“Quando penso non ci sono
e mentre fuggo già ritorno”.
Nel retro di ogni fatto che accade in modo spontaneo, e
quindi di ogni emozione da vivere, persiste un motivo di altissimo spessore
dacché ne va dell’esistenza sfaccettabile sempre affinché la si evidenzi, che riguarda l’animazione dell’altrove… un
qualcosa da concepire con l’alchimia, di essenziale per la storia degl’ideali,
potendo appurare un processo d’evoluzione irrefrenabile.
“A che serve lottare quando tutto scompare?”.
Claudio verseggia non tralasciando in fondo l’attuale corso
degli eventi, è in grado di abilitarsi comunicando, rispettando gli altri, in
possesso di un’anima considerevole, energica e impetuosa alla messa in ballo
dei valori, dall’inizio (con l’approfondimento di se stesso) alla fine (con la
propensione a socializzare, coinvolto dalla dimensione terrena).
“… decidi tu quando è il caso di sorridere”.
In “Rituale” - la prima lirica di quore, di questa sua nuova
raccolta - i versi si riferiscono a un percorso di conoscenza, a un attivismo
incrollabile, che effettivamente lo si nota fino a leggere le parole sotto il
titolo di “Trucevirgulto” e invocare con lui magari la felicità dei tempi
trapassati, per esperienze illuminate flebilmente da una fonte primaria
d’energia, dato il gelo emotivo.
I versi di Claudio pulsano entro un termine di paragone figurativo
abbastanza impegnato; e spesso frizzano beffardamente, dimodoché il lettore
possa perfino aderire all’evoluzione moderna, contemplando senza dare adito a
della pesantezza le fragilità generabili dall’imponenza dell’Io, rendendosi
complice momentaneo delle ansie di un’umanità delimitabile.
“Il giorno spreca il tempo
senza nulla in cambio
le stelle temporeggiano l’infinito
il vetro schiaccia il volto del bambino…”.
Il poeta vive incentivando sensazioni, dei particolari a
prova di destino, con la memoria che sboccia invitando la persona amata a un
minimo di reciprocità… nel tempo reale che va manifestato allo scopo di
addolcire il domani, anche se in pratica le emozioni traggono origine
esclusivamente dalla vecchia parola data con orgoglio.
“Quel che si dice vita
è solo un vanto di antiche promesse
quel che si dice vita
è già un fiore che sboccia nonostante il freddo”.
Non ha senso pregare che si respiri se non si rinasce, e in
effetti i piccoli gesti diventano piacevoli solo se veniamo colti da un nuovo
inizio, con lo stare insieme a sorprendere dei soggetti al culmine delle
proprie solitudini… col pianeta Terra covato dall’individuo, da rianimare
tramite esperienze occupabili, in sintonia graduale purché si abbia voglia di
crescere.
Il rincretinimento dipende dal desiderio di voltare pagina
per nuove scelte, dalla necessità di uscire fuori e oltrepassare il limite
della ragione che c’imponiamo inutilmente come se costretti a soffrire; quando
piuttosto sarebbe bene stare dietro a dei piaceri dettati dal fatto che le cose
cambiano tutt’a un tratto.
“Quando l’ebrezza sfocia nel
mistero
la materia si fa complice”.
Casa Editrice: Youcanprint; Anno di ristampa: 2019; Pagg. 132; Prezzo:
11 euro.
Vincenzo Calò
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