Avrei
preferito dirti queste cose poggiando la testa sul tuo petto, in uno di quegli
abbracci schivi e fraterni a cui –palesemente- non sei abituato, ma che ti
riescono senza sforzo. Non posso aspettare che la fortuna decida quando potrò
parlarti, ora che sono così piena di parole spumose. Anche perché ho la
sensazione che tutto ciò non riguardi solo noi –come una poesia, che può essere
intimista, ma mai intima.
Mi dici
che sarebbe “violenza”, per te, dover credere giusto qualcosa che le tue
impalcature filosofiche rifiutano. Il fatto è che la posta in gioco non sono
affatto i tuoi convincimenti, ma le vite di persone che da essi sono (più o
meno direttamente) toccate. Se si trattasse solo di te, della tua
configurazione come persona… avrei paura di mutare anche solo una sfumatura.
Sono folle nel compiacermi di te, della tua ruvida eleganza, del tuo cuore
chiuso in uno scrigno di velluto. Sei un bacino conchiuso e comodo, pieno
d’un’acqua calda che potrebbe soffocarmi mentre mi culla. Mi domando se sia
questa anche la nozione che tu hai di te stesso e della tua vita. Mi accorgo
che hai fatto una bandiera del tuo vivere in
direzione ostinata e contraria. Un culto sinistro che mi riempie di
reverenza, anche se non di approvazione. Ti sei costruito una sfera di
coordinate all’interno delle quali trovi la risposta a ogni cosa. È questa la tua
ribellione: racchiudere il mondo in un cristallo di geometrie ideali, in cui
puoi finalmente essere tu il più forte, grazie alle tue prestidigitazioni
filosofiche. Non potresti respirare, fuori da questa atmosfera. La tua vendetta
contro un mondo che ti annega nella paradossalità, nella precarietà e nella
multiformità è elegantissima e terribile. Forse, più di quanto tu stesso non lo
intenda.
Ma mi sembra di perdermi in un sogno, continuando a
scriverti. Non capisco più se la persona a cui mi sto rivolgendo sia tu
realmente o un immane spettro delle mie stesse parole. Chiuderò questo biglietto come se lo ripiegassi per
posarlo sul tuo cuscino. Poi, lo lancerò in una bottiglia di kilobyte, su un
oceano digitale. Un messaggio per tutti e per nessuno. Solamente tuo.
Penso tu non abbia capito molto di me... ma dopotutto ci siamo visti solo due volte. A presto. :)
RispondiEliminaNon ne dubito. ;) Non è così facile capire se ci si stia rivolgendo a una persona reale, quando si scrive una lettera... "Non capisco più se la persona a cui mi sto rivolgendo sia tu realmente o un immane spettro delle mie stesse parole."
EliminaComunque... brindiamo insieme alla salute della privacy. xD