Passa ai contenuti principali

Chorouk, l'Islam di Manerbio

Si è favoleggiato a lungo della “moschea di Manerbio”. È la sala polifunzionale dell’Associazione Chorouk: parola che rimanda all’alba e a qualcosa che vuol nascere, crescere.
            La fondazione ufficiale risale al 14 maggio 2014, ma un nucleo di volontari esisteva già nel 2013. Si trattava di musulmani residenti a Manerbio, desiderosi di creare un luogo di preghiera, incontro e volontariato. La sede è al pianoterra del condominio di via San Martino. Se ne occupa il custode Lhassan Boutaleb, uomo “di gran cuore”, secondo il presidente Allal Martaj e il vicepresidente Driss Fouiteh. 
Il vicepresidente dell'Associazione Chorouk,
Driss Fouiteh.
            La sala è dotata di tappeti, quando è ora di preghiera. Ma essi lasciano il posto ai banchi, al momento delle lezioni di lingua araba. Esse sono proposte sia agli italiani, sia ai figli dei musulmani che intendono mantenere la propria cultura. Gli alunni di età inferiore ai 10 anni possono seguire questi corsi presso la sede delle scuole elementari.
            Nella sede di “Chorouk”, una saletta è impiegata da ghanesi, senegalesi e pakistani per incontri informativi sulle rispettive culture.
All’associazione si può rivolgere chi deve rinnovare i documenti o regolarizzare burocraticamente la propria permanenza in Italia. Si può richiedere beneficenza, quella che la disponibilità economica di “Chorouk” permette: aiuto nel pagamento delle bollette, generi alimentari di prima necessità, rimpatrio di salme per i funerali. L’attività caritatevole è anche internazionale: l’associazione è in contatto con “Insieme per la Siria libera” e “Syrian Children Relief”. Su appello della prima, ha inviato cibo, coperte e abbigliamento ai profughi siriani. Alla seconda, ha inviato contributi economici perché gli orfani siriani potessero celebrare la grande Festa del Sacrificio o “dell’Agnello”, che ricorda il mancato sacrificio del figlio di Abramo (due mesi dopo il Ramadan).
           
Ogni sabato, due soci condividono i lavori di mantenimento del Bosco Mella. Per tre anni consecutivi, hanno partecipato alla festa multietnica di Manerbio. Alla fine dei corsi di arabo, è stata tenuta un’altra festa, alla quale hanno presenziato anche don Oscar La Rocca (responsabile dell’Oratorio), i rappresentanti del Comune, il presidente dell’AVIS e il direttore delle scuole elementari. Il 4 dicembre 2015, “Chorouk” è stata invitata all’I.I.S. “B. Pascal” per un incontro con gli alunni. Il 18 dello stesso mese, l’associazione ha preso parte allo Shopping Day cittadino.
            I fatti di cronaca recenti, ovviamente, non hanno risparmiato l’attenzione di “Chorouk”. L’arresto di due presunti terroristi islamici in zona ha provocato la sua presa di posizione contro qualunque forma di violenza e turbamento della convivenza multietnica, il 24 luglio 2015. Dopo le stragi di Parigi, l’associazione ha partecipato al raduno indetto dal Comune di Manerbio per esprimere solidarietà ai francesi e condanna del terrorismo (21 novembre 2015). Il 28 novembre 2015, è stata la volta di una manifestazione analoga in piazza Rovetta, a Brescia.
            Presidente e vicepresidente sono ben lieti di aprire la sede a coloro che vogliono informarsi sulle attività. L’impegno nello scambio culturale è ben simboleggiato dalle copie del Corano tradotte per gli italiani e da quelle della Costituzione offerte ai nuovi immigrati. S’intitolava, appunto, “Conosciamo la nostra Costituzione italiana” l’incontro tenutosi il 22 gennaio 2016 presso il Centro Culturale Islamico di Brescia.
La sede di “Chorouk” è anche un punto di riferimento per la Questura, la Regione Lombardia e il Consolato marocchino, che lì inviano le proprie comunicazioni.

            L’impegno dell’associazione per essere una presenza positiva sul territorio è stato premiato dagli articoli dei giornali locali, che riempiono la bacheca della presidenza. Tutto da godere è questo titolo: “I musulmani: «Il nostro centro culturale è aperto anche ai leghisti, li aspettiamo»”.

Commenti

Post popolari in questo blog

Letteratura spagnola del XVII secolo

Il Seicento è, anche per la Spagna, il secolo del Barocco. Tipici della letteratura dell'epoca sono il "culteranesimo" (predilezione per termini preziosi e difficili) e il "concettismo" (ricerca di figure retoriche che accostino elementi assai diversi fra loro, suscitando stupore e meraviglia nel lettore). Per liberare il Barocco dall'accusa di artificiosità, si è cercato di distinguere una corrente "culterana", letterariamente corrotta e di contenuti anche immorali, da una corrente "concettista", nutrita dalla grande tradizione intellettuale e morale spagnola. E' vero che il Barocco spagnolo vede, al proprio interno, vivaci polemiche fra autori (come Luis de Gòngora e Francisco de Quevedo) e gruppi. Ma l'esistenza di queste due contrapposte correnti non ha fondamento reale. Quanto al concettismo, è interessante notare come esso sia stato alimentato dalla significativa definizione che di "concetto" ha dato Francesco...

Farfalle prigioniere, ovvero La vita è sogno

Una giovane mano traccia le linee d’una farfalla. Una farfalla vera si dibatte sotto una campanella di vetro. La mano (che, ora, ha il volto d’un giovane pallido e fine) alza la campanella. L’insetto, finalmente libero, si libra e guida lo spettatore nella storia del suo alter ego, la Sposa Cadavere.              Così come Beetlejuice , The Corpse Bride (2005; regia di Tim Burton e Mike Johnson) si svolge a cavallo tra il mondo dei vivi e quello dei morti, mostrandone l’ambiguità. A partire dal fatto che il mondo dei “vivi” è intriso di tinte funeree, fra il blu e il grigio, mentre quello dei “morti” è caleidoscopico, multiforme, scoppiettante. A questi spettano la gioia, la saggezza e la passione; a quelli la noia, la decadenza, l’aridità. Fra i “vivi”, ogni cosa si svolge secondo sterili schemi; fra i “morti”, ogni sogno è possibile. Per l’appunto, di sogno si tratta, nel caso di tutti e tre i protagonisti. A Victor e V...

"Gomorra": dal libro al film

All’inizio, il buio. Poi, lentamente, sbocciano velenosi fiori di luce: lividi, violenti. Lampade abbronzanti che delineano una figura maschile, immobile espressione di forza.   Così comincia il film Gomorra, di Matteo Garrone (2008), tratto dal celeberrimo libro-inchiesta di Roberto Saviano. L’opera del giornalista prendeva avvio in un porto: un container si apriva per errore, centinaia di corpi ne cadevano. Il rimpatrio clandestino dei defunti cinesi era l’emblema del porto di Napoli come “ombelico del mondo”, dal quale simili traffici partono ed al quale approdano, da ogni angolo del pianeta. Il film di Garrone si apre, invece, in un centro benessere, dove regna un clima di soddisfazione e virile narcisismo. Proprio qui esplode la violenza: tre spari, che interrompono il benessere e, al contempo, sembrano inserirvisi naturalmente, come un’acqua carsica che affiora in un suolo perché sotto vi scorreva da prima. Il tutto sottolineato da una canzone neomelodica italian...