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Fonte: Posterspy.com |
Il Nosferatu di Robert Eggers (2024) non ha bisogno di presentazioni. È il remake di ben due capolavori omonimi, quello diretto da Friedrich W. Murnau nel 1922 e quello diretto da Werner Herzog nel 1979. Due mostri sacri, letteralmente. Eggers si è misurato con loro e (a parer nostro) ha vinto grandiosamente la sfida. Probabilmente, il motivo è che non si tratta di un mero remake. Trama e tematiche hanno una loro originalità. D'altronde, già Murnau si era discostato dal Dracula di Bram Stoker e Herzog aveva ulteriormente aggiunto del proprio. Il Nosferatu del 2024 è benedetto anche dall'incredibile fotografia di Jarin Blaschke, che ricorda i potenti chiaroscuri delle tele di Georges de La Tour. Potente è anche l'interpretazione della figura di Knock (Simon McBurney), l'analogo di Renfield: un adepto di Nosferatu quasi più terribile del maestro, nella sua ossessione divoratrice che qui lo avvicina ad Hannibal.
Il fascino gotico e visionario delle ambientazioni è dato dalle località in Repubblica Ceca, Transilvania e Germania in cui le scene sono state girate. Incantevole il multilinguismo del film, in cui risuonano inglese, tedesco, romeno, slavo ecclesiastico, russo e latino.
Il Nosferatu del 2024 si distingue anche per lo spazio dato al contesto: gli albori della medicina psichiatrica nell'Ottocento. Stiamo parlando di quelle pazienti isteriche di cui si occupò Sigmund Freud e di quei bambini detti changeling (= "sostituti") perché le loro "stranezze" li facevano credere scambiati in culla dalle fate. In quest'epoca, i tentativi di curare scientificamente i mali di origine psichica non sono ancora in grado di distinguersi da superstizioni e moralismi. Uno scienziato può essere ancora affascinato dall'occultismo, come accade al professor Von Franz (Willem Dafoe). Un'isterica è ancora "una donna che va raddrizzata". L'epilessia è ancora "morbo sacro" e "possessione demoniaca".Proprio di una tremenda epilessia soffre Ellen (Lily-Rose Depp). Fin da bambina, era tormentata dall'essere detto "Nosferatu" in incubi che la rendevano sonnambula per i boschi, come una piccola changeling. Ma Nosferatu non è solo orrore: è anche desiderio. È il desiderio di una bambina sola di avere un compagno che la comprenda veramente. È la bestiale pulsione nei confronti di una ragazzina. Dietro il deliri e le crisi epilettiche di Ellen, non potrebbe esserci la traccia di un abuso precoce?
Comunque, nel film, lei si presenta felicemente sposata con Thomas (Nicholas Hoult): un giovane agente immobiliare ancora in cerca di una solidità economica per la sua neonata famiglia. Per questo, accetta un incarico impegnativo: andare in Transilvania a concludere un contratto con il conte Orlok (Bill Skarsgård). Questo, però, non tiene conto del dolore della fresca sposa, lasciata sola ancora all'inizio della vita matrimoniale. Visto che il marito si allontana da lei per denaro, Ellen non può fare a meno di sentirsi un po' "venduta". Ovviamente, il conte Orlok è un vampiro ed è anche il Nosferatu ossessionato da Ellen. Come vuole il copione, arriva in Germania a portare una pestilenza attraverso i topi. Il conte Orlok dà a Ellen un ultimatum: o si concederà a lui entro tre giorni, o tutti i suoi cari moriranno. La situazione riecheggia un po' quella della fiaba russa Il vampiro, raccolta da Aleksandr Nikolaevič Afanas'ev: anche qui una ragazza deve dire la verità, se non vuol far perire tutta la propria famiglia.
La storia di Ellen, infatti, è fatta soprattutto di silenzio e menzogne. Ha taciuto a Thomas la propria malattia. Tace a Nosferatu il piacere che un tempo l'incontro con lui le ha dato. Quante volte silenzi di questo genere hanno distrutto famiglie e comunità intere? Quante volte a tacere è stata una donna? Ellen non vuole più tacere. Sa di avere ragione.
Ma perché proprio a lei Nosferatu non sa resistere? Perché è sola, passionale, repressa. Soprattutto, è una donna: un essere da sempre guardato con orrore e meraviglia, per i misteriosi cicli del suo corpo e per quello che il suo ventre può nascondere. È un essere vampirizzato dai suoi stessi figli attraverso la placenta, come succede all'amica Anna (Emma Corrin), che è incinta. È un essere che dà il divino dono della vita e che è sempre protagonista nelle storie di stregoneria e possessione diabolica.
In altri tempi, quel meraviglioso esemplare di femminilità che è Ellen (secondo Von Franz) sarebbe divenuto una grande sacerdotessa di Iside: dea della salute, della fertilità e della rinascita, in grado di riportare dagli Inferi il suo stesso sposo Osiride. In effetti, Ellen ha molto della quasi omonima Helen, la protagonista de La mummia (1932): anche lei sacerdotessa di Iside, anche lei fuori posto nel mondo dei vivi.
Nell'epoca positivista, le tocca stare serrata nel corsetto, legata al letto, sedata con l'etere. Eppure, proprio in questi "tempi moderni" le spetta un compito ancora più immane: gettare luce sulle brame più oscure, sull'eros e sulla fame, sulla solitudine e sulla brutalità. Causa del male e chiave della salvezza, Eva e Maria insieme, Ellen si realizza acconsentendo al proprio destino. Lei non appartiene al mondo e l'amore è troppo poco per lei. Deve abbracciare la passione inestinguibile e la stessa morte, per trovare pace: incarnazione estrema della Sehnsucht romantica.
Da dove viene il male? Da dentro di noi o da fuori?
La risposta alla domanda di Ellen si concretizza nell'abbraccio fra lei e Nosferatu: il male interiore e quello esteriore, che non si possono distinguere, come anima e corpo. Unico finale possibile per una donna che non può "stare al suo posto", nel vago disprezzo con cui viene curata l'isteria, nel confinamento e nella sottomissione silenziosa che le si richiederebbero. Il bisogno di vivere vince sempre: fino alla morte.

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