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Il palazzo, la piazza... e le maschere

Chèi dè Manèrbe, "Al capetàl dè la compagnìa"

I festeggiamenti per il Carnevale manerbiese 2018 sono durati dal 9 al 13 febbraio. La prima sera, al Teatro Civico “M. Bortolozzi”, “Chèi dè Manèrbe” hanno messo in scena “Al capetàl dè la compagnìa”. Era un collage di cartoni animati e fumetti rivisitati: il commissario Calzettoni, la Sbanda Bassotti (così chiamata per i suoi problemi di… equilibrio sui motocicli), quattro investigatrici dette “Balocchi di Gatto”. Un teatrino/schermo televisivo ha mostrato: un’annunciatrice di TeleRutto, Pierangela (stravagante nipote di Piero Angela) e la “macchina della verità”. Gli sketch ruotavano attorno al furto del “capitale della compagnia”: una valigia di cui si era impadronito “Ansèlmo dè Lén”, impersonato dal rapper dialettale Dellino Farmer. Le sue canzoni, così come i versi di Memo Bortolozzi, hanno intercalato le scene. Al pianoforte e alla chitarra elettrica, dato il tema poliziesco, c’erano RIS e NAS (due sigle dal suono casualmente molto bresciano). Infine, il “capetàl” si è rivelato essere una raccolta di canzoni e poesie dialettali, simbolo di un mondo che “Chèi dè Manèrbe” non vorrebbero perdere. A questo si riferiva la deamicisiana “tamburina della speranza”, all’inizio dello spettacolo. Anche se è alto il rischio di finire “en estinsiù come i panda” (per citare Dellino). Dopo lo spettacolo, è stato offerto un buffet.
            Il 10 febbraio, al palazzo comunale, sono tornati nuovamente i conti Luzzago, impersonati dalla compagnia “Le Muse dell’Onirico”. I loro costumi erano stati realizzati da un laboratorio di sartoria guidato da Sara Pancera. Sia alle “Muse” che alle artefici degli abiti è stato richiesto di animare anche il Carnevale lenese del 18 febbraio.
Le Muse dell'Onirico.
Foto: Mauro Bignotti
La serata è stata aperta dal “Palio delle Bestiazze”. Si sono sfidati “cavalli umani” con ragazzine in groppa, un veicolo guidato da un trio giovanissimo e il calesse della contessa Clitolde Filippona d’Aragosta in Luzzago.
Al pianoterra, una “bella” (?) locandiera ristorava la “plebe”. In un’altra saletta, erano a disposizione caffè, cioccolata e dolci. Il menu della “cena dei nobili” era stato curato da Calidus: un progetto dell’associazione Pianeta FiloFilo e della cooperativa L’Antica Terra, per la diffusione di uno stile alimentare sostenibile, naturale e vegan. I sotterranei del municipio erano divenuti una cantina, con vini e taglieri degustativi. Gli ospiti erano intrattenuti da musiche eseguite  da giovanissimi scolari.
Era tornato Pier Paolo Pederzini, detto il RimAttore: col suo abito da frate girovago, non ha risparmiato pungenti improvvisazioni. Il mangiafuoco della “Compagnia de l’Ordallegri” aveva fatto “fuoco e fiamme” (letteralmente) durante la sfilata delle maschere verso il palazzo.
Quanto ai Luzzago… Eneo Tiralo Quinto, figlio naturale del conte e della locandiera, faticava a ottenere l’attenzione della moglie. È stato più fortunato coi sogni notturni, narrati al fratellastro Atlante Can de Caio. Questi era accompagnato dalla moglie Sgomenta Tirella. La contessa Clitolde ha raccontato della “signorina Bea”, ingenua parrocchiana alle prese con un preservativo. Sua sorella Annetta Brocola Lusarda ha recitato poesie comiche. La contessina Gazza Ferrea Menta era occupata da domande sugli uomini e da un matrimonio… riuscitissimo, a suo dire. È stato poi incoronato il nuovo Re Zuccone: l’uomo con la testa più grande. 
Le Muse dell'Onirico. Foto: Mauro Bignotti.
L’11 febbraio, dall’oratorio, è partita la sfilata di maschere, guidata dalla corte di Re Ambrognàga e dai personaggi di “Pinocchio”. In p.zza C. Battisti, sono stati premiati la maschera e il gruppo scelti dall’Albicocca: rispettivamente, un’ “auto multiuso” e “Alice nel Paese delle Meraviglie”.
Pensato per i più piccoli era il “Carnevale al cinema” del 13 febbraio, al Politeama: una proiezione di “Nut Job 2 - Tutto molto divertente”.

Ringraziamo Mauro Bignotti per le fotografie della serata nel palazzo comunale.

Pubblicato su Paese Mio Manerbio, N. 130 (marzo 2018), p. 7.

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