Passa ai contenuti principali

Parole, parole, parole...


 
La Patria? Dio? L’Umanità? Parole

che i retori t’han fatto nauseose!...

 

E l’elenco del buon Guido Gozzano potrebbe allungarsi all’infinito, se fosse vivo al giorno d’oggi. Rendere nauseose le parole è uno sport che non passa mai di moda. Appaga l’ego senza richiedere troppo sforzo. Guarda caso, sono reduce dalla proiezione pavese di Cena tra amici, in cui un professore di sinistra e un cafone arricchito si sfidano a colpi d’arrogante vuotezza. “Io conosco il significato delle parole e il loro peso!” esplode, a un certo punto, il primo. Senza commentare questo fulgido monumento alla modestia, passiamo realmente a peso e significato di diverse parole. Quelle che vanno più di moda ora: “dignità”; “diritti umani”; “bullismo”.

            “Dignità” deriva dal latino dignitāte(m) (1), ovvero la “posizione” che qualcuno occupa all’interno della società. Indica un ruolo, comprensivo di diritti, ma anche di doveri, senza i quali non avrebbero senso i primi. Dicasi “dovere” un “incarico, incombenza”: in altre parole, qualcosa che è legato alla propria dignitas, “posizione”. Richiamare qualcuno a un’incombenza, grande o piccola, che gli è stata affidata, non contraddice la “dignità”, dunque, ma la conferma. Anche se è imbarazzante. Anche se non aggrada. Se l’affidamento di compiti e il rimprovero agli inadempienti fossero lesivi della dignità umana, bisognerebbe incarcerare tutti i maestri e i professori che redarguiscono gli allievi davanti alla classe –o anche solo davanti a se stessi.

            “Diritti umani” sono tutti i benefici/tutele che vengono riconosciuti a qualcuno in quanto membro dell’umanità. In particolare, dicasi “diritto” un “principio morale che regola i rapporti sociali […] instaurando un ordine […] la cui violazione comporta […] sanzioni certe.” (3) Sanzionare qualcuno secondo le norme concordate in una comunità, se sussiste la violazione, non è lesivo dei diritti umani. I quali sono, fondamentalmente: la vita, la libertà, la sicurezza della propria persona. (4)

Richiedere a qualcuno di imparare nomi e dati personali elementari delle persone con cui passerà 5-6 anni della propria vita non lede nessuno dei suddetti diritti. Richiedere a qualcuno di fare flessioni sulle gambe o fargli seguire un cineforum notturno nemmeno. Se qualcuno avesse da ridire in fatto di “libertà”, potrebbe benissimo parlare con le persone che gli hanno affidato i suddetti incarichi e defilarsene una volta per tutte. Sarebbe assai meglio che parlarsi alle spalle.

            Infine, “bullismo”: “Comportamento da bullo”, ovvero “Giovane arrogante, violento, losco, teppista.” (5) Niente a che vedere con le persone che impiegano tempo e pazienza per organizzare attività di gruppo fra coetanei, presentazioni dei compagni, uscite collettive con travestimenti carnevaleschi e gioco della bottiglia.

            Persone adulte e di comprovata intelligenza dovrebbero già conoscer chiaramente tutto questo. Ma pare che ci si perda sempre, fra parole, parole, parole…

 

(1)   Cfr. “Dignĭtās, -ātis”, in: Luigi Castiglioni – Scevola Mariotti, Vocabolario della lingua latina, Torino, 1966, Loescher.

(2)   Cfr. “Dovere2”, in: Salvatore Battaglia, Grande dizionario della lingua italiana, Torino, 1966, UTET, vol. IV.

(3)   Cfr. “Diritto2”, ibidem.

(4)   Cfr. Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, art. 3: http://www.interlex.it/testi/dichuniv.htm

(5)   Cfr. Salvatore Battaglia, ibid., vol. II.

Commenti

  1. Ho trovato piacevoli le tue parole parole parole. Grazie, tornerò :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Cara Giorgia, ti ringrazio per l'apprezzamento. :) Sarai più che mai un'ospite gradita. :D

      Elimina
  2. Purtroppo oggi più che mai, nella nostra realtà dominata dai sensazionalismi dei mass-media, l'utilizzo delle parole non per il loro senso e significato, ma per l'immagine confusa che suscitano nella percezione di "senso comune" è allarmante: si veda l'abuso, oltre agli esempi da te esposti, a "giustizia", "eroe", "democrazia" etc...

    RispondiElimina
  3. bellissimo leggere le tue parole parole parole!

    (bravissima, la citazione è di Coco Chanel)

    http://nonsidicepiacere.blogspot.it

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ammetto che, quando ho postato questo brano, non pensavo avrebbe avuto tanto successo... Mille grazie! :D

      Elimina

Posta un commento

Si avvisano i gentili lettori che (come è ovvio) non verranno approvati commenti scurrili, offese dirette, incitazioni all'odio di qualunque tipo, messaggi che violino la privacy o ledano l'onore di terzi. Si prega di considerare questo blog come uno spazio di confronto, così come è stato fatto finora, e non come uno "sfogatoio". Ci scusiamo per eventuali ritardi nella pubblicazione dei commenti: cause (tecnologiche) di forza maggiore. Grazie.

Post popolari in questo blog

Letteratura spagnola del XVII secolo

Il Seicento è, anche per la Spagna, il secolo del Barocco. Tipici della letteratura dell'epoca sono il "culteranesimo" (predilezione per termini preziosi e difficili) e il "concettismo" (ricerca di figure retoriche che accostino elementi assai diversi fra loro, suscitando stupore e meraviglia nel lettore). Per liberare il Barocco dall'accusa di artificiosità, si è cercato di distinguere una corrente "culterana", letterariamente corrotta e di contenuti anche immorali, da una corrente "concettista", nutrita dalla grande tradizione intellettuale e morale spagnola. E' vero che il Barocco spagnolo vede, al proprio interno, vivaci polemiche fra autori (come Luis de Gòngora e Francisco de Quevedo) e gruppi. Ma l'esistenza di queste due contrapposte correnti non ha fondamento reale. Quanto al concettismo, è interessante notare come esso sia stato alimentato dalla significativa definizione che di "concetto" ha dato Francesco...

Farfalle prigioniere, ovvero La vita è sogno

Una giovane mano traccia le linee d’una farfalla. Una farfalla vera si dibatte sotto una campanella di vetro. La mano (che, ora, ha il volto d’un giovane pallido e fine) alza la campanella. L’insetto, finalmente libero, si libra e guida lo spettatore nella storia del suo alter ego, la Sposa Cadavere.              Così come Beetlejuice , The Corpse Bride (2005; regia di Tim Burton e Mike Johnson) si svolge a cavallo tra il mondo dei vivi e quello dei morti, mostrandone l’ambiguità. A partire dal fatto che il mondo dei “vivi” è intriso di tinte funeree, fra il blu e il grigio, mentre quello dei “morti” è caleidoscopico, multiforme, scoppiettante. A questi spettano la gioia, la saggezza e la passione; a quelli la noia, la decadenza, l’aridità. Fra i “vivi”, ogni cosa si svolge secondo sterili schemi; fra i “morti”, ogni sogno è possibile. Per l’appunto, di sogno si tratta, nel caso di tutti e tre i protagonisti. A Victor e V...

"Gomorra": dal libro al film

All’inizio, il buio. Poi, lentamente, sbocciano velenosi fiori di luce: lividi, violenti. Lampade abbronzanti che delineano una figura maschile, immobile espressione di forza.   Così comincia il film Gomorra, di Matteo Garrone (2008), tratto dal celeberrimo libro-inchiesta di Roberto Saviano. L’opera del giornalista prendeva avvio in un porto: un container si apriva per errore, centinaia di corpi ne cadevano. Il rimpatrio clandestino dei defunti cinesi era l’emblema del porto di Napoli come “ombelico del mondo”, dal quale simili traffici partono ed al quale approdano, da ogni angolo del pianeta. Il film di Garrone si apre, invece, in un centro benessere, dove regna un clima di soddisfazione e virile narcisismo. Proprio qui esplode la violenza: tre spari, che interrompono il benessere e, al contempo, sembrano inserirvisi naturalmente, come un’acqua carsica che affiora in un suolo perché sotto vi scorreva da prima. Il tutto sottolineato da una canzone neomelodica italian...