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S. Caterina fra Alessandria e Manerbio



Nella chiesa parrocchiale di S. Lorenzo a Manerbio, uno degli altari laterali ospita una pala raffigurante la Madonna in gloria col Bambino e i santi Caterina d’Alessandria e Vincenzo Ferrer (Camillo Rama, 1576 – 1630). Nella prima metà del XVIII secolo, esso era affidato a due curati, titolari dei rispettivi benefici. Uno di loro, Nicola Cé, ha lasciato un diario (1739 – 1780), conosciuto come Jus Sancte Catharine Cum multis aliis Notitijs. Esso è stato pubblicato nel 2004 per interessamento dell’amministrazione comunale di Manerbio, nel quadro del progetto editoriale “Quaderni Manerbiesi”. 
s. caterina d'alessandria manerbio

            Attualmente, la devozione a S.Caterina d’Alessandria (III – IV sec.) è assai pallida, anche per via dell’incertezza dell’esistenza storica del personaggio. Di lei parlano una Passio greca (VI – VII sec.), il manoscritto Claromontano di Monaco (VIII – IX sec.) e a lei accennano alcuni codici posteriori. Grande è la sua fortuna iconografica, che la vede sempre associata alla ruota, strumento del suo martirio. La ruota dentata, destinata a straziar la santa, sarebbe crollata sui suoi carnefici. Per questo dettaglio leggendario, S. Caterina veniva invocata tanto dalle sartine quanto dai mugnai. Non è dunque strano vederla per secoli venerata nel manerbiese, ove si esercitavano largamente entrambe le professioni. La tela dipinta dal Rama proviene dalla “vecchia pieve”, quella abbattuta nel 1715. L’Alessandrina compare anche nella pala dell’altar maggiore, donata dal Moretto (Brescia, 1495/98 – 1554) alla parrocchia.
            Floriana Maffeis, nella sua prefazione allo Jus Sancte Catharine (2004, Compagnia della Stampa Massetti Rodella Editori), riporta usanze e testimonianze in merito ai festeggiamenti nel giorno di S. Caterina d’Alessandria. In onore della santa, il 25 novembre, era obbligatorio fermare le macine dei mulini e ripulire gli opifici dalla polvere di farina. Le mugnaie offrivano a familiari e amici il brodo di gallina, spesso corretto col vino. Al mattino, si celebrava la “Messa alta”. Il resto della giornata era riservato a banchetti e canti; F. Maffeis ricorda le rinomate doti vocali che i manerbiesi sfoggiavano in questa occasione. La sua prefazione riporta anche i proverbi sul giorno di S. Caterina, legati al ciclo dei lavori agricoli che s’intrecciava con l’anno liturgico:

De santa Caterina a Nedàl, ghè ‘n més angual.
Da santa Caterina a Natale manca esattamente un mese.

Per santa Caterina, ghè ‘n regàl o néf o brina.
Per santa Caterina, arriva in regalo o neve o brina.

Per santa Caterina i óc an salina.
Per santa Caterina oche sotto sale
(ovvero, conservate sotto sale nella dròsa, anfora di terracotta invetriata).

A santa Caterina sa n’stala al bò e la achina.
A santa Caterina si chiudono i buoi e le mucche nella stalla.



Pubblicato su Paese Mio Manerbio, N. 148 (novembre 2019), p. 16.

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