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Bentornati, iRose!

 

iRose band

Come tutti gli artisti sono genio e sregolatezza; amano suonare, cantare, esibirsi, ma se chiedi loro “Chi siete, che fate?” non ti dicono nulla… timidezza? Voglia di renderti curioso? E allora abbiamo indagato, ed ecco qui cosa si dice di loro. 

Gli iRose generano un suono potente e d’impatto e lo fondono con un canto dalle melodie innovative. La loro musica, dal carattere personale e originale, è un mix esplosivo generato dalle loro diverse influenze musicali, che spaziano dal blues al rock progressive, dal rock classico a quello più melodico.

La ricerca degli iRose parte dalle passioni come dall’amore, dai sogni come dalle emozioni. Passione e amore per la musica, per la vita. Sogni ed emozioni che spingono le nostre esistenze a superare quei limiti imposti in questi giorni difficili.

Nel 2008 il primo disco (Oltre, Amc) aveva aperto la strada alla prima formazione con Francesco Valente “storico” batterista e Alessio Melandri al basso.

“È stato un sogno poterlo vivere sulla nostra pelle, sono stati anni davvero belli anche se dopo è arrivato tanto silenzio”.

Oggi si è deciso di voltare pagina... al basso Gabriele Persi ha dato quell’entusiasmo e quella “forza” che serviva; Riccardo De Angelis e Paolo Borgi, orfani del “fratello” Francesco, hanno trovato l’ultimo tassello: Fabio Latini alla batteria…

“Con lui siamo finalmente tornati in studio per la registrazione del secondo disco... undici canzoni con dentro tutto quello che siamo  e con la voglia di non fermarci più”.

INTERVISTA CON PAOLO BORGI

Concludi e approfondisci la seguente affermazione: La musica italiana soffre di…?

La musica italiana soffre di malinconia e di quel legame col passato che non si riesce proprio a tagliare... servirebbe un chirurgo o uno choc per ribaltare tutto e riconsegnare nelle mani dei cantautori la propria storia.

È più difficile cogliere l’Innovazione o l’Ispirazione? Da dove le cogliete?

L'ispirazione fortunatamente non ci manca, anche durante il periodo peggiore di questa pandemia, dove è mancata la libertà personale, siamo riusciti a creare, probabilmente mossi da nuovi stimoli. Perciò la creazione è forse il nostro miglior pregio, mentre crediamo che in musica sia più difficile innovarsi, cambiare e adattarsi ai tempi, anche se ogni band ha un proprio "suono", una propria impronta che rimane nel tempo.

Ci vuole arte, e quindi nel vostro caso Musica, per indurre, specie le nuove generazioni, a una scelta tra il virtuale e il reale?

Le nuove generazioni soffrono della troppa presenza dei social, frutto dei tempi moderni in cui si preferisce il virtuale ... ma tu preferiresti una bistecca in foto? Ahahaha!!! Ecco bisogna tornare all’analogico, al vero, e smetterla col digitale! È comunque un periodo storico davvero complicato e non facile.

Vi sentite di rasentare la perfezione e dunque d’essere portatori di sana esistenza, e se sì, in particolare prima o durante oppure dopo un evento dei vostri?

La perfezione si raggiunge solo in composizione , quando si scrive un testo… una melodia… e la canzone prende forma; con l’artista, il musicista, che arriva vicino al paradiso e quindi vicino alla perfezione. Per tutto il resto, si rimane ancora lontani dall’essere perfetti.

Meglio coinvolgere o sconvolgere l’opinione pubblica?

Meglio coinvolgere l’opinione pubblica ... sconvolgere non è arte, malsì una pagliacciata dovuta dalla mancanza cronica di contenuti e talento.

Gl’ingredienti per il collante che leghi una band, quali sono? Il tempo che passa, vi preoccupa o vi sortisce una soluzione di continuità (sia per le tematiche che trattate e sia per la composizione puramente musicale?)?

Il collante è la forza della Musica e il fidarsi l’uno dell’altro. La bellezza oggettiva di una canzone o di un disco fa sì che si crei sin da subito questo legame tra di noi. C’è una percentuale di ignoto in questi legami che nessuno può spiegare e che si deve solo vivere al meglio. Che sia un brano o un album , tutto ciò che rappresenta la nostra musica, il progetto come gli impegni, ci entusiasma allo stesso modo… ma forse la scrittura di una canzone rimane l’emozione più forte, quella cosa che ti estrania dal mondo; appena dopo c’è il salire su un palco, che dà sensazioni molto diverse.

Un artista in tempo di Covid-19 dà il meglio o il peggio di sé?

Riguardo al Coronavirus possiamo dire di aver dato il meglio di noi stessi... perché proprio in quei giorni di chiusura, e precisamente in quindici giorni, abbiamo scritto tutti gli undici pezzi di “Siamo liberi” (il nostro secondo album) di cui stiamo ultimando le registrazioni. 

Il successo l’avete mai raggiunto, di che sa?          

L’abbiamo sfiorato nel 2009 con il nostro primo EP (Oltre, Amc). Poi qualcosa è andato storto, ma cosa abbiamo provato ce lo teniamo per noi... quel che conta è che oggi andiamo dritti per la nostra strada, “Siamo liberi” e “Non abbiamo più alibi”…!


A CURA DI VINCENZO CALO’

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