Vivono
stipati in alloggi ristretti. Il loro cibo è artificioso e insano. Sono imbottiti di medicinali,
per compensare le condizioni di vita non salutari. Mai aria limpida, mai
contatto con la terra. La loro luce viene da lampade, non dagli astri.
Conducono un’esistenza anaffettiva; si riproducono con ritmi innaturali che,
spesso, necessitano di ricorso a biotecnologie.
Polli d'allevamento |
Il
ritmo della loro giornata è così frenetico che non hanno nemmeno tempo di farsi
domande. Non di rado, sono tanto anestetizzati da qualunque stimolo creativo,
intellettivo o sentimentale da non provare nemmeno interesse per le questioni
esistenziali. Qualora se ne ponessero, probabilmente, si troverebbero a
guardare nella voragine dell’assurdo.
L’unico
fine delle loro vite è quello di essere comprati e venduti. Ma non lo sanno. A
quasi ogni parte del loro corpo, a ogni loro funzione fisiologica può essere
assegnato un prezzo di mercato, volendo.
Bellezza,
sentimento, desiderio… Sprechi. Anzi: non sanno nemmeno cosa siano. La vita è
una successione di nascere-mangiare-defecare-produrre-morire, in un quadro il
più possibile essenziale e asettico. Nessuno si sogna di sprecare soldi per
loro. Ci sarebbe pure il rischio che si mettessero in testa idee strane, che
cominciassero a pensare a qualcosa di diverso… che l’esistenza potrebbe essere
fuori da un capannone, fuori da quei micro-alloggi affollati. Potrebbero
guardare in alto, scoprire che vivere è respirare a pieni polmoni, avere dentro
di sé la forza di cinque elementi. E, magari, si incavolerebbero di brutto per
le condizioni a cui sono stati ridotti.
Ci
sono pure quei rompiscatole che scrivono, manifestano e alzano la voce
continuamente, per rivendicare i presunti diritti di queste bestie… Ma cosa
vogliono? Fanatici, gente con la testa tra le nuvole, sconsiderati che ci
porteranno alla rovina. In fondo, non sono migliori degli altri. Non campano
forse anche loro del sistema economico che ha bisogno dello sfruttamento di
questi docili animali?
Ma
no… dopotutto, non c’è rischio che questi disgraziati si sveglino. Il loro
cervello è proverbialmente piccolo. È già un miracolo se riescono a guardare
oltre l’orlo del cubicolo. Pensare costa fatica. Soffrire gli spasimi della
crescita esistenziale costa fatica. Certamente, costa di più che procedere d’inerzia,
verso un destino già fissato non si sa bene da chi. Sprecare la propria
esistenza non è un tormento. Se anche sapessero che alcuni loro simili vivono o
hanno vissuto al calore del sole, col profumo della terra, innamorandosi,
godendo e vedendo crescere i propri piccoli… sarebbero inorriditi dal sapere
che non hanno/avevano alloggi riscaldati come i loro e giornate minuziosamente
programmate. Li chiamerebbero barbari e sarebbero anche fieri di non somigliare
a loro. Il punto è che hanno proprio disimparato quella sana "barbarie" che è il destreggiarsi nella vita.
E non è detto che stia parlando dei polli.
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