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Un po' di ricordi...

Menzionata al Premio Gennari (Caslino d'Erba, 2010), per la sezione Università Le compagne A voi ritorno come ad un'aiuola dove, vicine, posano le chiome le margherite dal respiro viola, chiamandosi per nome. Fra voi ho posato un grano di cuore dal sapor di melagrana ferita; ne stilla, nelle vostre mani, il fiore che ricalca le dita. Son queste mani terra dolceamara, nero riposo in cui il cuor chiude gli occhi, covando in sen una stagione ignara finché nuova ora scocchi. E lo prende in quel sonno una vertigine, come un sogno di cuna nella notte; vi sente fide come alvo d'origine che sfiora eco di lotte. Così la fiducia, sapore ignoto, diventa pian piano aroma d'abbracci, di caffé misto al profumo di loto che tesse i nostri lacci. Vedi Caterinedito (2011), terza di copertina: http://santacaterina.unipv.it/userfiles/file/AA%202010-2011/caterinedito%202011%20web.pdf 

"Gomorra": dal libro al film

All’inizio, il buio. Poi, lentamente, sbocciano velenosi fiori di luce: lividi, violenti. Lampade abbronzanti che delineano una figura maschile, immobile espressione di forza.   Così comincia il film Gomorra, di Matteo Garrone (2008), tratto dal celeberrimo libro-inchiesta di Roberto Saviano. L’opera del giornalista prendeva avvio in un porto: un container si apriva per errore, centinaia di corpi ne cadevano. Il rimpatrio clandestino dei defunti cinesi era l’emblema del porto di Napoli come “ombelico del mondo”, dal quale simili traffici partono ed al quale approdano, da ogni angolo del pianeta. Il film di Garrone si apre, invece, in un centro benessere, dove regna un clima di soddisfazione e virile narcisismo. Proprio qui esplode la violenza: tre spari, che interrompono il benessere e, al contempo, sembrano inserirvisi naturalmente, come un’acqua carsica che affiora in un suolo perché sotto vi scorreva da prima. Il tutto sottolineato da una canzone neomelodica italian...

La croce e il pallone

S’incastona discretamente, in via S. Martino, la vecchia “Scià Bàs”; sul portone, un’insegna dipinta: “Oratorio”.             L’oratorio “S. Filippo Neri”, col suo dinamismo, reca la fresca impronta di don Domenico Paini, che lo diresse per sette anni. Nel 2008, ha passato il testimone a don Oscar La Rocca; il giovane direttore si è presto accattivato ragazzi e collaboratori, col proprio carattere mite. L’oratorio prosegue dunque il proprio impegno come luogo di formazione ed aggregazione.             Nel 1880, nacque l’Oratorio Maschile, ad opera di don Giovanni Ravera. Fu consolidato da don Eugenio Cassaghi, il cui trasferimento mise in forse l’opera. All’inizio del XX secolo, fu acquistato dalla parrocchia, in via S. Martino, l’appezzamento ove sorge la sede attuale. Quel primo nucleo era ben ridotto rispetto al complesso odierno. I suoi locali erano compresi...

Le ragioni di un forfait: Madame Bovary ed Anna Karénina

Un giorno, mentre riordinava un cassetto in previsione della partenza, Emma si punse le dita. Era il filo di ferro del suo mazzolino di nozze. I boccioli di fiori d'arancio erano gialli di polvere e i nastri di raso bordati d'argento si sfilacciavano sull'orlo. Lo gettò nel fuoco. Si accese più velocemente della paglia secca. Poi fu come un cespuglio rosso sulla cenere, che si consumava lentamente. Lo guardò bruciare. (1) Così l'eroina più celebre di Gustave Flaubert esprime il proprio rifiuto della sua meschina realtà matrimoniale. Un rifiuto che la rende simile alla tolstojana Anna Karénina e che porterà entrambe alla sconfitta. Tanto Anna quanto Emma sono ben radicate nel nostro immaginario letterario. Figlie del secondo Ottocento, mostrano come questo periodo abbia visto fiorire il protagonismo femminile in letteratura. La donna rappresentava, in essa, il rimosso, tutto quanto veniva sacrificato all'ordine ed all'efficienza borghesi: felicità, passione,...

La scrittrice della porta accanto

" 'La troviamo sul giornale e a malapena sappiamo che è di Manerbio!' Così una signora ha commentato la comparsa su Il Ponte , mensile parrocchiale manerbiese, della recensione dell’opera prima di Erica Gazzoldi... " Leggi tutto su: http://www.iis-pascal.it/index.php?option=com_content&view=article&id=108:la-scrittrice-della-porta-accanto&catid=28:notizie&Itemid=76 "Storie come quella di Erica Gazzoldi, la “scrittrice della porta accanto” (cfr. l’articolo di Monica Capuzzi, 30 settembre 2011), non sono isolate..." : http://www.iis-pascal.it/index.php?option=com_content&view=article&id=118:da-manerbio-a-pavia-attraverso-il-pascal&catid=33:i-nostri-ex-alunni&Itemid=141

Intimo colloquio

“Non temere” sussurri, piegando i tuoi grappoli d’onde sui miei pensieri fiochi, sulle ombre del silenzio; intorno a noi, la Sera riempie la stanza con i lembi sapienti della veste e un sorriso d’intuizione. Questo è il tuo mondo, farfalla dalle labbra infanti le   cui risa si fanno boccoli di colori. Lo credevo diverso, troppo vago per il mio cuore che traccia a linee nette di parole il suo volto. La tua stanza riflette il caos gioioso d’un eterno gioco a cui sfidi il pianto e il ner peso della terra; non avresti capito –pensavo- la cura discreta con cui poso, ogni giorno, un’altra pietra di vita. Non c’è gioco nell’arte di plasmare il mio mondo strano, forse troppo pensiero –e di me ride l’inconscio. Così ti ho lasciato sulla mia porta, nell’attesa che si aprisse al tuo aroma di freschi campanelli. Ed infine la Sera ti ha portato, nuova di rore, a dirmi una saggezza sorella del mio cuore; la tua mano ha donato l’ultima pietra al mio universo e, con una parola, l’hai appeso alle s...

La tessitrice di parole

<<Hai capito cosa faccio alle parole?>> ha sussurrato. <<Le corteggio, le prendo per mano e le intreccio in tessuti completamente nuovi...>> I poeti Noi siamo l'Occhio mischiato al rumore che risale dai visceri feroci della vostra civiltà di sudore. Con dita di nebbia, sfogliam le voci tessute, come le aranee, ai crocicchi fra le braccia di metalliche croci; ne rubiamo tremuli, implumi scricchi e li portiamo nelle nostre alcove per farne parola che il sole appicchi. Il nostro passo è brezza che muove i muri macchiati e i cartelli stinti, lasciando tremori e carezze nuove. *    *    * Forse ti han tessuto dita di vetro, nell'antro ove si rifugia la luna ed ululan le voci senza verbo. Scivoli dalle porte dei Sogni ed il dormiente beve dal tuo ciglio il ner che inebria e l'argento che uccide. Poi, in un soffio, tu gli riapri gli occhi e sorridi -spruzzando acqua sul cuore. *    *    * L'immortale Πάντα   ‘ρε̃ι ‘...