Ogni romanzo nasconde una frase che ne custodisce il
segreto. O almeno: così a me piace pensare. La frase di Dracula l’ha
scritta Mina Harker, ed è la seguente:
Lucy
dorme, il respiro leggero. Ha le gote più colorite del solito e un aspetto
soavissimo. Se il signor Holmwood si è innamorato di lei soltanto per averla
vista in un salotto, mi domando cosa direbbe se la vedesse ora. (VIII, p.
118)
È una frase straziante, e, per quel che ci capisco io, dice
il significato ultimo di Dracula. Che è un libro molto maschile. E, nel
suo testimoniare il dionisiaco, si compiace soprattutto di sottolinearne una
sfumatura, tutt’altro che banale, e credo piuttosto maschile. Se gli uomini
potessero amare la parte nascosta, inconfessabile, delle loro amanti, allora sì
impazzirebbero d’amore. Ma non lo possono fare, perché se lasciassero scivolare
le donne che amano nella notte del loro istinto, le perderebbero. È un terreno,
quel buio, in cui non sanno combattere: il primo rivale, figlio di quel buio,
se le porterebbe via. Per cui rimangono saldamente ancorati al loro salotto, e,
lì, contemplano la bellezza delle donne amate. Ma certo, quando per un attimo
passa sul loro volto, magari nella libertà del sonno e del sogno, un bagliore
di quello che potrebbero essere…
Tutta l’ironia di questa specie
di supplizio riservato all’uomo civilizzato è riassunta negli ultimi momenti
della vita di Lucy. Posseduta da Dracula, selvaggiamente divenuta vampiro, Lucy
va verso il suo fidanzato: «Vieni a me, Arthur, lascia quegli altri e vieni a
me. Le mie braccia sono bramose di te. Vieni, e potremo riposare insieme.
Vieni, marito mio, vieni» (XVI, p. 275).
Ancora Stoker: «La sua dolcezza si era trasformata in
voluttuosa lascivia». Cosa fa Arthur, il gentiluomo inglese, l’uomo
civilizzato, di fronte a quella donna, che lui aveva scelto in un salotto, e
adesso si trova lì davanti, primitiva e selvaggia? Spalanca le braccia e le si
getta incontro. Non dice: che schifo. Non dice niente e si getta tra le sue
braccia. Purtroppo si butta in mezzo Van Helsing e li divide. Cosa brandisce in
mano, tanto per non lasciar margine al dubbio? Un crocefisso. Lucy si ritrae,
Arthur si risveglia dall’incantesimo. Niente bacio, niente amplesso. Sette
pagine dopo, Arthur pianterà a martellate un piolo nel cuore di Lucy,
uccidendola definitivamente. E solo dopo aver finito, si sentirà dire da Van
Helsing: «E adesso, figliolo mio, voi potete baciare lei. Baciate sue morte labbra,
se voi volete» (XVI, p. 282). Eccolo il supplizio grottesco. Baciate sue morte
labbra…”
ALESSANDRO BARICCO
Da: Dracula e il mito dei vampiri, Milano 2012,
Skira, pp. 82-83. Catalogo dell’omonima mostra alla Triennale di Milano.
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