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Una rete d'insidie?

Cosa succede, quando la sfera della tecnologia e quella delle relazioni s’intersecano? Ne ha parlato la dott.ssa Paola Cattenati del CRIAF (Centro Riabilitazione Infanzia Adolescenza Famiglia) al Teatro Civico “M. Bortolozzi” di Manerbio, il 6 aprile 2017. Con lei, c’era la dott.ssa Lisa Delfini. La serata era intitolata “Il cyber-bullismo e le insidie della rete”; era stata organizzata in collaborazione col Comune. 
Le testimonianze dei ragazzi (riportate dalla dott.ssa Cattenati) evidenziavano il carattere totalizzante della tecnologia nelle relazioni e anche l’assenza di riflessione, prima di condividere contenuti. In alcuni casi, le relazioni on line (e non solo per gli adolescenti…) sembrano più soddisfacenti, perché prive di quelle incombenze quotidiane (poco romantiche) che caratterizzano la vita reale. Interagire su Internet comporta anche una maggiore tendenza ad alterare la propria identità. Il forte investimento dei giovani nella vita sociale on line è contrappuntato da un diffuso senso di solitudine. L’uso compulsivo della tecnologia può diventare una forma di dipendenza e si è anche collegato a un aumento della ludopatia, per via dell’azzardo on line. I cosiddetti siti “pro-ana” e “pro-mia”, addirittura, incoraggiano (rispettivamente) anoressia e bulimia. La dott.ssa Cattenati ha accennato anche a siti dedicati ad autolesionismo e suicidio.
Per quanto riguarda la sessualità, la diffusione di Internet si accompagna al “sexting” (l’invio di proprie immagini sexy tramite computer e cellulari). Nel caso dei minori, ciò può sfociare nella pedopornografia; inoltre, il 17% di chi fa sexting (secondo la relazione della dott.ssa Cattenati) è stato vittima di “revenge porn”: la pubblicazione - per ripicca - di foto e video intimi originariamente riservati al partner.
La dimensione virtuale può poi far cadere le barriere morali in termini di violenza. Non si tratta solo del suo impiego disinvolto nei videogiochi, ma anche del suddetto cyber-bullismo, protagonista di diversi fatti di cronaca. Le caratteristiche del bullismo (sistematicità, durevolezza, squilibrio di potere) sono grandemente amplificate dal mezzo telematico. Esso elimina i limiti spazio-temporali e consente l’anonimato ai molestatori. L’assenza di contatto diretto non permette nemmeno al bullo di toccare con mano le conseguenze delle proprie azioni. I “motivi” adottati per denigrare una vittima sono solitamente piccolezze quotidiane (nudità in spogliatoio), o fragilità (balbuzie). Il cyber-bullismo è una paura molto diffusa fra i ragazzi, ha affermato la dott.ssa Cattenati, per la sua incontrollabilità. 

L’uso di Internet da parte di minori - secondo la psicologa - dovrebbe diventare sempre più un’esperienza condivisa con gli adulti. La dott.ssa Cattenati ha consigliato ai genitori di limitare il tempo trascorso on line dai figli, di avvertirli dei rischi e (per il resto) rispettare il loro investimento nelle relazioni virtuali. Gli scopi sono: favorire la maturità emozionale, la capacità dei ragazzi di stare da soli e di gestire anche i momenti di silenzio o attesa, nonché insegnare a distinguere fra contatti e amici. Gli adolescenti, peraltro, si dimostrano contenti (ha affermato la relatrice), quando vengono organizzati incontri con psicologi sul tema delle insidie virtuali. L’intervento adulto, in questo caso, corregge quegli squilibri di potere che possono rendere pesante l’atmosfera in una classe.


Pubblicato su Paese Mio Manerbio, N. 120 (maggio 2017), p. 8.

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