Del
maiale non si butta via nulla. Anche a livello estetico. La devozione popolare
lo vuole persino nell’alto dei cieli, al fianco di S. Antonio abate. Esso
ricorda il grasso suino col quale si fabbricavano i medicamenti contro
l’ergotismo e l’Herpes zoster: il
“fuoco di Sant’Antonio”, appunto. Nel IX sec., le reliquie di S. Antonio furono
traslate da Costantinopoli alla Motte-Saint-Didier, in Francia. Qui, dove già
c’era un monastero benedettino, venne istituita una comunità laica che curasse
i malati nel modo suddetto. Quella prima comunità laica si trasformò
gradualmente nell'Ordine Ospedaliero dei canonici regolari di sant'Agostino di sant'Antonio Abate, o degli “Antoniani”, approvato nel 1095 da papa Urbano II e
confermato nel 1218 da una bolla di Onorio III. Un privilegio accordato agli
Antoniani fu quello di poter allevare maiali per uso proprio.
Uno dei maiali dipinti da Mario Cantaboni per ELIOPIG. |
Le rosee rotondità hanno ispirato
molti giocattoli: peluche, pupazzetti in plastica, figurine… Alcuni
rappresentavano Pimpi, amico di Winnie the Pooh. Altri maialini erano vestiti
da cuochi: dopotutto, si sa che s’intendono di pranzi abbondanti… In forma di
porcellini, erano modellate anche presine e calamite da frigorifero. Alcune
riportavano motti autoironici: “Non sono grasso, sono solo meno alto”. Poi,
piatti dipinti, tazze, saliere, zuccheriere, portauova, adesivi, tovagliette,
pacchetti di fazzoletti di carta… Persino bicchieri graduati, che indicavano le
dosi di alcolici indicate per le “Ladies”, i “Gentlemen” e… i maiali.
Tra
i soprammobili, si facevano notare innumerevoli miniature, un porcellino in
vimini e quelli in vetro soffiato (persino di Murano). Naturalmente, non
mancavano i celebri salvadanai. Di bidimensionale, c’erano una locandina della
“Sagra del Maiale” e un disegno dedicato. Alcune miniature rappresentavano
scrofe con la cucciolata, o una famiglia suina in un verde recinto. Le coppie
di porcellini in motocicletta erano invece accompagnate… a messaggi d’amore.
Proprio d’amore ha parlato il
bibliotecario Giambattista Marchioni, leggendo una fiaba ai bambini in visita.
Il maiale, infatti, era presente anche come eroe letterario: dai classici “Tre
porcellini” ai libri cartonati per i più piccoli. Attorno alla biblioteca
suina, erano presenti portapenne e segnalibri.
Una delle storie era “Leo e
Albertina”. Il maialino Leo è perdutamente innamorato della gallinella
Albertina: ma come farsi notare da lei? Il gallo suggerisce di cantare, il
coniglio di danzare, il toro di dar prova di forza… Tutto invano. Finché Leo
non scopre ciò che c’è in lui di davvero speciale: la giocondità e la capacità
di accettarsi con ironia.
Ecco, forse, il motivo per cui il
maiale piace tanto - non solo a tavola.
Pubblicato su Paese Mio
Manerbio, N. 129 (febbraio 2018), p. 17.
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