Passa ai contenuti principali

La croce e il pallone



S’incastona discretamente, in via S. Martino, la vecchia “Scià Bàs”; sul portone, un’insegna dipinta: “Oratorio”.
            L’oratorio “S. Filippo Neri”, col suo dinamismo, reca la fresca impronta di don Domenico Paini, che lo diresse per sette anni. Nel 2008, ha passato il testimone a don Oscar La Rocca; il giovane direttore si è presto accattivato ragazzi e collaboratori, col proprio carattere mite. L’oratorio prosegue dunque il proprio impegno come luogo di formazione ed aggregazione.
            Nel 1880, nacque l’Oratorio Maschile, ad opera di don Giovanni Ravera. Fu consolidato da don Eugenio Cassaghi, il cui trasferimento mise in forse l’opera. All’inizio del XX secolo, fu acquistato dalla parrocchia, in via S. Martino, l’appezzamento ove sorge la sede attuale. Quel primo nucleo era ben ridotto rispetto al complesso odierno. I suoi locali erano compresi nell’edificio sul retro del campo da calcio dove oggi si allenano i ragazzi della “Virtus Manerbio”. Negli anni ’60, quel primitivo oratorio comprendeva circa una decina di aule delle scuole medie, complemento necessario per ragioni di spazio. Un’ulteriore sala era adibita a cinema parrocchiale. Vi regnava un clima simile a quello delineato, con ironia e lirismo, da Giuseppe Tornatore in Nuovo Cinema Paradiso. I film erano accuratamente selezionati e censurati, in tempi in cui gambe femminili ed effusioni amorose potevano sembrare audaci su un grande schermo. I più ardimentosi frequentavano, piuttosto, il Cinema Astra, meno timorato. Fu poi fondato il Centralcine (1962), ribattezzato “Politeama” da mons. Gennaro Franceschetti (1994), quando fu ristrutturato in chiave neoclassica. Oggi è l’unico cinematografo permanente di Manerbio.
            Il “Ciambellone”, il rotondo Palazzetto dello sport che oggi domina l’oratorio, fu voluto da mons. Virgilio Casnici (1958 – 1973). Così esortava i fedeli a contribuire: “A gioventù nuova, oratorio nuovo!” Tuttavia, i fondi scarseggiarono a lungo, facendo di quell’iniziativa edilizia una nostrana “fabbrica del Duomo”.
            Ultimo edificio ad aggiungersi fu il Palazzo Bersani, che ospita anche la casa del direttore. Fino al 2008, fu la sede dell’Istituto per i servizi commerciali “S. Filippo Neri”, ereditato dalle gestione delle Suore Orsoline con la scuola elementare “S. Angela Merici”.
            Attualmente, l’oratorio è luogo d’incontro e passatempo per ragazzi e bambini non necessariamente devoti. È gradevole il bar, con i suoi videogiochi, il biliardo, il ping-pong ed il calcetto. Per i più piccoli, c’è un parco-giochi dotato di scivoli, altalene, dondoli ed un mini-castello. Non è raro vedere –a riprova dell’apertura multietnica- bambini dalla pelle bruna, accompagnati da madri in sari e con la fronte segnata dal bindi, il circoletto rosso delle donne indiane.
            Presso l’oratorio ha avuto luogo l’esperienza teatrale della compagnia “Suzao – Vivere insieme”, che negli anni scorsi ha portato in scena musical come Godspell e Scusi, lei ci crede ai miracoli? Iniziativa in linea con lo spirito del “S. Filippo Neri”, che valorizza i giovani e la loro religiosità fresca, solare.
            Ogni anno, poi, i ragazzi dell’oratorio partono per il cosiddetto “campo-scuola”: giorni da trascorrere insieme in graziose località montane, fra giochi, preghiere e riflessioni. Massimo obiettivo dei “campi” è suscitare nei ragazzi l’affiatamento di una famiglia.
            Durante l’anno scolastico, il “S. Filippo Neri” mette un locale a disposizione del Centro di Aggregazione Giovanile (C.A.G.), per le sue attività di ricreazione e doposcuola. Bisogna ricordare anche la collaborazione con il Comune di Manerbio e la Scuola Primaria nell’iniziativa “L’Altra Estate”: laboratori, compiti e giochi per bambini dai 6 agli 11 anni (vedi Paese Mio, agosto 2011, pag. 3).
            Soprattutto, però, l’oratorio si fa luogo comunitario in occasione del “Gruppo estivo”, il celeberrimo “Grest”. Nacque nel 1971, ad opera di don Firmo Gandossi, seguito dal suo collaboratore don Fausto Botticini. Allora, si chiamava “Ranch dell’amicizia”; le otto squadre raccoglievano i ragazzi di ciascuna diaconia. Ad ognuna era assegnato un ritaglio dell’attuale parco-giochi: là, ogni squadra costruiva il proprio stand, sua sede per tre settimane di giochi e tornei.
Ora, il “Grest” raduna i giovanissimi ogni anno, a luglio; le squadre hanno nomi coloriti, ispirati alla Bibbia o a kolossal fantasy (Shrek; Il Signore degli Anelli…). Un grande pregio del “Grest” è la sua trasversalità: ossia, unisce ragazzi di quasi tutte le famiglie manerbiesi, comprese quelle più estranee agli ambienti parrocchiali.
            Coinvolgeva largamente Manerbio anche la processione “Camminiamo per un dono”. Don Ezio Bosetti (1986-1989), direttore dell’oratorio, la ideò come mezzo di raccolta fondi per beneficenza. Don Ezio è ricordato anche per aver preso la difficile decisione di impedire il passaggio delle automobili all’interno dell’oratorio, a salvaguardia dell’incolumità dei ragazzi.
            Tra alti e bassi, dunque, il “S. Filippo Neri” vuole rimanere un luogo accogliente, a misura di giovani e giovanissimi che desiderano conoscersi, impegnarsi e divertirsi. A ciò contribuiscono –diversi, ma non opposti- una croce e un pallone.


Erica Gazzoldi


Da "Paese Mio Manerbio", ottobre 2011

http://www.giornalepaesemio.it/
https://www.facebook.com/#!/giornalepaesemio
https://www.facebook.com/#!/group.php?gid=52034580935


Commenti

Post popolari in questo blog

Letteratura spagnola del XVII secolo

Il Seicento è, anche per la Spagna, il secolo del Barocco. Tipici della letteratura dell'epoca sono il "culteranesimo" (predilezione per termini preziosi e difficili) e il "concettismo" (ricerca di figure retoriche che accostino elementi assai diversi fra loro, suscitando stupore e meraviglia nel lettore). Per liberare il Barocco dall'accusa di artificiosità, si è cercato di distinguere una corrente "culterana", letterariamente corrotta e di contenuti anche immorali, da una corrente "concettista", nutrita dalla grande tradizione intellettuale e morale spagnola. E' vero che il Barocco spagnolo vede, al proprio interno, vivaci polemiche fra autori (come Luis de Gòngora e Francisco de Quevedo) e gruppi. Ma l'esistenza di queste due contrapposte correnti non ha fondamento reale. Quanto al concettismo, è interessante notare come esso sia stato alimentato dalla significativa definizione che di "concetto" ha dato Francesco...

Farfalle prigioniere, ovvero La vita è sogno

Una giovane mano traccia le linee d’una farfalla. Una farfalla vera si dibatte sotto una campanella di vetro. La mano (che, ora, ha il volto d’un giovane pallido e fine) alza la campanella. L’insetto, finalmente libero, si libra e guida lo spettatore nella storia del suo alter ego, la Sposa Cadavere.              Così come Beetlejuice , The Corpse Bride (2005; regia di Tim Burton e Mike Johnson) si svolge a cavallo tra il mondo dei vivi e quello dei morti, mostrandone l’ambiguità. A partire dal fatto che il mondo dei “vivi” è intriso di tinte funeree, fra il blu e il grigio, mentre quello dei “morti” è caleidoscopico, multiforme, scoppiettante. A questi spettano la gioia, la saggezza e la passione; a quelli la noia, la decadenza, l’aridità. Fra i “vivi”, ogni cosa si svolge secondo sterili schemi; fra i “morti”, ogni sogno è possibile. Per l’appunto, di sogno si tratta, nel caso di tutti e tre i protagonisti. A Victor e V...

"Gomorra": dal libro al film

All’inizio, il buio. Poi, lentamente, sbocciano velenosi fiori di luce: lividi, violenti. Lampade abbronzanti che delineano una figura maschile, immobile espressione di forza.   Così comincia il film Gomorra, di Matteo Garrone (2008), tratto dal celeberrimo libro-inchiesta di Roberto Saviano. L’opera del giornalista prendeva avvio in un porto: un container si apriva per errore, centinaia di corpi ne cadevano. Il rimpatrio clandestino dei defunti cinesi era l’emblema del porto di Napoli come “ombelico del mondo”, dal quale simili traffici partono ed al quale approdano, da ogni angolo del pianeta. Il film di Garrone si apre, invece, in un centro benessere, dove regna un clima di soddisfazione e virile narcisismo. Proprio qui esplode la violenza: tre spari, che interrompono il benessere e, al contempo, sembrano inserirvisi naturalmente, come un’acqua carsica che affiora in un suolo perché sotto vi scorreva da prima. Il tutto sottolineato da una canzone neomelodica italian...