Mi piace pensare a un blog come a una porta aperta su dimensioni diverse, dal fantastico al reale... come a qualcosa che ci porta una boccata d'ossigeno. Qui troverete libri, film, pensieri, ironia, arte, cronaca e storia locale. Una scatola a sorpresa, ma sempre con un occhio per cultura e creatività.
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Io sono mia
Un 8 marzo luminoso, sia per il sole che per gli occhi
chiari e teneri del mio uomo. Colazione in una sala da the graziosa e fuori dal
tempo, al posto della mimosa. Un turbinoso centellinare di momenti soavi.
No, ai “miei
tempi”, l’ambiente del liceo non era così pressante in questo senso. Chissà poi
se tutte le “Lolite” d’allora erano davvero tanto esperte… In fondo, eravamo
poco più che bambine. Più ardimentose dei maschietti anche noi, comunque. Almeno,
nell’esprimere i nostri desideri, le nostre idee e le nostre ripulse, perfino. Fosse
come fosse, l’argomento “sesso” era importante. E la “scandalosa” ero io: la “vergine
Diana” scontrosa, la “Maria Goretti” con la spada di legno impugnata contro il
mondo. C’erano bensì inesperienza e utopia nel mio sentire, i fantasmi
grandiosi e cinerei dell’amore romantico e cattolico così come può essere
concepito in un vicolo di provincia. Quei fantasmi si nutrivano delle mie
letture, della mia solitudine di figlia unica e dell’ombra d’una madre fragile
e riservata nella propria caparbietà. La
modestia un po’ guerriera delle contadine, che rimane anche quando
contadine non son più –o non son mai state, se non per ascendenza.
Ma c’era
anche un che di consapevole e battagliero in tutto quello. Finanche eccessivo e
paranoico, ammetto. La mia fierezza di dire Io
sono mia. Di dare la mia impronta
ai miei sentimenti e alla mia vita (o non-vita) fisica, sbeffeggiando un ordine
parato da trasgressione. Ah, la libertà
obbligatoria… Un gioiello d’oreficeria demoniaca.
Per
tornare all’articolo, ditemi voi: che differenza c’è fra quelle fanciulle
ottocentesche consegnate a un marito imposto e le adolescenti dominate dalla
legge del gruppo? In un caso come nell’altro, è pressione sociale bella e
buona. Sull’intimità e sul corpo, se non sui sentimenti propriamente detti. Dopo
“puttane e madonne”, ecco “fighe e sfigate”. Brave New World, davvero.
Manco a
dirlo, sono già arrivati commenti “femministi” del tipo: “Avevamo proprio
bisogno di questo giornalismo-spazzatura?” “Hanno etichettato le ragazzine!”
(Che, veramente, si etichettano da sole: “Sono le femmine – spiega
Chiara – a sentirsi in dovere di sverginarsi in fretta. E poi gli uomini non
hanno bisogno di insistere, perché le ragazze sono indemoniate”.). Io credo che essere femminista significhi anche scovare le
catene sul corpo femminile dovunque siano, a maggior ragione quelle camuffate. Se
ciò significa portare la torcia nel cuore della “normalità”, là dove ci
piacerebbe poter dire che “tutto va bene”, allora sia. Classificare una
compagna di scuola come “sfigata” perché non fa della propria intimità ciò che “il
gruppo” si aspetterebbe da lei rasenterebbe il bullismo, aggiungo. Invece di
tuonare contro chi fa vedere le magagne dei moderni costumi, sarebbe bello
vedere un femminismo che si opponga a situazioni come questa: “Se sei una
persona sensibile, vivi molto male il fatto di non averla ancora data.
È vero: se non sei carina, se non segui la moda, vieni un po’ emarginata.
Ma è il sesso l’unico argomento che tiene banco, l’unica carta d’accesso per
restare nel gruppo. O sai quello di cui parli, o ti escludono per davvero. Ti
trattano come una bambina, ti lasciano fuori dal gruppo, ti
prendono sempre per il culo, come fossi una sfigata”. O anche
lo spirito femminista rimane ancorato a una visione delle proprie battaglie
ormai inadatta ai tempi?
Io sono mia.... mentre la ragazzina che "la dà via" per una triste e atavica forma di accettazione sociale, è di tutti. Di tutti meno che di se stessa. Brava Erica.
erica, l'articolo della borromeo è indifendibile, sensazionalista e credibile quanto una puntata di Lucignolo. Intervistare una sola ragazzina (ammesso che esista) e basare su quello un giudizio apocalittico e sottilmente moralistico sulle adolescenti "indemoniate" e sull'epoca "decadente" in cui vivremmo. Mi trovo d'accordo coi commenti "femministi" stavolta. Vorrei evitare giudizi sprezzanti sulle persone a seconda di come vivono il sesso, questo articolo non aiuta
Uhm... Quanto ad articoli "indifendibili", ho trovato ben di peggio (a livello di metodo) su testate più grandi e famose, senza che nessuno se n'adontasse... Va' a capire come funziona il mondo... ;) Comunque, se il problema è il metodo, accetto le perplessità sull'articolo della Borromeo. Quello che mi domando è perché si faccia tanta fatica a parlare della "falsa emancipazione", che è solo una schiavitù come un'altra, soprattutto per ragazze giovanissime. Dalla falsa emancipazione bisogna difendersi, punto e basta. E non certo per disprezzo verso qualcuno.
io sono contrario a giudicare falsamente emancipata una persona solo perchè fa cose che io non farei. Quello che è sicuro che gli adolescenti sono curiosi del sesso, vogliono sperimentarlo e sperimentarsi, bisognerebbe parlarne senza tabù, articoli come questo non aiutano, diffondono stigmi, e le adolescenti sono stigmatizzate sia che "scopino" sia che non scopino
Io non parlo di "falsa emancipazione" perché qualcuno fa quel che non farei io. Parlo di "falsa emancipazione" laddove gli atti (più o meno intimi) di qualcuno sono fortemente condizionati dal bisogno di essere accettati e dalla paura del giudizio altrui. La curiosità per il sesso (naturalissima e che io condivido) non c'entra niente con il senso di "doverla dare via" per sentirsi all'altezza delle coetanee.
Eheheh... "L'intera realtà"... Non è ancora nato il mortale che possa pretendere di descriverla. ;-) Nemmeno io vissi il liceo in modo identico a quello descritto dalla Borromeo, se può consolare. Nel post di cui sopra, credo d'aver puntualizzato quanto ci fosse di reale e quanto di "autocostruito" nelle mie sensazioni di ragazzina. Però, rilevavo una tendenza: ovvero, l'esperienza sessuale (vera o presunta) come fattore d'un certo prestigio fra i coetanei. E, per contro, la difficoltà a capire che una ragazza poteva essere emancipata anche decidendo di NON starci... Cose banali, magari, ma che, all'epoca, mi sembravano enormi... E non le ho vissute solo io... Ho parlato anche con una scrittrice che partecipa a progetti formativi nelle scuole e ha fatto le stesse osservazioni, circa il sesso come modo per essere accettati nel "gruppo". Comunque, è vero anche il viceversa: ovvero, che esiste tanto romanticismo tra gli adolescenti. Forse, l'altra faccia della curiosità "materialistica" per il sesso... Due modi diversi di provare attrazione verso la vita... In un caso come nell'altro, temo di divagare. Mi limito a ringraziare per il link che hai postato sotto.
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Il Seicento è, anche per la Spagna, il secolo del Barocco. Tipici della letteratura dell'epoca sono il "culteranesimo" (predilezione per termini preziosi e difficili) e il "concettismo" (ricerca di figure retoriche che accostino elementi assai diversi fra loro, suscitando stupore e meraviglia nel lettore). Per liberare il Barocco dall'accusa di artificiosità, si è cercato di distinguere una corrente "culterana", letterariamente corrotta e di contenuti anche immorali, da una corrente "concettista", nutrita dalla grande tradizione intellettuale e morale spagnola. E' vero che il Barocco spagnolo vede, al proprio interno, vivaci polemiche fra autori (come Luis de Gòngora e Francisco de Quevedo) e gruppi. Ma l'esistenza di queste due contrapposte correnti non ha fondamento reale. Quanto al concettismo, è interessante notare come esso sia stato alimentato dalla significativa definizione che di "concetto" ha dato Francesco...
Una giovane mano traccia le linee d’una farfalla. Una farfalla vera si dibatte sotto una campanella di vetro. La mano (che, ora, ha il volto d’un giovane pallido e fine) alza la campanella. L’insetto, finalmente libero, si libra e guida lo spettatore nella storia del suo alter ego, la Sposa Cadavere. Così come Beetlejuice , The Corpse Bride (2005; regia di Tim Burton e Mike Johnson) si svolge a cavallo tra il mondo dei vivi e quello dei morti, mostrandone l’ambiguità. A partire dal fatto che il mondo dei “vivi” è intriso di tinte funeree, fra il blu e il grigio, mentre quello dei “morti” è caleidoscopico, multiforme, scoppiettante. A questi spettano la gioia, la saggezza e la passione; a quelli la noia, la decadenza, l’aridità. Fra i “vivi”, ogni cosa si svolge secondo sterili schemi; fra i “morti”, ogni sogno è possibile. Per l’appunto, di sogno si tratta, nel caso di tutti e tre i protagonisti. A Victor e V...
All’inizio, il buio. Poi, lentamente, sbocciano velenosi fiori di luce: lividi, violenti. Lampade abbronzanti che delineano una figura maschile, immobile espressione di forza. Così comincia il film Gomorra, di Matteo Garrone (2008), tratto dal celeberrimo libro-inchiesta di Roberto Saviano. L’opera del giornalista prendeva avvio in un porto: un container si apriva per errore, centinaia di corpi ne cadevano. Il rimpatrio clandestino dei defunti cinesi era l’emblema del porto di Napoli come “ombelico del mondo”, dal quale simili traffici partono ed al quale approdano, da ogni angolo del pianeta. Il film di Garrone si apre, invece, in un centro benessere, dove regna un clima di soddisfazione e virile narcisismo. Proprio qui esplode la violenza: tre spari, che interrompono il benessere e, al contempo, sembrano inserirvisi naturalmente, come un’acqua carsica che affiora in un suolo perché sotto vi scorreva da prima. Il tutto sottolineato da una canzone neomelodica italian...
Io sono mia.... mentre la ragazzina che "la dà via" per una triste e atavica forma di accettazione sociale, è di tutti. Di tutti meno che di se stessa. Brava Erica.
RispondiEliminaGrazie... :)
Eliminaerica, l'articolo della borromeo è indifendibile, sensazionalista e credibile quanto una puntata di Lucignolo. Intervistare una sola ragazzina (ammesso che esista) e basare su quello un giudizio apocalittico e sottilmente moralistico sulle adolescenti "indemoniate" e sull'epoca "decadente" in cui vivremmo. Mi trovo d'accordo coi commenti "femministi" stavolta. Vorrei evitare giudizi sprezzanti sulle persone a seconda di come vivono il sesso, questo articolo non aiuta
RispondiEliminaUhm... Quanto ad articoli "indifendibili", ho trovato ben di peggio (a livello di metodo) su testate più grandi e famose, senza che nessuno se n'adontasse... Va' a capire come funziona il mondo... ;) Comunque, se il problema è il metodo, accetto le perplessità sull'articolo della Borromeo. Quello che mi domando è perché si faccia tanta fatica a parlare della "falsa emancipazione", che è solo una schiavitù come un'altra, soprattutto per ragazze giovanissime. Dalla falsa emancipazione bisogna difendersi, punto e basta. E non certo per disprezzo verso qualcuno.
Eliminaio sono contrario a giudicare falsamente emancipata una persona solo perchè fa cose che io non farei. Quello che è sicuro che gli adolescenti sono curiosi del sesso, vogliono sperimentarlo e sperimentarsi, bisognerebbe parlarne senza tabù, articoli come questo non aiutano, diffondono stigmi, e le adolescenti sono stigmatizzate sia che "scopino" sia che non scopino
EliminaIo non parlo di "falsa emancipazione" perché qualcuno fa quel che non farei io. Parlo di "falsa emancipazione" laddove gli atti (più o meno intimi) di qualcuno sono fortemente condizionati dal bisogno di essere accettati e dalla paura del giudizio altrui. La curiosità per il sesso (naturalissima e che io condivido) non c'entra niente con il senso di "doverla dare via" per sentirsi all'altezza delle coetanee.
Eliminama io non credo che quell'articolo descriva l'intera realtà, lo prendo con le molle
EliminaEheheh... "L'intera realtà"... Non è ancora nato il mortale che possa pretendere di descriverla. ;-) Nemmeno io vissi il liceo in modo identico a quello descritto dalla Borromeo, se può consolare. Nel post di cui sopra, credo d'aver puntualizzato quanto ci fosse di reale e quanto di "autocostruito" nelle mie sensazioni di ragazzina. Però, rilevavo una tendenza: ovvero, l'esperienza sessuale (vera o presunta) come fattore d'un certo prestigio fra i coetanei. E, per contro, la difficoltà a capire che una ragazza poteva essere emancipata anche decidendo di NON starci... Cose banali, magari, ma che, all'epoca, mi sembravano enormi... E non le ho vissute solo io... Ho parlato anche con una scrittrice che partecipa a progetti formativi nelle scuole e ha fatto le stesse osservazioni, circa il sesso come modo per essere accettati nel "gruppo". Comunque, è vero anche il viceversa: ovvero, che esiste tanto romanticismo tra gli adolescenti. Forse, l'altra faccia della curiosità "materialistica" per il sesso... Due modi diversi di provare attrazione verso la vita...
EliminaIn un caso come nell'altro, temo di divagare. Mi limito a ringraziare per il link che hai postato sotto.
http://nonlofacciopiu.net/2014/03/10/non-e-vero/
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