Probabilmente di origine celtica, ci sono note coi nomi latini di “Matrae”, “Matres” (= “Le Madri”), “Matronae” (= “Le Matrone”) e “Iunones” (= “Le Giunoni”). Sono dee circondate da simboli di abbondanza e fertilità, raffigurate in numero di tre. Perché tre? Forse, come riferimento ai tre stadi in cui la vita femminile è stata convenzionalmente divisa per millenni: vergine, sposa/madre e anziana. O per suggestione delle tre fasi in cui la luna è visibile in cielo (crescente, piena, calante), con eguale riferimento al ritmo di crescita delle piante durante ciascuna di esse.
Quale
che sia l’ipotesi corretta, fatto sta che le “Iunones/Matronae/Matres/”Matrae””
sono menzionate in parecchie iscrizioni votive ritrovate nelle aree un tempo
abitate da popolazioni celtiche: anche nelle aree del lago di Garda, di Brescia
e di Manerbio.
Ne parla un capitolo di Fantastico Garda, pubblicato da Simona Cremonini (presentARTSì, 2017). A pag. 15,
l’autrice precisa che l’area dell’Italia settentrionale vede solamente la
menzione delle “Matronae” e delle “Iunones”, senza le altre due varianti del
nome. Quattro delle iscrizioni ritrovate nella ex-Gallia cisalpina sono
dedicate alle “Iunones-Matronae”. Cremonini suppone che la fusione dei due nomi
in un unico culto sia dovuta alla reinterpretazione romana di divinità
femminili celtiche, simili (appunto) alle “Iunones”: gli spiriti tutelari
assegnati alla nascita a ciascuna donna e corrispondenti alla loro capacità di
generare. Il loro nome era lo stesso di Giunone, sposa di Giove e protettrice
delle matrone, le donne sposate destinate a diventare madri.
Date le premesse, non ci stupisce
vedere queste dee triplici raffigurate insieme a simboli di fertilità e
abbondanza. A volte, mostrano un seno nudo (l’organo dell’allattamento);
spesso, sono accompagnate da bambini, frutta, pane, grano, accessori per il
bagno, talvolta fusi e bilance. Tutti oggetti collegabili con una vita
domestica confortevole e piena d’abbondanza. Nelle rappresentazioni delle
“Matres”, le due più anziane si trovano ai lati e indossano peculiari cuffie
molto gonfie; la più giovane è al centro e ha lunghi capelli fluenti.
Per quanto riguarda le iscrizioni di
cui abbiamo parlato, esse sono molto sintetiche e attestano lo scioglimento di
voti fatti dai pellegrini a queste divinità. Quelle ritrovate a Manerbio,
secondo Cremonini, menzionano sia le “Iunones” che le “Matronae”. Seguono un
formulario alquanto fisso, spesso comprendente abbreviazioni e sigle. In
particolare, è ricorrente “V.S.L.M.”: “Votum Solvit Libens Merito”, ovvero
“sciolse il voto volentieri e meritatamente”.
Pubblicato su Paese Mio
Manerbio, N. 158 (ottobre 2020), p. 6.
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