In
questi tempi bui, raccogliere un po’ d’allori non fa male. In questo caso, si
tratta d’allori freschissimi, universitari: quelli di Francesco Hoch (classe
1995), nostro concittadino, recentemente diplomatosi presso la Scuola Normale
Superiore di Pisa. La votazione è stata di 100/100 con lode; il lavoro
presentato s’intitolava: “Proposta sperimentale di una Quantum to Quantum Bernoulli factory”. Ovviamente, si tratta di
un diploma distinto dalla laurea magistrale vera e propria, che ha conseguito
in fisica della materia presso l’Università di Pisa, con un voto di 110/110,
discutendo la tesi: “Caratterizzazione di tecnologie fotoniche per
l’informazione quantistica”. Una bella soddisfazione non solo per lui, ma per
tutta Manerbio.
Naturalmente, la vita di Francesco
non è fatta solo di fisica. È appassionato anche di cucina, fumetti e filati.
Con “filati”, ci riferiamo soprattutto all’uncinetto e al macramè, oltre che ai
ferri da calza (poco adoperati da lui). Un interesse propiziato dalla giornata di lavoro a maglia in pubblico promossa dalla nostra “merciaia ribelle”: Gloria
“la Cius” Colucci. Ultimamente, il nostro dottore in fisica dall’animo creativo
sta imparando il ply-split: una tecnica d’origine indiana basata sull’intreccio
di corde per formare oggetti tridimensionali.
Per quanto riguarda la scelta degli
studi, Francesco ha sempre avuto un forte interesse per l’elettronica, la
tecnica e le scienze in generale; ma la vocazione per la fisica nacque per
caso. Al secondo anno del corso per diventare perito elettrotecnico, partecipò
ai Giochi di Anacleto, una competizione teorico-pratica di fisica tra studenti
di una stessa scuola. Si classificò molto bene, cosa che spinse la
professoressa di fisica dell’anno successivo a proporgli addirittura le
Olimpiadi di Fisica. Stavolta, il risultato non fu buono; ma lasciò al futuro
dottor Hoch la voglia di prepararsi meglio, al di là del programma scolastico.
Vennero poi altre partecipazioni alle suddette Olimpiadi, con esiti migliori;
in queste occasioni, Francesco conobbe cosa fosse la famosa Normale di Pisa. Il
resto è storia.
Come dice lui, la Normale dà tanto e
chiede tanto. Bisogna mantenere la media dei 27/30 agli esami universitari, con
un minimo di 24/30 per ciascuno; si è tenuti anche a seguire corsi
supplementari. D’altro canto, i normalisti ricevono vitto, alloggio, rimborso
delle tasse, un contributo mensile e una serie di servizi preziosi per
qualsiasi studente (biblioteche, borse di scambio, ecc.). Soprattutto, offre la
possibilità di convivere con coetanei dagli interessi simili, cosa che è di
grande supporto emotivo e permette anche di chiedere consigli al compagno della
porta accanto a qualsiasi ora del giorno. Non si rimane mai isolati e si ha
anche l’occasione di vivere momenti quali “le 24 ore di biliardino” o la guerra
di gavettoni contro la Scuola Superiore Sant’Anna.
Non crediamo però che diplomarsi a
pieni voti alla Normale di Pisa significhi vedersi stendere davanti il
metaforico tappeto rosso. Certamente, è un titolo non disprezzabile e può
essere determinante, nel dare un peso al proprio curriculum; ma trovare la
propria strada rimane tutt’altro che scontato. Spesso, lo scontro con la realtà
del mondo del lavoro è ancora più grave e deludente per chi ha avuto una
carriera universitaria così brillante. Facciamo dunque i migliori auguri al
neodottore Francesco Hoch e a tutti quelli che, come lui, hanno preziose doti
da mettere a disposizione della comunità.
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