"O destino umano! Tu sei un mistero
Che invano opprime l’intelletto stanco; (…)
Le tue lezioni distruggono il cervello,
Facendolo impazzire.
JAMES CLARENCE MANGAN
Pentirmi! E perché dovrei? Pentirmi di cosa, soprattutto? Di aver amato con ogni fibra del mio corpo e cercato di proteggere l’oggetto del mio amore dalla perfidia altrui? Mai e poi mai! Se per questo mi impiccheranno, andrò al capestro a testa alta! Non ho nulla di cui vergognarmi, né tantomeno mi vergono di raccontare quello che mi è accaduto! L’ho sputato in faccia persino a quel vecchio rincitrullito di un prete, giunto, come diceva lui, “a lenire le pene di un’anima smarrita”! Dovevate vedere l’aria sconcertata e scandalizzata con cui se n’è andato!
Molti mi hanno detto che sono pazzo, completamente pazzo… Non lo nego, possono avere ragione! Ma credetemi, non lo sono mai stato di natura…è stata LEI a rendermi pazzo di passione, di quel sentimento talmente potente da privare un uomo del sonno e cancellare ogni altro pensiero dalla sua mente! Lasciate dunque che vi narri! Capirete allora le ragioni del mio tormento e dell’atto che mi ha condotto in questo posto lugubre, dove bocche invisibili gemono ed urlano da mane a sera!
Ricordo, era un’afosa giornata di inizio luglio: il sole cocente abbrustoliva il cielo, l’intollerabile umidità gravava come piombo sulla città e stringeva alla gola con le sue mani viscide. Avevo atteso che il sole tramontasse per fare una passeggiata, così da evitare le ore più calde. Dato che la canicola cominciava, per mia fortuna, ad attenuarsi, decisi di prolungare il mio vagabondaggio e giunsi in una zona piuttosto periferica ma elegante.
Fu allora che la vidi! Di solito il mio sguardo fermo punta dritto davanti a me ovunque io mi muova, ma questa volta fu inspiegabilmente attratto alla sua destra da una forza incoercibile! Trascinato da quel misterioso richiamo, mi voltai…eccola!
Credo sia stato quello l’unico momento in cui mi chiesi come avevo potuto fino ad allora sopravvivere senza aver goduto di cotanta bellezza! Quelle forme delicate, che tradivano una malcelata fragilità, eppure nobilitate da un nonsoché di severo e orgoglioso! Appariva tuttavia un poco discosta, quasi impaurita dalla presenza di estranei! Temetti che vedesse il mio sguardo adorante, e pertanto feci finta di nulla e passai oltre, ma senza che la coda del mio occhio smettesse di indugiare su di lei. Ebbi ciononostante la netta sensazione che anch’ella mi avesse notato e stesse di nascosto seguitando a guardarmi…! Forse avevo suscitato in lei altrettanto interesse?
In preda alle più forti emozioni, vacillando sotto il peso dell’insicurezza e dell’ansia, non osai passare di nuovo da quella strada quando tornai. Una volta rincasato, mi sentii ancor più combattuto: la parte razionale di me desiderava buttare tutto all’aria, consapevole che si trattava di una meta troppo alta a cui ambire; la parte impulsiva ed emotiva, invece, mi incalzava ad osare il passo con coraggio, o quantomeno a saperne di più sul suo conto.
Mi sovvenni che un mio vecchio conoscente aveva risieduto a lungo in quella zona e solo da poco s’era trasferito nel centro città. Il giorno dopo mi risolsi ad andare a trovarlo per informarmi da lui in merito alla faccenda. Nonostante la mia descrizione un po’ impacciata e viziata dal trasporto di quel momento, ricordò! Sì, anch’egli l’aveva notata più volte e ne era rimasto altrettanto colpito! Si trovava in quel quartiere già da parecchio tempo, e se la memoria non lo ingannava il suo nome era Stella! Ah, nome sublime, degno di un così fulgido astro del firmamento!
Ascoltando queste notizie, il mio cuore batteva all’impazzata al ritmo delle emozioni più impetuose e vivificanti che avessi mai sperimentato! Forse allora c’era una speranza!
Ahimè, mi ero illuso troppo presto! Ciò che il mio informatore ebbe a dirmi subito dopo mi precipitò in una nera disperazione: ella era già definitivamente legata a qualcuno, e da parecchi anni! Si trattava di un gentiluomo dell’alta borghesia, certo Renzo Villani, avvocato molto stimato nel suo ambiente, specie per le attività di beneficienza a vantaggio delle classi meno abbienti. Una persona indubbiamente ammodo oltre che facoltosa, con la quale non mi potevo minimamente permettere di gareggiare.
Cercando di tenere testa all’angoscia che mi prese in quell’istante, andai via con una scusa qualunque e mi chiusi in casa. Trascorsi delle ore buie e penose, rimuginando inutilmente su una soluzione. Un duello o una qualunque forma di rivalsa contro quell’uomo? Non aveva senso! In fondo, che colpa ne aveva? Ferire in qualunque modo un uomo così amato, per di più, non mi avrebbe attirato che odio e disprezzo, senza contare il disprezzo che avrei provato per me stesso!
Credete ancora che sia uno sporco criminale? Io che non ho osato toccare con un dito l’uomo che l’amava, a cui ella apparteneva! Non sono un viscido e il mio cuore è sempre stato nobile, giudicate voi! ‘Hai ucciso comunque un uomo’, mi direte! Certo! Ma non quell’uomo, non avrei mai osato, anche a costo di soffrire le pene dell’inferno per il turbinio di sentimenti che mi abitava! Colui che ho ucciso era invece uno schifoso verme, un subdolo individuo che voleva attentare a lei perché troppo vigliacco per colpire direttamente il Villani! Costui ha meritato di morire! Lasciate dunque che racconti l’epilogo di questa triste vicenda.
Nonostante la mia ferma intenzione di dimenticare Stella, volli tornare in quella strada per rivederla, anche solo di sfuggita… Mi dicevo che sarebbe stata l’ultima volta in cui avrei posto gli occhi su di lei, poi l’avrei del tutto cancellata dalla memoria, consapevole dello sforzo che mi sarebbe costato.
Ecco che, con mia immensa gioia, la rivedo! Tuttavia, non è sola! Con lei c’è anche il Villani che discute piuttosto animatamente con un uomo… Incuriosito, mi nascondo nell’ingresso di un vicolo dall’altro lato della strada e assisto con cuore palpitante alla scena.
Villani, con un gesto perentorio, intima allo sconosciuto di andarsene e lui stesso si allontana verso destra. Osservo stella: è accigliata e scura, sembra spaventata da quella scena. Lo sconosciuto, però, una volta atteso che Villani sparisse dalla vista, con un sogghigno estrae dalla tasca un piccolo oggetto oblungo e senza nulla dire si avventa su di lei!
La colpisce, la sfregia! Più volte! Ancora!
Rosso, rosso…!
Paralizzato dall’orrore, resto lì ammutolito…poi, raccogliendo tutta la furia accumulatasi in me, mi dirigo meccanicamente, la vista annebbiata, verso lo scellerato, con in mente un solo terrificante proposito.
Brandendo il mio bastone da passeggio, mi lancio a capofitto su di lui! Urla! Lo colpisco dove capita con tutta la violenza di cui sono capace, vomitando i peggiori improperi! Il sangue comincia a scorrere, ma non mi fermo…Come un boia impazzito continuo a percuoterlo…Non si muove più…
La gente nei dintorni, attratta dalle strida, comincia ad accorrere…un poliziotto fa un fischio, si butta addosso a me e mi blocca, tenendomi saldamente.
Il brusio cresce, sempre più forte, ronzante… la vista mi si appanna…
Quello che avvenne dopo è piuttosto vago nella mia memoria: venni interrogato, più volte, poi chiuso qui dentro in attesa di giudizio.
Tutti coloro che hanno ascoltato la mia storia sono rimasti sconvolti, attoniti. Evidentemente non devono aver mai amato, per dimostrarsi così freddi e privi di comprensione! Come quel medico, che è venuto a visitarmi perché gli parevo un caso interessante!
Nessuno mi ha voluto dire cosa ne sia stato di Stella… non ho più saputo nulla. Ma ormai nulla ha più importanza: ho agito secondo giustizia, una suprema giustizia! Fatemi quello che volete, impiccatemi, lasciatemi marcire qui… e che Dio, se mai esiste, vi perdoni per il male che la vostra ottusità continua ad arrecarmi!
REFERTO DEL DOTTOR C. SUL CASO
In vita mia non ho mai assistito ad una simile forma di affezione. Per tanto ho ritenuto giusto stendere un breve elaborato sul soggetto, il signor D., la cui vicenda ha dello straordinario. Grazie alle recenti scoperte freudiane, di cui solo ora cominciamo a intravedere il valore, saremo forse in grado di capire qualcosa di più dei meccanismi degenerati che hanno agito nella sua mente.
Il suddetto D., evidentemente già tarato per via ereditaria, avrebbe sviluppato una sorta di insano e folle feticismo per una nota villa cittadina, villa Stella, una delle più belle delle nostre contrade. Tale affezione si sarebbe spinta a tal punto da portarlo a vedere in essa un oggetto di desiderio sessuale, quasi fosse una donna in persona. Solo così, a parer mio, si potrebbe spiegare il gesto efferato e violentissimo perpetrato a danno del povero dipendente domestico dell’illustre sig. Villani, proprietario della villa. Stando a coloro che sono intervenuti sulla scena, ciò che il dipendente aveva fatto era un semplice sfregio sulla parete della villa con un gesso rosso, forse per vendicarsi sul Villani dell’essere stato licenziato in tronco poco prima. Siccome la villa era giunta a rappresentare nella mente del nostro infelice una persona da amare e da proteggere, qualunque gesto, seppur minimo, che la ledesse sarebbe stato punito con furia diabolica, come i fatti hanno poi tristemente testimoniato.
Prima che la giustizia lo consegni definitivamente alla pena che merita, sarebbe interessante approfondire la sua condizione mentale, fosse anche per acquisire nuovi elementi e conoscenze che ci siano d’aiuto a riconoscere con anticipo casi consimili ed a tutelare la società ed il comune quieto vivere da altre atrocità di tal fatta."
Che invano opprime l’intelletto stanco; (…)
Le tue lezioni distruggono il cervello,
Facendolo impazzire.
JAMES CLARENCE MANGAN
Pentirmi! E perché dovrei? Pentirmi di cosa, soprattutto? Di aver amato con ogni fibra del mio corpo e cercato di proteggere l’oggetto del mio amore dalla perfidia altrui? Mai e poi mai! Se per questo mi impiccheranno, andrò al capestro a testa alta! Non ho nulla di cui vergognarmi, né tantomeno mi vergono di raccontare quello che mi è accaduto! L’ho sputato in faccia persino a quel vecchio rincitrullito di un prete, giunto, come diceva lui, “a lenire le pene di un’anima smarrita”! Dovevate vedere l’aria sconcertata e scandalizzata con cui se n’è andato!
Molti mi hanno detto che sono pazzo, completamente pazzo… Non lo nego, possono avere ragione! Ma credetemi, non lo sono mai stato di natura…è stata LEI a rendermi pazzo di passione, di quel sentimento talmente potente da privare un uomo del sonno e cancellare ogni altro pensiero dalla sua mente! Lasciate dunque che vi narri! Capirete allora le ragioni del mio tormento e dell’atto che mi ha condotto in questo posto lugubre, dove bocche invisibili gemono ed urlano da mane a sera!
Ricordo, era un’afosa giornata di inizio luglio: il sole cocente abbrustoliva il cielo, l’intollerabile umidità gravava come piombo sulla città e stringeva alla gola con le sue mani viscide. Avevo atteso che il sole tramontasse per fare una passeggiata, così da evitare le ore più calde. Dato che la canicola cominciava, per mia fortuna, ad attenuarsi, decisi di prolungare il mio vagabondaggio e giunsi in una zona piuttosto periferica ma elegante.
Fu allora che la vidi! Di solito il mio sguardo fermo punta dritto davanti a me ovunque io mi muova, ma questa volta fu inspiegabilmente attratto alla sua destra da una forza incoercibile! Trascinato da quel misterioso richiamo, mi voltai…eccola!
Credo sia stato quello l’unico momento in cui mi chiesi come avevo potuto fino ad allora sopravvivere senza aver goduto di cotanta bellezza! Quelle forme delicate, che tradivano una malcelata fragilità, eppure nobilitate da un nonsoché di severo e orgoglioso! Appariva tuttavia un poco discosta, quasi impaurita dalla presenza di estranei! Temetti che vedesse il mio sguardo adorante, e pertanto feci finta di nulla e passai oltre, ma senza che la coda del mio occhio smettesse di indugiare su di lei. Ebbi ciononostante la netta sensazione che anch’ella mi avesse notato e stesse di nascosto seguitando a guardarmi…! Forse avevo suscitato in lei altrettanto interesse?
In preda alle più forti emozioni, vacillando sotto il peso dell’insicurezza e dell’ansia, non osai passare di nuovo da quella strada quando tornai. Una volta rincasato, mi sentii ancor più combattuto: la parte razionale di me desiderava buttare tutto all’aria, consapevole che si trattava di una meta troppo alta a cui ambire; la parte impulsiva ed emotiva, invece, mi incalzava ad osare il passo con coraggio, o quantomeno a saperne di più sul suo conto.
Mi sovvenni che un mio vecchio conoscente aveva risieduto a lungo in quella zona e solo da poco s’era trasferito nel centro città. Il giorno dopo mi risolsi ad andare a trovarlo per informarmi da lui in merito alla faccenda. Nonostante la mia descrizione un po’ impacciata e viziata dal trasporto di quel momento, ricordò! Sì, anch’egli l’aveva notata più volte e ne era rimasto altrettanto colpito! Si trovava in quel quartiere già da parecchio tempo, e se la memoria non lo ingannava il suo nome era Stella! Ah, nome sublime, degno di un così fulgido astro del firmamento!
Ascoltando queste notizie, il mio cuore batteva all’impazzata al ritmo delle emozioni più impetuose e vivificanti che avessi mai sperimentato! Forse allora c’era una speranza!
Ahimè, mi ero illuso troppo presto! Ciò che il mio informatore ebbe a dirmi subito dopo mi precipitò in una nera disperazione: ella era già definitivamente legata a qualcuno, e da parecchi anni! Si trattava di un gentiluomo dell’alta borghesia, certo Renzo Villani, avvocato molto stimato nel suo ambiente, specie per le attività di beneficienza a vantaggio delle classi meno abbienti. Una persona indubbiamente ammodo oltre che facoltosa, con la quale non mi potevo minimamente permettere di gareggiare.
Cercando di tenere testa all’angoscia che mi prese in quell’istante, andai via con una scusa qualunque e mi chiusi in casa. Trascorsi delle ore buie e penose, rimuginando inutilmente su una soluzione. Un duello o una qualunque forma di rivalsa contro quell’uomo? Non aveva senso! In fondo, che colpa ne aveva? Ferire in qualunque modo un uomo così amato, per di più, non mi avrebbe attirato che odio e disprezzo, senza contare il disprezzo che avrei provato per me stesso!
Credete ancora che sia uno sporco criminale? Io che non ho osato toccare con un dito l’uomo che l’amava, a cui ella apparteneva! Non sono un viscido e il mio cuore è sempre stato nobile, giudicate voi! ‘Hai ucciso comunque un uomo’, mi direte! Certo! Ma non quell’uomo, non avrei mai osato, anche a costo di soffrire le pene dell’inferno per il turbinio di sentimenti che mi abitava! Colui che ho ucciso era invece uno schifoso verme, un subdolo individuo che voleva attentare a lei perché troppo vigliacco per colpire direttamente il Villani! Costui ha meritato di morire! Lasciate dunque che racconti l’epilogo di questa triste vicenda.
Nonostante la mia ferma intenzione di dimenticare Stella, volli tornare in quella strada per rivederla, anche solo di sfuggita… Mi dicevo che sarebbe stata l’ultima volta in cui avrei posto gli occhi su di lei, poi l’avrei del tutto cancellata dalla memoria, consapevole dello sforzo che mi sarebbe costato.
Ecco che, con mia immensa gioia, la rivedo! Tuttavia, non è sola! Con lei c’è anche il Villani che discute piuttosto animatamente con un uomo… Incuriosito, mi nascondo nell’ingresso di un vicolo dall’altro lato della strada e assisto con cuore palpitante alla scena.
Villani, con un gesto perentorio, intima allo sconosciuto di andarsene e lui stesso si allontana verso destra. Osservo stella: è accigliata e scura, sembra spaventata da quella scena. Lo sconosciuto, però, una volta atteso che Villani sparisse dalla vista, con un sogghigno estrae dalla tasca un piccolo oggetto oblungo e senza nulla dire si avventa su di lei!
La colpisce, la sfregia! Più volte! Ancora!
Rosso, rosso…!
Paralizzato dall’orrore, resto lì ammutolito…poi, raccogliendo tutta la furia accumulatasi in me, mi dirigo meccanicamente, la vista annebbiata, verso lo scellerato, con in mente un solo terrificante proposito.
Brandendo il mio bastone da passeggio, mi lancio a capofitto su di lui! Urla! Lo colpisco dove capita con tutta la violenza di cui sono capace, vomitando i peggiori improperi! Il sangue comincia a scorrere, ma non mi fermo…Come un boia impazzito continuo a percuoterlo…Non si muove più…
La gente nei dintorni, attratta dalle strida, comincia ad accorrere…un poliziotto fa un fischio, si butta addosso a me e mi blocca, tenendomi saldamente.
Il brusio cresce, sempre più forte, ronzante… la vista mi si appanna…
Quello che avvenne dopo è piuttosto vago nella mia memoria: venni interrogato, più volte, poi chiuso qui dentro in attesa di giudizio.
Tutti coloro che hanno ascoltato la mia storia sono rimasti sconvolti, attoniti. Evidentemente non devono aver mai amato, per dimostrarsi così freddi e privi di comprensione! Come quel medico, che è venuto a visitarmi perché gli parevo un caso interessante!
Nessuno mi ha voluto dire cosa ne sia stato di Stella… non ho più saputo nulla. Ma ormai nulla ha più importanza: ho agito secondo giustizia, una suprema giustizia! Fatemi quello che volete, impiccatemi, lasciatemi marcire qui… e che Dio, se mai esiste, vi perdoni per il male che la vostra ottusità continua ad arrecarmi!
REFERTO DEL DOTTOR C. SUL CASO
In vita mia non ho mai assistito ad una simile forma di affezione. Per tanto ho ritenuto giusto stendere un breve elaborato sul soggetto, il signor D., la cui vicenda ha dello straordinario. Grazie alle recenti scoperte freudiane, di cui solo ora cominciamo a intravedere il valore, saremo forse in grado di capire qualcosa di più dei meccanismi degenerati che hanno agito nella sua mente.
Il suddetto D., evidentemente già tarato per via ereditaria, avrebbe sviluppato una sorta di insano e folle feticismo per una nota villa cittadina, villa Stella, una delle più belle delle nostre contrade. Tale affezione si sarebbe spinta a tal punto da portarlo a vedere in essa un oggetto di desiderio sessuale, quasi fosse una donna in persona. Solo così, a parer mio, si potrebbe spiegare il gesto efferato e violentissimo perpetrato a danno del povero dipendente domestico dell’illustre sig. Villani, proprietario della villa. Stando a coloro che sono intervenuti sulla scena, ciò che il dipendente aveva fatto era un semplice sfregio sulla parete della villa con un gesso rosso, forse per vendicarsi sul Villani dell’essere stato licenziato in tronco poco prima. Siccome la villa era giunta a rappresentare nella mente del nostro infelice una persona da amare e da proteggere, qualunque gesto, seppur minimo, che la ledesse sarebbe stato punito con furia diabolica, come i fatti hanno poi tristemente testimoniato.
Prima che la giustizia lo consegni definitivamente alla pena che merita, sarebbe interessante approfondire la sua condizione mentale, fosse anche per acquisire nuovi elementi e conoscenze che ci siano d’aiuto a riconoscere con anticipo casi consimili ed a tutelare la società ed il comune quieto vivere da altre atrocità di tal fatta."
MAURO FRANZINI
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