«Sei di destra o di sinistra?» Questa domanda mi fu
candidamente posta da alcuni miei compagni di scuola media. Risposi che di
politica sapevo quanto le sedie del
corridoio. Oggi, la risposta sarebbe leggermente diversa: quella che Giorgio Gaber diede in Destra Sinistra.
Fra “destra” populista e “sinistra” intellettualista –o,
meglio, centri di vario colore che stanno vedendo le 5 Stelle- cosa volete che
possa dire?
A livello universitario, ho sempre votato per il
Coordinamento per il diritto allo studio – UDU. Una provinciale con le pezze
alle natiche può solo apprezzare l’operato di chi argina il salasso delle
tasche studentesche. Ho pencolato, talvolta, per Ateneo Studenti. Di Azione
Universitaria non parliamo: in quanto goliarda, non apprezzo molto il fatto che
impalmino la Feluca
come simbolo elettorale. Un po’ di rispetto per la
Cosa Più Sacra che C’È, insomma…
Frequento i circoli ARCI, di cui apprezzo l’impegno nel
proporre cultura al di fuori del marketing editoriale e discografico.
Comunque, davanti a un macello in
cui neppure le parole han più significato, ho preso l’unica iniziativa che mi
pareva sensata: ho cacciato fuori da un polveroso e pesante scatolone il
manuale di storia del liceo. Eccolo: Adriano Prosperi – Paolo Viola, Storia del mondo moderno e contemporaneo 2 –
Dall’assolutismo alla Rivoluzione francese, Milano, 2004, Einaudi scuola. So
che vi ritroverò quel che cerco. Infatti, a pag. 176, mi risponde l’agognato
Approfondimento: “Destra e sinistra”.
Dunque, tutto cominciò nel 1792, quando i sanculotti
sospesero la costituzione monarchica in Francia, affidando il potere alla
Comune di Parigi (pag. 163). La definizione del nuovo assetto costituzionale fu
affidata alla Convenzione nazionale. Durante le sue riunioni, i deputati più
rivoluzionari sedevano a sinistra della
presidenza. I loro avversari (quelli che non volevano processare Luigi XVI,
figuriamoci tagliargli la testa) si ponevano a destra. Il resto –va da sé- era centro. Sospirone di sollievo. È tutto qui, allora…
Però, i
secoli sono passati. Luigi XVI si è attaccato al tram, comunque siano andate le
cose. La Francia
è una repubblica. “Destra” e “sinistra” sono dilagate; hanno etichettato ogni
genere di cianfrusaglia (vestiario, musica, cibi e bevande…). Questo gioco –bisogna
dirlo?- mi ha ampiamente stufato, senza avermi davvero coinvolto. Quando mangio
o mi appassiono a un libro, vorrei che fosse il mio gusto effettivo a scegliere,
non un cartellino calato dall’alto.
Individualismo? Di destra!
Mi spiace, ma, ora, pare che vada molto di moda anche fra i
rivoluzionari compulsivi. D’altronde, “di sinistra” erano i sessantottini e non
mi risulta che fossero innamorati delle istituzioni pubbliche come vorrebbe la “tradizione
di sinistra”. Cito dal saggio di Paul Ginsborg, Storia dell’Italia dal dopoguerra a oggi (Milano, 1996, Einaudi
scuola): “Il movimento era collettivista, ma anche libertario (ed in questo
differiva completamente dal comunismo cinese). Nessuna autorità centrale doveva
controllare le azioni individuali, ogni individuo doveva essere lasciato il più
possibile libero di determinare le proprie scelte e i propri comportamenti
privati” (pag. 239).
Passiamo a un altro punto controverso: la mia femminilità.
Femminismo? Di sinistra!
Nemmeno una
data posizione nei confronti della violenza vale a definire l’appartenenza
politica. Le armi, nere o rosse che fossero, hanno macellato allo stesso
modo. Nelle vignette settecentesche francesi, erano clero e nobiltà a opprimere
il Terzo stato; ma ditelo ai contadini
controrivoluzionari della Vandea...
Potrei
continuare ad libitum con questo “gioco
delle parti” che si scambiano continuamente. Ma mi pare abbastanza chiaro che
proclamarsi “né di destra, né di sinistra” non è una manifestazione di
qualunquismo –o di ignavia. È una confessione necessaria a chi non se la senta
di partecipare a un gioco le cui regole sono sempre più ambigue. Ci saranno
sempre, in un Paese, decisioni da prendere e scelte da fare. Però, lasciamo
stare egide troppo strette per chi voglia prendersi lo spazio per pensare. Se
un proclama volete da parte mia, che sia ispirato ad Aldo Palazzeschi:
…i tempi sono molto cambiati,
gli uomini non dimandano
più nulla dai poeti,
e lasciatemi divertire!
ciao erica !!!! ma lo sai che il Ginsborg è attualmente il mio insegnante di storia contemporanea?
RispondiEliminaE' il miglior professore del corso, e come potrebbe non esserlo, visto che non è italiano?
cmq sei sempre molto brava a scrivere....ti rinnovo i miei complimenti...ciao da miky
Figurati, Miky... sei sempre troppo gentile... :-) Sono contenta che tu abbia un professore di cui sei così soddisfatto... A presto!! :D
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