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La nipote del diavolo - III, 4

Parte III: Colloqui



4.

Michele Ario stringeva convulsamente il bordo del davanzale, alla finestra del proprio studio di psicologo. Non guardava veramente attraverso il vetro. Voleva solo evitare che il dottor Sacchi leggesse il suo volto. Quel viso bruno, dagli occhi simili a carboni e con sopracciglia robuste, era contratto in un dolore di viscere strappate.
            «Scusa, Matteo…» mormorò. La sua voce mesmerica era stranamente rotta dal pianto. «Il fatto è che… oggi è proprio… l’anniversario della tragedia».
«Non preoccuparti, Michele… ti capisco…» conciliò l’altro. Anche le sue parole tremavano, però.
Ario deglutì.
«Mia cognata Virginia era sempre stata portata all’ansia, al male di vivere… Veniva regolarmente a colloquio da me… Ma, periodicamente, ricadeva nelle sue crisi…»
Soffocò un singhiozzo.
«Una sera… esattamente diciannove anni fa… si recò sul Ponte Coperto e…»
Il silenzio che seguì fece intuire la conclusione.
«Mio fratello… la raggiunse dopo qualche mese. Mia nipote Nilde… aveva sei anni».
            Pausa.  
La fine di Virginia e Leonardo gli bruciava come un fallimento immane.
Accennò a un divanetto rosso cupo, poco più in là del dottor Sacchi.
«Mi sembra ancora di vedere mia cognata… distesa lì sopra».
L’altro aggrottò appena le sopracciglia, in segno d’intesa.
Ario gli fece un altro cenno. La fotografia di Virginia in tutto il nitore della propria bellezza, incorniciata e appesa al muro.
«Nilde non ha niente degli Ario» commentò, a mezza voce. «È bella come sua madre».

[Continua]

Pubblicato sul quotidiano on line Uqbar Love (30 luglio 2016).

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