 (novembre 2023), p. 9.
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